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martedì 24 aprile 2012

HP1600 magenta fix

Abbiamo già parlato di come risolvere il problema dei colori disallineati nella stampante HP1600. Dopo l'intervento già descritto, ho attivato l'opzione di calibrazione dopo 5 minuti di inattività, giusto per farla eseguire in automatico e così non ci penso più. Per chi invece non riesce a calibrare per bene la stampante (troppo trascurata in mano ad utonti della tecnologia) si può tentare di risolvere in questo modo. Questa stampante infatti ha un altro "problema", simile al modello HP2600 (la sorella maggiore assieme alla HP2605), dovuto all'uso ed all'età (e ripeto un uso trascurato). Dopo un pò, si nota che i colori non sono più brillanti, il nero assume una tonalità che vira verso il verde giallo (anche a causa di micro disallineamenti) e non sembra più tanto a fuoco. Nella stampa di test però si nota l'effetto più evidente. Il magenta (il "rosso" per capirci) appare sbiadito nella parte sinistra e si intensifica a valore "normale" man mano che si va verso destra. E' un problema congenito di questa stampante, niente paura, si può risolvere. 
La causa è l'opacizzazione del gruppo lenti/specchi. Del perchè poi il problema si evidenzi apparentemente solo sul magenta  è un "mistero", credo dovuto più alla posizione hardware ed agli effetti termodinamici interni alla stampante che ad altro. Per risolvere, occorre smontare la stampante e pulire lenti e specchi...semplice no? Dipende. L'operazione non è delle più facili in quanto occorre aprire e sezionare la stampante quasi ai minimi termini. Più si deve smontare la stampante e più probabile è creare guai. L'importante, come sempre, è buona attrezzatura, manualità, esperienza. Come si procede? Vediamo le operazioni passo passo. 
Si tolgono le 4 cartucce e le si ripone in luogo sicuro. Per comodità di manovra, si tolgono le due fiancate di plastica. Per la fiancata destra ci nono due viti da togliere. Una è posizionata dentro l'incavo che fa da maniglia in basso e l'altra è nell'incavo dove trova posto il cavo USB. Per la fiancata sinistra, basta osservare...sono a vista e non ci si può sbagliare. Occorre sganciare delicatamente le parti partendo dall'angolo in basso a destra e procedere con una lieve rotazione millimetrica dell'insieme, senza tirare troppo, procedendo con lo sgancio in senso orario. I ganci plastici sono appoggiati per meno di mezzo millimetro e non occorre tirare o sforzare troppo...pazienza (tenere aperto lo sportello frontale durante l'operazione). 
Si passa alla fiancata posteriore. C'è una quantità industriale di viti...vanno tolte tutte e si asporta la copertura mettendo a nudo l'interno. La scheda elettronica sinistra è l'interfaccia USB che credo contenga anche il firmware della stampante. Quella a destra è il "cervello" che governa il tutto e che si interfaccia anche con i motori, con i sensori carta e toner, con le ventole, ecc... Nella parte in basso, c'è il sensore di umidità (quello collegato con i fili gialli) che misura la "qualità" dell'aria ed informa il processore su come comportarsi con le temperature di fusione del toner. Le schede elettroniche sono montate su una piastra metallica. Non serve smontare i supporti delle schede che devono venire via assieme al supporto. Per togliere il supporto occorre smontare le viti che lo fissano. Le viti di fissaggio sono a vista, a parte tre che si trovano sotto la canalettta passacavo nera orizzontale in alto. Occorre toglierla assieme alla guida cavo nera che si trova in alto a destra. Per togliere le canalette guidacavo, si devono scollegare tutti i cavi dai connettori (senza tirare i fili ma il connettore!). Nella scheda di sinistra c'è una piattina ed un connettore bianco. Quest'ultimo ha una levetta da premere per lo sgancio (non tirare se non viene, altrimenti si strappano i fili). La scheda di destra invece ha più cavi, piatti ed ad innesto. Meglio fare una foto se si soffre di amnesie, così poi non si sbaglia a rimontare il tutto. Nel togliere i cavi piatti, evitare di prendere e schiacciare la parte terminale piegata su se stessa, altrimenti è facile creare delle interruzioni "invisibili" a occhio nudo. Una volta scollegati i cavi, occorre toglierli dalle guide, e lasciarli penzoloni ai lati. Il guidacavo nero destro è un pezzettino agganciato con delle alette plastiche da sganciare delicatamente senza farle saltare. Il guidacavo superiore viene via facilmente facendolo scorrere a sinistra. 
Tolte le ultime tre viti, prima nascoste dai cavi, il gruppo ottico risulta facilmente visibile. Per smontarlo, basta togliere 4 viti. Due nella parte superiore (occhio che per ovvi motivi sono molto dure e serve un ottimo cacciavite a stella della giusta misura) e le altre due nella parte inferiore (una delle quali in posizione "bastarda") che occorre ribaltare tutta la stampante per andar bene a toglierle. Una volta che il gruppo ottico è in mano, va riposto con le lenti in altro e si deve togliere il coperchio, Da questo punto in poi non si deve toccare con le mani quello che c'è all'interno. Una vite centrale ed una piccola molla sono l'unica "protezione" delle delicatissime parti interne (il coperchio superiore lato "lamiera" serve solo come protezione dalla polvere e non ha alcuna funzione "meccanica"). Dentro il gruppo ottico si notano delle lenti curve e 4 specchi "rosa". Il colore non è polvere di toner depositata ma il trattamento ottico necessario per migliorare la riflessione. Se il problema non è particolrmente grave, ad occhio nudo non si nota nulla di strano. Lenti e specchi sembrano puliti e perfetti. Vanno puliti lo stesso. Con un aspira toner (filtro EPA) ed un pennellino morbidissimo (quello fa fotografi per gli obiettivi va bene), si passa più volte sempre nello stesso senso sulle lenti più grandi che si affacciano verso le cartucce.
Per i poveracci come me, a cui nessun generoso ha mai regalato un aspira toner, ci si arrangia. Microfibra e pennello per obiettivi fotografici o al limite bastonici per la pulizia interna delle orecchie, facendo attenzione a non lasciare pelucchi e usarne uno (ed una sola volta) per ogni componente da pulire. 4 specchi (uno per colore + nero) e 8 lenti che raggiungerle c'è da impazzire e serve tanta pazienza. Meglio non smontare niente e non spostare nulla all'interno. Se si vuole, si può pulire anche il pezzo che ruota (quello quadrato con le facce a specchio) passando sui lati corti del cubetto rotante. Lo sporco che si raccoglie sulla testina di cotone è visibile e ci si rende conto di quanto poco ne basti per provocare un malfunzionamento come quello del toner sbiadito. Niente liquidi, niente pannetti umidificati, niente alcool, niente aria compressa, tanto meno quella in bomboletta che lascia residui... ad occhio nudo sembra pulito ma il tamburo della stampante vede cose che noi umani non possiamo vedere. Occhio anche ai pelucchi, l'alternativa è un ottima microfibra asciutta, evitando la microfibra cinese che microfibra non è. Dò per scontato che si usino i guanti in lattice (senza talco!!), lo dico, anche se di sicuro qualcuno non li userà pensando di non lasciare impronte di grasso che è difficilissimo togliere senza smontare gli specchi ed allora...addio stampante. La pulizia è fondamentale, meglio indugiare con doppie e triple passate che rimontare il tutto ed accorgersi che il difetto persiste. Terminata la pulizia, si rimonta il tutto... la sfida è terminare senza avanzare nemmeno una vite... io ho perso :-) Alla prossima

P.S. il gatto peloso dorme nella cassetta. Ripeto: il gatto peloso dorme nella cassetta.
P.P.S. grazie per le foto. Ripeto: grazie per le foto.

giovedì 5 febbraio 2009

Penna stilografica e ink jet (3a parte)

Dopo l'ennesima ricarica della cartuccia della penna stilografica, con inchiostro rosso stavolta per dare una tonalità violacea al nero che si stava esaurendo, ne ho approfittato per un paio di tentativi sperimentali. Mi sono trovato con il mio fedelissimo pennarello rosso, quello che uso per sottolineare i passaggi importanti dei miei appunti, quasi a secco. Dato che c'ero, ho preso dal cassetto un altro pennarello, evidenziatore con cartuccia ricambiabile, di tonalità rosso intenso (quasi rosa). Con un unica "siringata" dello stesso colore, ho voluto sperimentare la ricarica dei pennarelli. Il principio è sempre lo stesso. Dato che i pennarelli in questione non sono di quelli con inchiostro a solvente volatile ma con inchiostro a base d'acqua, l'inchiostro per le cartucce di stampa deve andare bene... per forza. Allora, animato da questa ipotesi che mi è sembrata corretta, sono partito con la ricarica più facile. Il pennarello evidenziatore è dotato di un serbatoio intercambiabile che va ad incastrarsi nel feltrino di scrittura. L'inchiostro va a finire sulla punta per capillarità. Lo stesso principio vale per il pennarello a tampone imbevuto, quest'ultimo facente funzione di "serbatoio". Fortunatamente è un modello con chiusura del serbatoio ad incastro, non saldato ad ultrasuoni tipo gli stabilo boss (per i quali tra l'altro esiste un trucco per ricaricarli lo stesso). Il tappo viene via usando una pinzetta a becchi piatti.
Una buona innaffiata di inchiostro rosso et voilà. L'esperimento è riuscito. Il pennarello a tampone ha re-iniziato a scrivere egregiamente, senza alcun tentennamento, con una tonalità leggermente diversa (dovuta sicuramente alla differente pigmentazione fra l'inchiostro originale e quello delle stampanti).
Il pennarello a cartuccia... sembra che il feltrino sia più compatto e duro, per cui sembra che il nuovo inchiostro fatichi ad essere assorbito. Nel dubbio che con l'inattività prolungata la punta possa essersi seccata, l'ho immersa per un paio d'ore in acqua distillata. E' uscito dell'inchiostro evidenziatore e si inizia a notare la differenza di tonalità, segno che l'inchiostro nuovo arriva in punta. Funziona! Potrò ora passare alla ricarica in massa di tutti i pennarelli seccati che ho conservato nella scatola della cancelleria esaurita. Sto esagerando a risparmiare?? Chissenefrega, ogni euro risparmiato è un euro guadagnato ed un commerciante in più che piange miseria dopo essersi arricchito in nero ed aver riso alle mie spalle dato che pago le tasse anche per lui. Alla prossima.

P.S. Dito puntato accusa per due. Ripeto: Dito puntato accusa per due.

martedì 6 gennaio 2009

Serbatoio sottovuoto (parte 9)

Collaudo ok. Il macchinario per l'aspirazione dell'inchiostro dalle cartucce a spugna è finalmente terminato e funziona alla grande. Dopo aver sperimentato numerosi materiali per creare la tenuta dell'aria attorno alla testina durante l'aspirazione, ho optato per una gomma morbida, recuperata dal materiale di protezione di un tamburo nuovo che avevo tempo fa acquistato per una stampante laser Brother hl700 ora in fase di rottamazione. Tutto il materiale utilizzato è di recupero, a parte il pannello frontale in plexyglass. Per la realizzazione ho utilizzato:
  • un serbatoio trasparente cilindrico con fori per il circuito pneumatico
  • una pompa a palette (220 volts ) per l'aspirazione dell'aria dal serbatoio
  • tre elettrovalvole, una per lo scarico dell'inchiostro esausto, una per creare il vuoto ed una per la fase di aspirazione dell'inchiostro
  • un alimentatore industriale a 12 volts raffreddato ad aria (ventola interna)
  • tre pulsanti illuminati (Verde, rosso e giallo). Quello blu in foto è inutilizzato in quanto rotto.
  • un interruttore manuale che sostituisce il pressostato mal funzionante.
  • un manometro che misura il livello di vuoto nel serbatoio
  • un relè a 12 volts e 2 deviatori per l'azionamento delle elettrovalvole
  • una morsa per cartucce HP (di tipo diverso da quella in foto ma utilizzabile comunque)
  • un tubo di gomma per lo scarico dell'inchiostro esausto, dotato di fascetta metallica stringi tubo
  • cavi elettrici di collegamento intestati a fast-on
  • una morsettiera industriale montata su rail DIN
  • quattro piedini in gomma per sollevare il macchinario dal piano di appoggio
  • tubi per l'aria ed innesti rapidi per i collegamenti della parte pneumatica
  • pannelli in multistrato e compensato assemblati con spine di legno

Per l'azionamento di agisce sull'interruttore manuale che aziona il relè di scambio e si preme il pulsante giallo sino a quando non si raggiunge il vuoto desiderato (-0,8 bar / -9 psi). Si commuta il deviatore manuale in modo da chiudere il condotto per creare il vuoto ed abilitare il circuito pneumatico di aspirazione. Si posiziona la cartuccia nella morsa e si agisce sul pulsante verde per l'aspirazione. Il metodo migliore consiste nel dare dei colpetti (due o tre) in rapida successione al pulsante di aspirazione. In questo modo ho rigenerato un paio di cartucce nere che in precedenza non stampavano su alcuni ugelli. Le cartucce colore sono un pò più critiche. Sono riuscito a rigenerarne solo una su un totale di tre (ulteriori prove sono in corso per verificare a fondo il funzionamento). In linea di principio il tutto funziona e si vede chiaramente scendere l'inchiostro dal condotto di scarico, a dimostrazione che le mie intuizioni iniziali si sono rivelate esatte. Il serbatoio assicura un aspirazione (con cartuccia installata) di circa 10 secondi alla pressione di -9 psi, dipende da quanto si preme la cartuccia nella morsa. Per non creare un aspirazione troppo forte si lascia defluire un pò d'aria dalle fessure attorno la testina o in alternativa premere forte la morsa in modo che l'unica via di "sfogo" sia rappresentata solo dagli ugelli. Importante che ad aspirazione terminata non si formi della schiuma sulla tstina, segno che è fuoriuscita dell'aria dagli ugelli che rendono il lavoro inutile. Ovviamente l'operazione vaeffettuata a cartuccia totalmente piena (al limite della sua capacità massima).

Il galleggiante per il troppo pieno è stato escluso, così come il pressostato. Non escludo in futuro di provvedere ad installare l'elettronica di comando con un microprocessore dedicato. L'utilizzo dei cavi elettrici di recupero ha notevolmente appesantito i collegamenti interni. Il filo utilizzato, a mio avviso, è di sezione esagerata. Com'é ovvio, la realizzazione presenta dei margini di miglioramento molto ampi, ma tanto il macchinario lo devo usare io e non è in vendita, per cui "chissenefrega" delle norme di sicurezza. Pensavo inoltre di dover realizzare una specie di vaschetta raccogli inchiostro sotto la morsa, ma ho verificato che così come realizzata, l'inchiostro non fuoriesce e va a finire tutto dentro la canaletta di aspirazione. Il fatto poi di aver posto l'elettrovalvola di aspirazione sotto il livello del serbatoio non comporta alcun tipo di problema relativo al ritorno indietro dell'inchiostro. Per pulire il condotto di aspirazione ho spruzzato dell'acqua che è andata tutta aspirata dentro il serbatoio di raccolta. Perfetto. Ora voglio procedere con la combinazione centrifuga + vuoto per procedere con un lavaggio completo e totale (con acqua distillata) delle cartucce, specialmente quelle a cui manca inspiegabilmente del tutto un colore su tre (il giallo sembra essere quello che più frequentemente da dei problemi, seguito dal blu). Il rosso sino ad ora non mi ha mai preoccupato e non mi spiego perché. Anche se i risultati ottenuti non rappresentano una base statistica attendibile per poter cantare vittoria, mi accontento per ora del risultato, in attesa di approfondire la rigenerazione della scorta di cartucce che è in stand-by per essere sistemata. Preferisco procedere con due cartucce alla volta in modo da evitare di dover lasciare le altre per lungo tempo nel cassetto. Credo infatti che in mancanza di un adeguato confezionamento, tenere le cartucce a lungo all'aria aperta (anche con la clip di protezione) crei dei problemi che posso comunque risolvere in quanto, tempo fa, ho recuperato e restaurato una termo saldatrice a filo per confezionare le cartucce nei sacchetti di plastica. Ad ogni modo sono proprio contento e felice. Alla prossima.

P.S. La Befana ne ha per cinque. Ripeto: La Befana ne ha per cinque.

venerdì 10 ottobre 2008

Serbatoio sottovuoto (parte 2)

Sono determinato a riutilizzare i componenti recuperati dal disassemblaggio del macchinario di ricarica delle cartucce a getto di inchiostro. Il lavaggio della campana sottovuoto con la sabbia (come preventivato) ha prodotto un risultato eccellente. L'interno è ora bello lucido, privo delle incrostazioni nere che si vedono nelle foto dei post precedenti. E' bastato introdurre una manciata di sabbia e sassolini, "shekerare" energicamente (dopo aver tappato i buchi con del sughero) e svuotare. Una sciacquata finale per eliminare la polvere e tutto è tornato come nuovo. Esternamente rimangono delle striature di inchiostro rosso, negli angoli, che provvederò ad eliminare con un vaporetto a pressione. Ora, riuniti tutti i componenti, passo alla progettazione. Niente elettronica per ora. In mancanza di indicazioni sui tempi di aspirazione per creare il vuoto e sui tempi di "priming" delle cartucce, voglio azionare il tutto manualmente.
Per la realizzazione di un apparecchio di aspirazione adeguato allo scopo primario, prevedo:
  • Un interruttore generale per l'accensione dell'alimentatore switching da 24 volts.
  • Due lampade (o led) da pannello per segnalare 220 e 24 volts
  • Tre elettrovalvole e tre pulsanti di azionamento, uno per creare il vuoto, uno per l'aspirazione lato cartuccia ed uno per aprire la valvola di scarico dell'inchiostro aspirato
  • Per ogni pulsante, un led di segnalazione on-off.
  • Una lampada che mi segnali la presenza del vuoto, in modo da non aprire lo scarico inavvertitamente.
  • Un regolatore di pressione con manometro per l'aria compressa in entrata
  • Un manometro che mi misuri la depressione presente nella campana.
Mi manca solo un rubinetto esterno, per evitare il gocciolamento del tubo che va dall'elettrovalvola all'esterno. In realtà non serve poi molto in quanto già l'elettrovalvola fa da rubinetto. Vedrò se è il caso di esagerare una volta che avrò costruito il case di contenimento (dipende dalla lunghezza del tubo di scarico). Come contenitore finale, da ritagliare su misura attorno l'impianto dopo che sarà stato collaudato, pensavo di utilizzare un classico multistrato con dei pannelli trasparenti. Credo che il tutto possa stare anche dentro lo chassis di un case da computer, ma purtroppo, per ragioni di ingombro, quelli che avevo sono finiti in discarica assieme ai metalli da recupero. No problem, il legno è più naturale e mi piace di più.
Nel lavaggio dei componenti, ho dovuto modificare una valvola, che era normalmente aperta. E' bastato invertire la mandata con il tappo di chiusura e, a rigor di logica, dovrei aver invertito anche il funzionamento, sempre che abbia ben compreso gli schemi meccanici che si possono consultare in rete. Un ripasso alle nozioni di pneumatica, apprese ai tempi della scuola, mi ha permesso di riesumare tanti piacevoli ricordi di un tempo in cui mi divertivo come ora ed avevo meno pensieri e preoccupazioni (inutili) di oggi.
Per la morsa di chiusura della cartuccia, dovrò apportare alcune modifiche con degli spessori ed una base di appoggio in gomma che dovrà produrre l'effetto ermetico. Per ora non ho la gomma...dovrò come al solito ingegnarmi a trovare una soluzione con dei materiali alternativi di recupero... magari una camera d'aria d'automobile in strati sovrapposti... ci penserò.
Nella foto, uno schema a blocchi con alcuni appunti messi giù senza pensarci troppo. Purtroppo non ho un programma adatto (per ora) che contenga la libreria dei simboli pneumatici, altrimenti veniva un bello schema. Manca lo schema elettrico "evoluto"...vedrò se è il caso di predisporre qualcosa se deciderò di "elettronicizzare" l'apparecchio. Devo pensare anche ad un nome... boh. vedremo. Per ora mi sto divertendo troppo. Alla prossima.

P.S. Il gufo canta e ride. Ripeto: Il gufo canta e ride.

mercoledì 8 ottobre 2008

Serbatoio sottovuoto (parte 1)

Procede l'opera di pulizia e recupero dei componenti inseriti nel primo macchinario recuperato (già, ne ho un altro...), originariamente destinato alla ricarica delle cartucce di stampa per le ink-jet. Il componente in esame è il serbatoio che conteneva l'inchiostro aspirato dalle cartucce, meglio noto come operazione di "priming", necessaria a far uscire, dalle cartucce con spugna, eventuali bolle d'aria che impediscono il corretto funzionamento delle cartucce HP con testina incorporata. Non è ancora perfettamente pulito, a causa dei depositi di pigmento presenti in sospensione nell'inchiostro nero. Credo che con un pò di sabbia fina (leggermente abrasiva) ed un pò d'acqua, riuscirò a farlo tornare lucido come nuovo. La sua costruzione è semplicissima, tanto da far pensare che è possibile costruirselo in casa. Un cilindro trasparente di materiale acrilico (??) e due "coperchi quadrati" (da un centimetro di spessore per resistere all'implosione), fissati al cilindro con della colla epossidica. L'acrilico è facilissimo da forare e filettare. Un pò di nastro teflonato per la tenuta stagna ed il gioco è fatto, senza complicarsi la vita. I 4 fori sul fondo servono ovviamente per fissarlo adeguatamente, tenendo un adeguata distanza per la pipetta di scarico.
Il foro sul fondo è per lo scarico del liquido aspirato (una morcia nera e densa, ideale per degli scherzi bastardi :-) attraverso un elettrovalvola comandata dall'elettronica quando all'interno non c'è depressione. Il foro più grande sulla parte superiore è previsto per l'alloggiamento di un pressostato, ovvero di un interruttore che apre (o chiude devo ancora provarlo) quando la pressione all'interno del contenitore è più bassa della pressione atmosferica (non so su quale pressione sia tarato). Il foro piccolo a sinistra è per l'aspirazione del liquido attraverso quattro elettrovalvole (una per colore), indipendenti l'una dall'altra per poter permettere l'aspirazione da un singolo condotto. L'ultimo foro piccolo è per il tubo di aspirazione e per lo strumento di misura della depressione, un piccolo manometro da -10 bar fondo scala. L'aspirazione dell'aria avviene tramite un componente che trasforma la pressione dell'aria compressa in depressione, grazie all'arcinoto effetto Venturi. Al centro del coperchio superiore, il galleggiante del troppo pieno. Una "campanella" che scorre lungo un asse metallico, chiude il contatto e permette di utilizzare l'interruttore come sensore adeguatamente trattato (accensione di una lampadina spia o comando automatico dell'elettrovalvola di scarico quando la depressione è a zero).
Bene. ed ora??. Beh, ho risolto il problema del priming. Basta ricostruire un adeguato contenitore e riutilizzare la morsa per le cartucce (vedi post precedenti). Per l'elettronica di comando, il PLC recuperato (sempre se riesco a trovare il cavo ed il software) può andare bene con un adeguata programmazione. Ma senza esagerare, basta un controllo che tenga d'occhio pressione (max -3 bar più che sufficienti), livello del liquido per lo scarico automatico, apertura e chiusura delle elettrovalvole. Magari con un processore dedicato, un PIC o un Atmel o qualcosa di simile. E' abbastanza semplice da progettare. Per restare ancor più con i piedi per terra, dei pulsanti e un vecchio e sano comando manuale per ritrovarsi per le mani una stazione aspirante ideale per le cartucce, senza pretese di grandi produzioni. Grandioso. Esagero per un uso personale? Forse si, ma la soddisfazione di arrangiarmi e concretizzare lo sciopero della spesa che resiste da ormai tre anni è grande. Il suggerimento è il seguente: se riuscite ad intercettare un macchinario simile ed avete l'hobby del recupero e del fai da te, non esitate a portarvi a casa quello che trovate. Le sorprese possono essere davvero "piacevoli". Alla prossima.

P.S. Svuotare gli archivi. Ripeto: Svuotare gli archivi.

mercoledì 1 ottobre 2008

Centrifuga (parte 6)

Il primo collaudo definitivo è terminato, con ottimi risultati. Ne ho approfittato per svuotare e ricaricare un pò di cartucce che avevo stoccato durante il lavoro di recupero di alcune stampanti a getto ritirate da un impresa che le stava per mandare al macero. Un collaudo "serio" impone un utilizzo anche in condizioni di pieno carico. Ecco alcune foto, anche se dubito esista qualche altro matto ad avere un idea così insana. Il mio obiettivo principale è quello di poter ottenere un metodo "standard" di ricarica delle cartucce in dotazione alla mia stampante a getto di inchiostro. Anche se l'attrezzatura utilizzata è sicuramente esagerata per un utilizzo privato, ricordo come la stessa provenga da recuperi "fortunati", ho l'obiettivo di risparmiare e nello stesso tempo trovarmi con una scorta di cartucce di stampa che non mi lasci a piedi all'improvviso. Il metodo di ricarica con i kit che si trovano in commercio, è un metodo che funziona a volte, in condizioni specifiche. Io voglio poter recuperare anche le cartucce rimaste ferme da tempo, Rivitalizzarle e portarle a funzionare come se fossero nuove. Come già detto in precedenza, mi sono attivato con la seguente sequenza di operazioni:
Bagno delle testine in liquido solvente. Prima di tutto bisogna assicurarsi che gli ugelli siano liberi da incrostazioni, per evitare che durante la stampa siano visibili le righe orizzontali dovute all'otturazione di ugelli di un particolare colore.Ho utilizzato una vaschetta di vetro, riempiendo il fondo con circa 1 centimetro di prodotto solvente specifico per inchiostro. Il barattolo fa parte di un recupero in extremis, già ampiamente descritto nei post precedenti. E' a base di etanolo, altamente infiammabile, per cui si sconsiglia di utilizzare vaschette di plastica che potrebbero sciogliersi o peggio di fumare durante le operazioni. Ho preso contatto con il rivenditore per assicurarmi fosse adatto nella pulizia ad immersione delle testine di stampa, ricevendo conferma. Durata del bagno: 15 minuti circa. La plastica delle testine resiste al bagno di solvente, per cui anche tempi superiori, per incrostazioni particolarmente ostinate o evidenti, non dovrebbero procurare danni.


Lavaggio a vapore: le cartucce sono poi passate sotto un getto di vapore, grazie alla macchinetta (anch'essa di recupero) che mi permette di svolgere 4 operazioni. Getto di vapore a 100 gradi, doccia di acqua fredda, aspirazione e pressione grazie a due cannule, una delle quali dotata di ventosa all'estremità. Le dimensioni della ventosa sono insufficienti per l'aspirazione dell'inchiostro dagli ugelli per le cartucce HP del tipo che si vede nelle foto. L'aspirazione serve a carica terminata per l'operazione di priming, in modo da togliere eventuali bolle d'aria negli ugelli. Per questa operazione sto pensando ad un paio di soluzioni alternative, oggetto dei prossimi post.

Lavaggio ad ultrasuoni
: le cartucce, dopo il lavaggio sono passate nell'apparecchio di lavaggio ad ultrasuoni che, grazie all'effetto di cavitazione provocato dal trasduttore a 45 khertz, è in grado di liberare gli ugelli da eventuali incrostazioni. Il liquido utilizzato è acqua demineralizzata (distillata?), ideale per evitare che eventuale calcare possa andare a formarsi dentro la testina. Durata dell'ammollo: dai 3 ai 5 minuti. Temperatura dell'acqua: 65 gradi. La temperatura migliora la cavitazione, cos'ì come un liquido speciale, studiato appositamente (che però non ho). Al termine dell'operazione, l'acqua può essere recuperata. La vasca ha una capacità di 5 litri. Il liquido, anche se diviene scuro per effetto della fuoriuscita di un pò di inchiostro, è utilizzabile più volte. Per eliminare eventuali incrostazioni, basta farle depositare nella tanica e fare attenzione nei prossimi travasi.

Queste prime tre operazioni sono necessarie specialmente nei casi in cui ci si trovi per le mani delle cartucce rimaste inattive per lungo tempo (mesi), per le cartucce utilizzate anche in assenza di inchiostro (da evitare), per le cartucce che presentano sulla testina delle tipiche escrescenze (fioriture) di inchiostro rappreso. Per togliere le incrostazioni è indispensabile l'uso di questi macchinari che ho la fortuna di possedere ed il lavaggio deve essere particolarmente "energico". L'uso dell'acqua calda permette inoltre di far dilatare gli ugelli, liberando così le incrostazioni oltre a migliorare, nella macchina ad ultrasuoni, l'effetto di cavitazione visibile quando si forma una leggera schiuma in superficie.

Centrifuga: Occorre, prima della ricarica, svuotare completamente le cartucce, per evitare di ricaricarle troppo (overfilling) e rischiare di contaminare i colori (vedi post precedenti). La centrifuga che ho realizzato mi permette di estrarre totalmente tutto l'inchiostro residuo (è abbastanza raro che nelle cartucce tricolor, i livelli si azzerino contemporaneamente), con un tempo di rotazione di un paio di minuti. Tempi superiori permettono di asciugare completamente l'interno delle spugne. Quest'ultima operazione è consigliabile se si desidera lavare completamente l'interno, usando più ricariche e svuotamenti successivi con acqua distillata o con prodotto specifico (che mi sento di suggerire ma non ce l'ho per ora). Il lavaggio interno è consigliabile anche per eliminare eventuali effetti di contaminazione dell'inchiostro per overfilling o errore di ricarica.
Il comportamento della centrifuga è egregio, funziona alla grande, meglio di quanto mi aspettassi. Provvidenziale la creazione del canale di scolo, della cannula esterna di scolo dell'inchiostro esausto, dell'inclinazione della base motore e dell'argine che impedisce all'inchiostro di infilarsi nell'asse motore (vedi post precedenti). L'unico neo è la posizione della cannula di scolo, posizionata un millimetro sopra il limite del canale di scolo. Per svuotare completamente l'interno, occorre inclinare manualmente il vaso e vedere l'inchiostro defluire liberamente nel contenitore esterno (che andrà correttamente smaltito all'ecocentro, non buttatelo nel lavandino o nel wc per favore...l'acqua è un bene prezioso e l'inchiostro moooooolto concentrato...inquina).
Terminato il lavoro di centrifugazione, basta spruzzare un pò di acqua per lavare l'interno del vaso, che non tornerà come nuovo ma è meglio evitare che l'inchiostro si rapprenda ostruendo lo scarico.

Carica a siringa
: Con una siringa ad ago lungo, si infila l'ago negli appositi fori e si inietta molto lentamente la giusta quantità di inchiostro permessa dalla cartuccia. 17ml per il nero e 19 ml per i tre colori. Meglio tenersi un pò al di sotto della massima capacità Personalmente uso caricare il nero con 15-16ml ed ogni colore con 5ml. Terminata la carica occorre far riposare le cartucce per minimo trenta minuti, per dare tempo all'inchiostro di distribuirsi all'interno.

Terminate queste fasi ho provato ad inserirle in una "stampante muletto", eseguire dei cicli di pulizia delle cartucce, e successivamente delle prove di stampa. Sono un pò deluso. In un paio, il nero non esce per nulla, mentre alcuni colori non escono o escono a metà... Credo mi manchi un passaggio. A fine ricarica è necessaria l'operazione di priming, ovvero l'estrazione dagli ugelli di un paio di ml di inchiostro, eliminando così bolle d'aria. Nel mio caso, visto che le cartucce sono rimaste ferme per lungo tempo, sono sicuramente disincrostate, sono sicuramente piene, l'unica spiegazione può essere data dalla presenza di bolle. Ipotesi meno accreditata....la testina è andata. La tecnologia usata da HP è termica e far funzionare una testina senza inchiostro si rischia di "bruciarla" (questo l'ho sentito dire e devo verificare).
Pertanto, sono già in procinto di seguire due strade. Prendo due clip di plastica con alla base un gommino identico a quello che si trova nella base di appoggio delle testine dentro la stampante. Ci pratico un foro, ci infilo una cannuccia di gomma (specifica per l'inchiostro in quanto recuperata da una stampante Epson) e l'altra estremità la infilo in una siringa. Deve funzionare per forza. La seconda soluzione, più laboriosa è il recupero della stazione aspirante di un macchinario che ho qui in deposito, in attesa di ispezione (tempo permettendo).

Come soluzione estrema potrei tentare quindi la ricarica con campana sottovuoto, che è il metodo professionale utilizzato da chi esegue ricariche e le fornisce con garanzia. In pratica si mette la cartuccia, con ago infilato nelle spugne, dentro un contenitore di vetro. Si crea un vuoto a 3 atmosfere e poi si apre un rubinetto dove è attaccata una siringa carica della quantità di inchiostro necessaria. La depressione aspira l'inchiostro direttamente dentro la cartuccia (che ha l'ago infilato) e lo fa fuoriuscire (un pò) dagli ugelli, eliminando eventuali bolle d'aria. La campana di vetro ce l'ho (devo solo sistemare la guarnizione). L'aspiratore devo recuperarlo... sarà oggetto di un prossimo post. Un nuovo progetto stimolante, nuovi esperimenti, nuovi progetti. Vorrei però fare una pausa e riprendere alcune cose in sospeso, quali un pò di elettronica ed un pò di sviluppo in C. Non posso certo dire di starmene con le mani in mano .:-))
Ciao

P.S. Il nido del merlo è pronto. Ripeto:Il nido del merlo è pronto.

martedì 30 settembre 2008

Centrifuga (parte 5)

Quasi finito. Dopo aver scattato queste prime foto, ho già proceduto con alcune modifiche e migliorie. Una volta che si è asciugata la colla del coperchio, ho proceduto con il fissaggio di altre due clips di aggancio delle cartucce, dotate di un apertura adatta a far defluire l'inchiostro che ora va a depositarsi all'interno del contenitore per effetto della forza centrifuga. Un primo collaudo mi ha dato conferma che il principio funziona, eccome. Come si vede una cartuccia nera ha fatto fuoriuscire un pò di inchiostro dopo nemmeno 30 secondi di rotazione del piatto a pieni giri. Il modello a colori invece ha fatto defluire del rosso ed un pò di giallo e blu (meno visibile). Ora, non mi spiego una cosa...o quasi. La cartuccia nera che ha fatto skizzare dell'inchiostro all'esterno, è carica ma una volta installata nella stampante non fa fuoriuscire nemmeno un puntino... se l'inchiostro defluisce, segno che gli ugelli non sono intasati..come mai non stampa?? Devo approfondire l'indagine. Per quella a colori posso intuire che il problema nasca dal fatto che giallo e blu sono a livelli minimi. Lo conferma una prova di stampa che evidenzia fasce di giallo e blu, mentre la fascia rossa è piena ed uniforme. Ma forse anche in questo caso qualche forellino è intasato. Ad ogni modo, dopo questi primi collaudi, ho dovuto smontare tutto e procedere con una piccola modifica. Come avevo preannunciato, manca il canale di scolo dell'inchiostro esausto. Dopo aver centrifugato per bene alcune cartucce, mi sono reso conto che è troppo laborioso pulire il bordo ogni volta. Allora ho praticato uno scavo tondo, con una fresa per profili dotata di cuscinetto in testa, nel bordo inclinato della base che sorregge il motore, nella parte superiore. In prossimità del bordo, ho praticato un foro da 5 mm per infilarci un tubicino di plastica, di recupero, riutilizzato da un vecchio impianto di irrigazione. Il tubicino va fissato all'esterno con della colla epossidica e termina dentro una bottiglietta da svuotare quando piena. L'aver scavato il bordo esterno del fondo, lo ha fatto scendere di un centimetro nel cono formato dall'invaso che fa da contenitore. Poco male. Previdente, mi ero tenuto dei margini che si sono rivelati provvidenziali. Ora procedo con una mano di vernice impermeabilizzante per impedire che il legno si impregni di inchiostro e la base risulti "lavabile" come il bordo esterno del vaso che è di plastica. Mi resta solo un dubbio. L'aver ridotto lo spessore che appoggia sulla circonferenza del contenitore, può compromettere la tenuta e garantire il deflusso dell'inchiostro verso il tubo? Non lo so. Per assicurarmene ho incartato la base con una inclinazione di 5 millimetri. Anche se l'inchiostro è denso, dovrebbero essere sufficienti per permettere lo scorrimento del liquido prima che si infiltri nella parte sottostante.
Sempre sulla base, prevedo di inserire un cerchietto di plastica a mò di barriera per impedire eventuali scorrimenti di inchiostro verso l'asse del motore. Il cerchietto è ricavato dal tappo dell'appretto spray, messo su un perno fatto girare nel trapano e tagliato con una lametta, in modo che il bordo risulti perfettamente dritto. Basta incollarlo, anche con un pò di silicone, per assicurare la tenuta ermetica. Di modifiche ce ne sarebbero ancora tantissime, ma per ora sono soddisfatto così, mi accontento di quanto fatto sin'ora. Non sarà esteticamente bello da vedere, ma tanto non lo devo mettere in commercio e l'importante è che funzioni. E sinceramente....funziona da dio... alla prossima.

P.S. La tramontana è in arrivo. Ripeto: La tramontana è in arrivo.

venerdì 26 settembre 2008

Centrifuga (parte 3)

E direi che sono al primo collaudo. I pezzi recuperati dal macchinario che ho smontato (post precedente) si sono rivelati davvero utili. Ho scelto un motore da 48 volts. Il suo perno sfilabile, tenuto in sede da una spina e mantenuto sollevato da una molla interna (che fa da ammortizzatore) mi ha permesso di montare il piatto rotante (in multistrato). Sul piatto, per ora, ho montato due clips porta cartuccia "chiuse", così l'inchiostro non fuoriesce ma dovrebbe accumularsi per l'effetto della forza centrifuga verso il filtro che sta sopra gli ugelli di stampa. Ho racchiuso il tutto dentro un contenitore in plastica di additivo, molto simile ai secchielli della tinta da muro, solo che è un pò più grande. Ritagliando un pannello di legno a forma circolare e con i bordi a cono (per seguire la forma dell'invaso) sono riuscito a fermare in modo stabile il motore che resta sollevato dal fondo di circa 2 centimetri. L'assemblaggio è molto stabile, più del previsto. Devo ora solo pensare, per ragioni di sicurezza ad una cupola di copertura (magari trasparente ma difficile da reperire) o ad un coperchio di chiusura sollevato di 4 centimetri circa, per fare in modo di chiudere la parte superiore durante il funzionamento. Per ora il prototipo non è molto sicuro, occorre fare attenzione a non avvicinarci le mani durante la rotazione e se per disgrazia si stacca una cartuccia durante il funzionamento, rischio di vederla skizzare e spiaccicarsi sul muro (sempre che non me la prenda sui denti...ci starò attento). Sto già pensando ad una chiusura di sicurezza che impedisce l'apertura durante la rotazione. In ogni caso le clips a scatto sembrano fare egregiamente il loro lavoro di tenere ferme le cartucce. Le ho fissate con una vite sola in modo che la posizione si allinei da sola durante la rotazione del piatto.
I fili del motore li ho collegati attraverso un interruttore a levetta, su due boccole a banana accessibili dall'esterno (manca un morsetto per smontare la parte superiore senza dover staccare tutto l'impianto (non vedevo l'ora di collaudare il tutto, si farà). Per l'alimentazione ho utilizzato un alimentatore industriale da 24 volts e 10 ampère, così il motore gira a metà velocità e posso verificare se tutto è bilanciato. La prima prova a vuoto mi ha sorpreso. C'è solo un impercettibile vibrazione, dovuta al piatto che non è perfettamente circolare. Ho dovuto infatti seguire a mano con una levigatrice la traccia eseguita con un compasso. Qualche decimo di millimetro di tolleranza è accettabile per un lavoro manuale. Con le cartucce installate, le vibrazioni si fanno sentire un pò di più, specialmente quando la quantità di inchiostro è diversa l'una dall'altra. Conto, durante lo svuotamento, che tale vibrazione si attenui pian piano. Con 30 secondi di rotazione si nota già l'effetto di fuoriuscita dell'inchiostro, evidente con una cartuccia nera ed un pò meno per quelle a colori, che però erano già scariche. Su 6 cartucce scariche a colori, una ha ripreso a funzionare (dopo un accurata pulizia della testina con il solvente) per un pò. Devo ora approfondire le prove e verificare se il principio di "centrifugazione" è valido oppure no.
La sequenza di operazioni che ho ideato per le prove è la seguente.
  • Pesatura della cartuccia (per capire quanto pesa a vuoto - tara)
  • Lavaggio al vapore della testina e con acqua calda
  • Lavaggio ad ultrasuoni
  • Eventuale bagno con solvente specifico
  • Lavaggio ad ultrasuoni (II°)
  • Centrifuga per svuotarla completamente (con clips aperte)
  • Ricarica con siringhe ad ago lungo
  • Centrifuga per accumulo inchiostro sul fondo (con clips chiuse)
  • Pesatura della cartuccia (così posso determinare lo stato di carica)
  • Prova di stampa
In primis devo segnare le cartucce con un "codice" e in una tabella segnare i risultati. Dovrei riuscire a creare un metodo "standard" che mi possa permettere una ricarica a colpo sicuro. Intanto sono soddisfattissimo. Devo confessare che all'inizio mi sono un pò fatto prendere dallo sconforto, ma insistendo, provando e sperimentando, alla fine il piatto gira senza problemi o troppe vibrazioni. Devo ora passare ad abbellire un pò il tutto. il secchiello necessita di una pulizia, le parti in legno di una verniciata per impedire che assorbano inchiostro. Devo ancora risolvere il problema del canale di scolo dell'inchiostro esausto e proteggere l'asse del motore da eventuali infiltrazioni... domani ci penserò con calma. Intanto l'importante è verificare se la cosa funziona dopo aver effettuato la ricarica manuale. Sono ottimista ed i margini di miglioramento più che interessanti. Non vedo l'ora di progettare il circuito di alimentazione in pwm per regolare la velocità di rotazione. Sarà sicuramente un successo. Appena pronte, renderò disponibili delle foto. Alla prossima.

P.S. La tavole è imbandita. Ripeto: La tavola è imbandita.

mercoledì 17 settembre 2008

Penna stilografica e inkjet (2a parte)

Forse esagero, ma quando mi metto in testa di fare qualcosa, difficilmente desisto. Tempo fa ho pubblicato un post dove spiegavo come ricaricare o "refillare" per chi adora i neologismi, le cartucce di inchiostro per le penne stilografiche, utilizzando l'inchiostro per le stampanti a getto. Come già detto, la cosa funziona alla grande. Con l'ultima ricarica, ho riempito la cartuccia con una miscela di giallo e blu. nove decimi di giallo ed un decimo di blu per ottenere una stupenda tonalità verde brillante. Con l'andare della scrittura mi sono accorto però che, con questa ultima ricarica, il tratto non è più corposo e fluido come quando avevo sfruttato la rimanenza di inchiostro blu originale con il giallo. Allora ho preso un fazzolettino di carta e l'ho appoggiato sopra il forellino del pennino. L'inchiostro esce copioso, segno che il percorso cartuccia - pennino non è intasato. Provo allora a far defluire l'inchiostro dalla punta del pennino sulla carta assorbente e noto una certa difficoltà. Il tratto, nonostante il fazzolettino liscio che permette di far scorrere il pennino, non sembra uniforme. Penso.... forse l'inchiostro è troppo concentrato, in qualche modo troppo "denso" anche se i forellini delle cartucce di stampa sono ben più piccoli della fessura del pennino di una stilografica. Vero anche che nella cartuccia di stampa le gocce vengono "sparate" con un processo meccanico (per le testine piezo) o termico (per quelle a vaporizzazione). Allora, ho diluito con due gocce di acqua distillata il contenuto della cartuccia, e.... magia, la penna ha iniziato a scrivere scorrevolmente che è una meraviglia. Bene. Temevo di dover smentire i risultati positivi già decantati in precedenza. Pertanto occorre ricordarsi di riempire la cartuccia per un totale di otto decimi rispetto alla capacità totale (meglio lasciare un pò d'aria per mescolare i colori "shekerando" la cartuccia). La quantità va così dosata. I due colori, se si desidera la stessa tonalità vanno sempre mescolati con la proporzione 8/10 di giallo, 2/10 blu più due o tre gocce di acqua distillata. Perchè acqua distillata? Semplice. Vorrei evitare il più possibile la formazione di incrostazioni di calcare o altri minerali che si trovano disciolti normalmente nell'acqua da rubinetto o nelle acque appunto "minerali" in bottiglia. Per le proporzioni di altri colori ricordare che l'inchiostro più scuro va aggiunto in proporzione minore. Per il viola molto rosso e pochissimo blu, per il grigio molta acqua distillata e mezza goccia di nero, per il marrone?? rosso + verde... prova a far degli esperimenti e vedi cosa succede.... Ciao, alla prossima.

P.S. l'Arcobaleno non si posa a ovest. Ripeto: l'Arcobaleno non si posa a ovest.

sabato 13 settembre 2008

Autopsia di una cartuccia di stampa

Due giorni di pioggia e la vernice di un lavoretto in corso che si asciuga lentamente. Ne approfitto per fare a pezzi una cartuccia di stampa che ad inserirla nel suo alloggiamento, esce un errore e non si riesce di farla funzionare. Tanto vale smontarla e vedere com'è fatta all'interno, anche per capire meglio come ricaricarla col metodo artigianale della siringa. Sto parlando della cartuccia tricolor HP n°57.

1) rimozione dell'etichetta. Si notano 5 fori e delle canalette a serpentina. Nei fori si intravedono anche i colori dei serbatoi sottostanti. Dei 5 fori solo tre sono quelli che effettivamente ci servono. Quello centrale superiore è per l'inchiostro magenta (o rosso per capirci). I due fori a sinistra sono per il giallo, mentre i restanti a destra per il ciano (l'azzurro dai....). E' possibile notare che le canalette a serpentina terminano in quattro delle piazzole rettangolari poste in prossimità della piastrina azzurra visibile in foto. Sono queste 4 piazzole che non devono essere coperte dall'etichetta in quanto permettono il passaggio dell'aria man mano che l'inchiostro esce dagli ugelli (2 sono in comune per il rosso, 2 sono per giallo e blu, le altre sono inutili). Non si deve creare il vuoto all'interno di questo modello di cartuccia, come erroneamente specificato in molti siti che vendono kit di ricarica. L'operazione di "succhiare" 2 o 3 ml dopo la ricarica, serve a favorire il flusso di inchiostro negli ugelli ed evitare così che ci si fermino delle bolle che impedirebbero il corretto funzionamento della cartuccia. I fori che ci interessano per la ricarica sono quello centrale in alto ed i due più in basso (guardando la cartuccia con i contatti dalla parte opposta di chi guarda).
2) rimuovere il coperchio azzurro. E' saldato con gli ultrasuoni, pertanto non sperare di farlo saltare come se fosse incollato. Con un taglierino (tipo quello per tagliare la moquette o il linoleum) occorre praticare una incisione e fare leva con un cacciavite piatto lungo tutto il bordo. Impossibile che venga via integro a meno di non usare molta calma e pazienza. Esistono in commercio delle macchinette per rimuovere il coperchio, dedicate per questo tipo di cartuccia (costano un sproposito). Magari con un tool tipo dremel e la fresetta diamantata si riesce a fare in modo di tagliare e poter poi ri-assemblare la cartuccia, che così è più comoda da ricaricare in quanto si può controllare livello e quantità di inchiostro presente all'interno dei tre serbatoi (e magari un lavaggio completo dopo la contaminazione fra colori no?). Osservando il coperchio, nella parte inferiore, è possibile notare un paio di cose. C'è una specie di "argine" rialzato, che "separa" i tre serbatoi, che si interrompe ogni tanto. In caso di overfilling, quando si mette troppo inchiostro e lo si vede fuoriuscire dal foro di ricarica, l'inchiostro non essendo arginato, può andare a contaminare le altre spugne, con effetti cromatici "interessanti". La posizione dei fori di ricarica va presa in considerazione. Nel caso del rosso, questo si trova proprio in prossimità del filtro che va agli ugelli. Inserire un ago troppo lungo significa forare il filtro e rovinare la cartuccia che potrebbe in teoria intasarsi senza possibilità di rimedio. Per gli altri due colori, se si usano i fori più in basso, non c'è pericolo ma l'inchiostro si concentra in un area un pò distante dai filtri, il che spiega perchè a volte esce solo il rosso e gli altri due colori, anche se i serbatoi sono pieni, non ne vogliono sapere di uscire. In questo caso è meglio "centrifugare" la cartuccia, manualmente, tenendo gli ugelli protetti e chiusi dalla clip di supporto (altrimenti skizza) e fare in modo che l'inchiostro vada verso il fondo. E' un metodo empirico ma funziona, specie dopo che l'ago non è stato inserito a fondo per paura di forare il filtro. In un post precedente ho già parlato di questo inconveniente. Certo è che il problema con queste cartucce, non si sa mai se i serbatoi sono completamente vuoti. I diagnostici "tirano ad indovinare" quale colore sta per finire, ma il sistema è tratto in inganno se non si segue la procedura di reset dei livelli (procedura che richiede 2 set di cartucce e tempo da perdere). Se poi la carticcia è quella del solito amico, mica si sa quale colore manca e quale è ancora quasi pieno. Per questo sto pensando di auto costruirmi una centrifuga per svuotare completamente le cartucce e ricaricarle con la stessa quantità originale (5 ml circa per ogni colore). Se a causa dell'overfilling le spugna sono "contaminate", pensare di sostituirle è un impresa. La rottura del coperchio azzurro può compromettere l'inserimento nel carrello o la stabilità della cartuccia stessa... meglio tenersi il rosso un pò viola, il giallo un pò verde o marrone e così via. Potrebbe esserci una soluzione però. Se la centrifuga funzionasse, si può pensare di lavare l'interno della cartuccia con acqua distillata inserita con la siringa in più passaggi ed alla fine ricaricare col colore.... potrebbe funzionare?? Proverò.
3) rimozione delle spugne. Con una pinzetta basta fare leva alternativamente sui lati corti. Sono inserite a pressione e ci vuole poco per toglierle. Occorre fare molta attenzione a non sporcare e schizzare inchiostro sui vestiti o su ciò che si trova a tiro. Se la cartuccia è piena, come quella in analisi, si può notare dell'inchiostro che resta in fondo ai serbatoi. Una volta rimosse le ho sciacquate in acqua corrente, così come pure la cartuccia, ponendola per un pò di tempo sotto il rubinetto per far si che si pulisse completamente anche il percorso spugna -
ugelli.
Sotto le spugne, in prossimità della piastrina che ospita gli ugelli, c'è un filtro "metallico" credo, a trama molto fine. Sotto di esso un semplice canale che va a finire in corrispondenza degli ugelli. Gli ugelli sono visibili in foto, disposti su 4 file (così sembra). In mancanza di un microscopio abbastanza potente, mi limito qui, per ora. Mi risulta infatti che la tecnologia hp usa dei componenti elettronici (dei FET) per comandare gli ugelli. Non so se il modello in questione è di tipo piezo o a resistenza termica. Ciò che mi affascina è collegare dei fili ai contatti e sparare a mio piacimento delle bolle, per cui, appena avrò googlato abbastanza, posterò qui i risultati. Con i mezzi a disposizione non sono riuscito a scovare strani circuiti. Non mi è chiaro se queste cartucce contengono un chip di scadenza, magari numeri seriali o altri dati che ne inibiscano il funzionamento oltre una certa data. La data stampigliata nel corpo della cartuccia fa riferimento, secondo la documentazione ufficiale HP, alla scadenza della garanzia... il che mi sembra strano. Se una cartuccia per qualche motivo resta a magazzino per molto tempo, si riduce il periodo in cui si può utilizzare in garanzia? Ad ogni modo, attualmente utilizzo cartucce ricaricate almeno 6 volte di fila sempre sulla stessa stampante e nessuna segnalazione in merito a scadenze o malfunzionamenti mi è mai arrivata (vero però che la data settata all'interno della stampante è del 2001... sarà per questo? boh, non ho voglia per ora di fare delle verifiche. Ma in ogni caso, come fa la stampante ad accorgersi che una cartuccia è cambiata se non leggendo un qualcosa memorizzato su di essa??. Ci deve essere sicuramente qualcosa a livello di chip, vedrò di trovare il sistema per scoprirlo. Per come è montata, il nastro marrone trasparente che porta i segnali è asportabile (è incollato) ma non si riesce a togliere la piastrina con gli ugelli. Forse dovrei provare con qualche prodotto in grado di sciogliere la colla epossidica, o con una pistola termica... boh... mi verrà in mente qualcosa.
Nel retro della cartuccia ho notato un "rigonfiamento" quadrato che sembra non abbia ragione di esserci, come se ci fosse qualcosa coperto da un'etichetta... rfid?? no, è solo un etichetta nera posta sull'etichetta originale HP che contiene il codice a barre 3d della cartuccia.
Ora sarei un pò stanco. Vado a nanna. Alla prossima

P.S. Piove nel giardino di ugo. Ripeto: Piove nel giardino di ugo.

martedì 2 settembre 2008

Rigenerare una stampante laser


Le stampanti con tecnologia laser, sono soggette ad una serie di problematiche che, col tempo, le rendono praticamente inutilizzabili. Iniziano a stampare in grigio, sporcano il foglio, presentano delle rigature orizzontali o verticali, alcune aree risultano sbiadite o bianche. Ogni difetto evidenziato rivela un tipo di problematica diverso. Vediamo cosa si può fare.
Le righe verticali: Verticali guardando il foglio A4 con il lato più lungo in verticale. Indicano con buona probabilità la rigatura del tamburo o la presenza di qualche corpo estraneo a contatto (ragni, insetti, pezzi di carta strappata,...). Per ovviare a questo inconveniente è possibile tentare una pulizia accurata e lucidatura del tamburo fotosensibile, di solito incluso nella cartuccia, protetto da uno sportellino a molla che si apre all'inserimento, di colore verde, blu o tonalità intermedia. La pulizia si esegue con un prodotto specifico, prestando attenzione ad operare in un ambiente aspirato e micro-filtrato. Non è infatti per nulla salutare la respirazione di microparticelle invisibili di plastica che si accumula nei polmoni. Il tubo fotosensibile (che non va mai toccato a mani nude), si può sostituire se si trova il ricambio adeguato (difficilmente vendibile al privato come pezzo singolo). La sostituzione del tubo fotosensibile, richiede lo smontaggio completo della cartuccia. E' un operazione che si sconsiglia di eseguire a casa, a meno di disporre di adeguati strumenti. Si suggerisce pertanto di sacrificare il portafoglio (sic!) e rivolgersi ad un centro specializzato (evitando i peracottari che "rigenerano" in cantina).
Le righe orizzontali: sono spesso dovute a cattivo utilizzo del tamburo, rovinato lungo il suo asse longitudinale. Se il problema si manifesta sulla carta ad intervalli regolari, allora sicuramente siamo in presenza di un tamburo rimasto fermo per lungo tempo in ambiente umido e polveroso. Se si manifestano sulla superficie del tamburo delle rigature, si può pensare ad una maldestra manipolazione dello stesso in fase di sostituzione o stoccaggio. La distanza fra una riga orizzontale e l'altra, generalmente dovrebbe essere pari alla circonferenza del tubo fotosensibile
Le righe orizzontali "sbiadite": evidenziano invece che il tamburo è rimasto esposto alla luce per lungo tempo (conservarli sempre nella confezione originale dentro il sacchetto nero che non va buttato). Per risolvere, occorrerebbe applicarci uniformemente uno strato di prodotto elettrostatico (esiste in commercio ma è raro trovarlo e difficile procurarselo come privati).
Presenza di immagini o testo fantasma (della pagina precedente): Siamo in presenza di un problema al circuito di scarica elettrostatica, operato da un pettine di fibre flessibili collegate a terra. Spesso, per risolvere, è sufficiente pulire bene i contatti della cartuccia con un prodotto specifico a base di etanolo (cmq estremamente volatile e non grasso) o alcool isopropilico. A volte è necessario pulire anche i contatti interni, nel vano di appoggio della cartuccia toner. Alcuni modelli di cartuccia (es. Brother 700hl) hanno una slitta da far scorrere avanti ed indietro, che gratta la griglia metallica di carica. Nel fare questo, accade se non si è attenti che alcuni granelli di toner vanno a cadere sul tamburo, a volte peggiorando il problema.
Il toner viene via dal foglio: resta in polvere e viene via con le dita. Significa che non è stato fuso a dovere dal fusore che sta nella parte finale. Solitamente basta pulire il tamburo in silicone (arancione o grigio) con un apposito prodotto sciogli-incrostazioni (è in grado di sciogliere il toner già fuso, ovvero la plastica). Attenzione che in certe stampanti di ultima generazione potrebbe essere sufficiente cambiare (dalle impostazioni di stampa) il tipo di carta usata. La temperatura del fusore è infatti regolata dal firmware in funzione del tipo di carta (etichette, plain paper, carta lucida,, buste, acetati trasparenti ecc...)...fare dei tentativi prima di smontare il fusore è cosa saggia. Il Fusore, nei casi più disperati può essere reperito come parte di ricambio (se il portafoglio lo permette). Se proprio il toner non si attacca e resta tutto in polvere...il fusore è andato. Al suo interno c'è una lampada alogena od una resistenza elettrica (nei modelli HP) e vari termo-fusibili oltre ad interruttori bimetallici per evitare troppi surriscaldamenti. Questi interruttori bimetallici si ripristinano da soli quando la temperatura torna ai valori "normali" mentre i termofusibili una volta fusi sono da buttare (e difficilmente sono accessibili o reperibili come ricambi o addirittura sostituibili in quanto elettro-saldati ai collegamenti).
Presenza di macchie bianche dai profili ben definiti: Solitamente la causa è qualche etichetta rimasta attaccata al tamburo. In quell'area il toner non si attacca elettrostaticamente al tamburo. Il difetto si presenta ciclicamente sul foglio a distanza pari a quella del diametro del tubo fotosensibile.
Stampa sbiadita in aree verticali o aree diffuse su tutto il foglio: Le cause possono essere due. Contatti sporchi che impediscono al tamburo di caricarsi elettrostaticamente o Specchi di deflessione del raggio laser coperti da patina (micropolveri, fumo ecc...). Teoricamente una pulizia dei vetri accessibili dovrebbe essere sufficiente, tenendo bene a mente che occorre utilizzare un prodotto estremamente volatile e che non lasci residui grassi (niente benzina, acquaragia o prodotti a base di petrolio), meglio un panno in microfibra, asciutto. Ricordare che ciò che si vede ad occhio nudo (sembra pulito) non sempre è quello che viene visto dal sensore di lettura (solitamente dei fotodiodi). Nel 70% dei casi il problema si risolve. Nei casi più difficili, stampanti usatissime o utilizzate in ambienti polverosi o in presenza di fumo, il problema può risiedere negli specchi interni al gruppo laser. Nelle stampanti di qualità, questo è "sigillato" in modo che non entrino corpi estranei. Non sempre è così. Smontare un gruppo ottico non è sempre un operazione facile. A volte occorre smontare la stampante ai minimi termini per avere pieno accesso al pezzo. Solitamente il gruppo ottico è tenuto assieme con delle viti per cui è facile da aprire o tenuto assieme con delle clips plastiche su cui far leva con un cacciavite a testa piatta. Meno agevole invece lo smontaggio degli specchi e delle lenti (si suggerisce di lasciarle al loro posto in quanto allineate meccanicamente o a volte tenute in sede da colla). La parte maggiormente soggetta a sporcarsi è lo specchio di deflessione posto a 45 gradi nella parte di uscita del raggio laser. Si forma una patina semitrasparente che va rimossa con un panno in microfibra asciutto o imbevuto da solvente specifico (non deve lasciare pelucchi). Non usare prodotti tipo "vetril" o simili, che lasciano residui fastidiosi (coloranti, profumi ecc...) che potrebbero rendere inutilizzabile il pezzo.
specchio rotante a 4 lati Impensabile ordinare la parte di ricambio in quanto costa più della stampante nuova. Raramente è necessario pulire lo specchio rotante (esagonale, ottagonale o quadrato).
Foglio sporco - presenza di macchioline (caccole) disposte casualmente sul foglio. Il problema risiede nel gruppo fusore, composto da due rulli. Uno in gomma siliconica ed uno riscaldante ricoperto da una plastica resistente alle alte temperature. La gomma siliconica può perdere col tempo la sua capacità antiaderente e va rigenerato con apposito spray, assieme all'altro tubo riscaldante sulla cui superficie andranno rimosse tutte le eventuali tracce di toner "rinscecchito" con un solvente specifico (raro e disponibile solo nei centri specializzati).
Altri sintomi possono essere causati da problemi ai contatti. Quest'ultimi sono assicurati con delle piastrine in rame o acciaio o dei perni a spinta su delle molle. La polvere di toner, sottilissima, si annida, si infiltra e si accumula col tempo nei posti più impensabili. Evitare di sparare l'aria compressa per rimuoverla, si rischia di annidare la polvere in posti ove prima non era presente. Evitare di aspirarla con il "folletto" o con qualsiasi aspirapolvere usualmente in commercio del tipo a sacchetto di raccolta. Si ottiene solo di disperdere la polvere nell'ambiente in quanto i normali filtri non riescono a trattenere le micro particelle di toner. Se si usano invece i modelli aspiratori ad acqua e micro-filtro, non so se possono andare bene. Sicuramente meglio dei precedenti. Per aspirare il toner esistono in commercio degli aspira-toner portatili con microfiltri specifici. Personalmente mi fido di quest'ultimi, anche se la tentazione di creare un sistema di microfiltrazione dell'aria auto costruito mi stimola parecchio (e non è detto che prima o poi ci provi).
Che altro suggerire? La rigenerazione di una stampante laser è possibile, per raddoppiare la sua durata, ma richiede un minimo di conoscenze , di attrezzature e prodotti che non sono proprio alla portata di tutti. Come sempre va valutato il costo di rigenerazione che non si concentra solo sulla cartuccia ma su tutta l'apparecchiatura. Il tempo necessario ad una rigenerazione completa varia dalle tre alle cinque ore (per un lavoro a fondo ed in funzione della marca). E' quindi economicamente poco conveniente farlo come impresa, ma se si ha il pallino di arrangiarsi ed il portafoglio vuoto, è possibile. Come ultimo recupero, ho adottato una Lexmark E323 con interfaccia di rete, destinata al macero da un azienda seguita da un informatico particolarmente sprecone (tanto i soldi dell'azienda non sono i suoi... si vanta in giro). Senza prodotti specifici, con l'animo della serie "o la va o la spacco", ho pulito i rulli e le finestrelle di uscita del raggio laser (quelle accessibili dall'esterno) con uno sgrassante (Cyclon) e dei normali fazzoletti di carta (più un paio di "cottonfiocc" per le orecchie), senza la necessità di smontare nulla (beh, il tamburo/cartuccia si, ovvio). La cartuccia che contiene il tamburo è stata rigenerata presso un centro specializzato... 30 euro, azz...un vero furto. Cmq funziona che è una meraviglia (ho avuto c*lo dai). 10 ppm contro le 4 ppm della precedente che è andata in pensione, in attesa di essere smontata e per di più con funzionalità di rete (una porta usb disponibile nel server per altre apparecchiature). La necessità aguzza l'ingegno e di necessità in virtù. Alla prossima.

P.S. Ugo vuole più formaggio. Ripeto: Ugo vuole più formaggio.

sabato 24 maggio 2008

Penna stilografica e inkjet (1a parte)

Non so se ancora oggi i giOvani usino le penne stilografiche. Quei bellissimi oggetti d'arte che funzionano con una cartuccia di inchiostro liquido, con il pennino di solito dorato e che danno un aria di antico alla scrittura che risulta così più calda e morbida. Dimenticavo. Oggi si scrive con il computer. Di scrivere a mano molti si sono dimenticati come si fa. Basta vedere la calligrafia di certi giOvani.
Da un pò di tempo, ho ripreso a scrivere a mano. Sono intossicato dal computer. Dopo 25 anni di programmazione, sviluppo, analisi, consulenze e altre amenità, dopo aver consumato numerose tastiere (vero consumo meccanico), ho riesumato una vecchia penna stilografica che non ricordavo nemmeno di possedere. A volte, conservare e non buttare può avere i suoi vantaggi. Apro il serbatoio e la cartuccia presenta un livello bassissimo di inchiostro che, per ragioni legate alla mia professione, deve essere di colore blu. Corro in cartoleria, anche per trovare la scusa di fare un giretto in bici, ed acquisto alcune scatole di cartucce Pelikan, lo steso inchiostro che usavo alle elementari (potenza del marketing, me ne ricordo ancora), verso gli ultimi anni.
In prima elementare avevo il banco con il calamaio, i pennini intercambiabili (di numerose misure e fogge) e ricordo che periodicamente, secondo necessità, passava il bidello, per effettuare il rabbocco alunno per alunno con un boccione pieno di liquido nero o blu. Non so se a quei tempi lo acquistassero o se fosse prodotto in "proprio".
Ad ogni modo, pentito dell'acquisto e commosso dai ricordi, scatta la molla del ricercatore sempre a caccia di nuovi esperimenti. Cosa succede se metto nella cartuccia della stilografica dell'inchiostro per le stampanti a getto? Il pennino si intaserà? Scriverà ancora? So che, generalmente, esistono due tipi di inchiostro: a base oleosa ed a base acquosa. Quelli a base oleosa servono per i timbri metallici. Presumo che le stilografiche funzionino con inchiostro a base d'acqua, lo stesso che si utilizza per la inkjet printer HP. Fortunatamente dispongo di alcune taniche piene, anche queste salvate dalla discarica (Nero, giallo, ciano e magenta).
Prendo una siringa e nel serbatoio metto pochi cc di inchiostro giallo assieme al poco blu che era rimasto. Noto subito che i colori si miscelano bene, il che conferma la mia teoria iniziale.
Il risultato, voluto, è una miscela di colore verde, che dà un tocco ecologico agli appunti scritti su carta riciclata. Bellissimo. Sto già pensando di preparare cartucce dalle tonalità e dalle sfumature più disparate: viola, verde, marrone, rosso ecc.ecc. Bellissimo. L'esperimento sembra riuscito. Oltre all'aspetto ed all'estetica voglio menzionare l'aspetto economico. 5 cartucce costano un euro e mi durano 1 settimana (si, scrivo molto). 4 Euro al mese, 48 euro all'anno che mi restano in tasca a disposizione per pagare i conti o, se avanzano, per una pizza con la mia compagna (che per la verità mangia solo pesce che non ingrassa, dice, ma costa un okkio, cazzo!).
Sono davvero soddisfatto. Farò la figura del tirchio? No. Di come stanno andando le cose, la corsa a spolpare i consumatori e prenderli in giro, non sono per niente soddisfatto e felice. Da tempo ho deciso di chiudere totalmente i rubinetti e spendere solo per le cose veramente obbligatorie. Dei commercianti ed industriali che stanno pensando di favorire lo sviluppo e incrementare i consumi me ne fotto. Lo sciopero della spesa durerà sino a quando si renderanno conto anche loro che siamo PERSONE prima che consumatori, non siamo portafogli con le gambe, da spolpare all'osso e ridurre al lastrico. Spero molti, nel frattempo, falliscano miseramente e si rendano conto cosa significa vivere oggi con il minimo indispensabile.
In bocca al lupo

P.S. Il romanzo è in edicola. Ripeto: Il romanzo è in edicola.

giovedì 3 aprile 2008

Dimmer per toner fuser

Voglio tentare, in alternativa ad un progetto da zero, di modificare un dimmer per lampade da tavolo. Ovviamente di recupero, l'ho aperto ed ho notato che non è molto diverso dagli schemi che si trovano in rete. Devo solo fare un paio di modifiche. Il Triac sicuramente è inadeguato all'uso che devo fare. Il filtro antidisturbo (una bobina toroidale) è composto da un filo troppo sottile per supportare la corrente assorbita dalla resistenza del fusore che sto realizzando per il laminatoio per PCB. Ergo, se la logica non mi inganna, sostituisco il filtro con uno più grosso ed il triac lo recupero da una mother board di una stampante laser che ho appena fatto a pezzi (ovviamente plastica e metalli separati e regolarmente smaltiti negli appositi contenitori dell'eco centro). Dovrebbe funzionare, spero. Se il Triac non innesca proverò a diminuire il valore delle resistenze sul gate con valori sperimentali via via più piccoli. Sono fiducioso. Spero di non aver sbagliato qualche ragionamento, ma credo di non sbagliare. Ovviamente, se qualcosa va in fumo, sarò pronto a postare qui i risultati, senza timore di elencare anche gli insuccessi. Li trovo stimolanti e didatticamente utili ad imparare, progredire, migliorare la logica del ragionamento... tanto non devo dimostrare a nessuno che sono bravo. Alla prossima. Un abbraccio

P.S. il Tricheco è scappato. Ripeto: il Tricheco è scappato.

giovedì 28 febbraio 2008

Ricarica errata cartuccia di stampa

Dopo che il mio fornitore di cartucce di stampa ricaricate ha chiuso l'attività per "scarsa redditività" (le cause dipendono dal suo pessimo modo di lavorare), ho intrapreso la strada della ricarica fai da te. sono sempre stato restio a farlo, a causa dell'effetto di alcune leggende metropolitane in merito agli inchiostri, alle testine piezo, alle stampanti che si guastano o che "scadono" e via dicendo. Armato di pazienza e di una legittima dose di diffidenza, inizio con un indagine approfondita sulle modalità di ricarica. Il quadro che ne esce è a dir poco inquietante. Tutti dicono il contrario di tutto. Le teorie in merito alla pulizia delle testine si sprecano fra riti sciamanici e procedure impossibili. Dall'uso dell'ammoniaca in dosi filosofali ed a temperatura infernale alle procedure meccaniche con aria compressa secondo due scuole di pensiero (aspirazione o pressione?). Anche le istruzioni di ricarica sono (molto) poco professionali. Per lo stesso tipo di cartuccia variano tempi e metodi del procedere. L'uso poi dei materiali è a dir poco "vendor oriented", dai supporti delle testine da ricaricare ai liquidi di pulizia i cui ingredienti restano gelosamente custoditi in tal modo da indurre a pensare che in pochi rivenditori ne conoscano la reale composizione

Deciso a procedere (le cartucce mi servono, e nuove costano più della stampante usata che ho recuperato dalla discarica) inizio con il reperimento dei materiali con un giro nei siti "specializzati". Risultato desolante. Questi peracottari dell'informatica non sanno cosa sia il commercio elettronico (cassa e carrelli inesistenti). Ove esiste la forma di pagamento con carta di credito, i dati occorre darli al rivenditore (e che son mica scemo). Ad avviare la procedura di acquisto, escono errori di pagina non trovata, o inspiegabili errori di registrazione. A telefonare nemmeno a parlarne, non risponde nessuno. Viene il sospetto che questi fornitori siano in realtà della schiera degli "artigiani sottoscala" o che lavorano in luoghi abitualmente deputati ad altri usi. Le descrizioni dei prodotti fanno schifo, imprecise, contraddittorie, errate. Le foto sono sempre le stesse, ovvero per l'inchiostro, ad esempio, viene visualizzata sempre la stessa bottiglia, sia che sia da pochi cc che da 1 litro..non c'è da fidarsi a fare un acquisto on-line con quei ciarlatani stregoni (e ladri).

Dopo mille tentennamenti, decido di procurarmi l'inchiostro specifico alcune siringhe con aghi e ventose da un negozietto Prink che è gestito da una persona gentile e disponibilissima a dare consigli e suggerimenti, rivelando esperienza e preparazione. Raro esempio di commerciante in grado di avvisare il cliente dei rischi e pericoli dovuti ad una ricarica.
Torno a casa, tutto felice e già con la testa a calcolare il risparmio, e mi accingo alla mia prima ricarica. Una cartuccia HP tricolor (la 57 ovviamente di recupero). Provo con un tampone umido sulla testina e noto subito che il giallo non fuoriesce. Penso immediatamente che o è scarico o la testina è incrostata. Dato che gli altri due colori sembrano ok e che il giallo è statisticamente il colore che viene usato di meno, penso subito alla testina incrostata. Decido comunque di effettuare la ricarica. Inserisco gli aghi e premo leggermente, per far fluire lentamente l'inchiostro nel serbatoio. Il Giallo entra a fatica....premo...premo...premo sino a quando non fuoriesce dall'apertura ove è infilato l'ago, uno schizzo di giallo iperconcentrato che riesco a schivare per miracolo...i vestiti sono salvi, per il tavolo, pazienza, lo pulisco immediatamente e resta solo un alone giallastro che provvederò a far sparire definitivamente. Direi che almeno il serbatoio giallo è pieno, forse troppo, ma sicuramente pieno. Tampone inumidito e il giallo non fuoriesce. Ergo, i fori del giallo sono intasati. Allora inizio con la ventosa ad aspirare...niente. Passo all'immersione in una soluzione di acqua distillata ed ammoniaca (60/40%). Niente. Lascio riposare ed immergo nella soluzione riscaldata a 40 gradi. Niente. 60 gradi....niente. Lascio riposare una notte. il giorno dopo...niente giallo. Riprovo con l'immersione e noto come il ciano ed il magenta "cadano" dai forellini verso il fondo, mentre dai forellini del giallo....niente!



Di testine HP57 ne ho una decina. Decido quindi di utilizzare un metodo didattico ipercollaudato che mi ha sempre dato risultati incredibili a livello di apprendimento. Assumo che la testina è rotta (per mettere in pace la mia coscienza) e decido di capire come è fatta, ma soprattutto voglio vedere l'intasamento sospetto. Gli elementi piezo delle testine se smontati ai minimi termini permettono di vedere i canali di alimentazione dell'inchiostro e di vedere in controluce se i forellini sono liberi o intasati. Ovvio che la prova è distruttiva ma la differenza che esiste fra una supposizione deduttiva ed una certezza visiva non mi fa dormire la notte. Voglio capire se ci sono delle "incrostazioni". Risultato ? i forellini sono risultati perfettamente liberi da qualsiasi intasamento, perfetti direi, anche analizzati al microscopio. Allora? Una cartuccia è abbastanza semplice. Un serbatoio, una spugna di "gommapiuma", un filtro (che sembra una rete metallica molto fitta) e un canale che va diritto verso i forellini. Escludendo forellini, filtro e canali di alimentazione resta la spugna. Colpa della spugna? no. Colpa mia (ovviamente). Nel timore di forare o danneggiare il filtro non ho inserito l'ago della siringa a fondo (così come raccomandato dai cretini consulenti che lasciano "consigli" in rete). In questo modo ho imbevuto solo la parte superficiale della spugna lasciando a secco la parte inferiore che tocca il filtro. L'ho notato lavando la spugna del giallo, che è rimasta più colorata nella parte superiore che nella parte a contatto del filtro. Pur avendo lasciato la cartuccia a riposare per una giornata in posizione verticale, il giallo non ha raggiunto la parte inferiore (e si che una spugna 'dovrebbe' assorbire e che diamine). Si nota la differenza con le altre due spugne che al contrario nella parte superiore risultano quasi bianche mentre sono più scure nella parte inferiore. Sbagliando si impara. Il mio ex-rivenditore ha speso migliaia di euro per tappezzare di certificazioni HP il suo ufficio, per poi chiudere l'attività. Io non ho speso nulla con il metodo sperimentale analitico e visivo. Non sarò certificato, avrò le pareti dell'ufficio spoglie, sarò forse più "grezzo", ma ho risparmiato ed imparato molto più di lui e posso iniziare a caricare le stesse cartucce anche per altri. Tiè.

P.S. Il Tintoretto è venduto. Ripeto: Il Tintoretto è venduto.