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mercoledì 10 aprile 2024

Princess mod.152006 riparazione cestello per il pane

 ...e già che c'ero, dopo la rigenerazione della macchina del pane (Princess mod.152006), con sostituzione guarnizioni, boccole, perni, cinghia, rondelle in PTFE e riverniciatura della camera di cottura, mi viene proprio la voglia di raccogliere la sfida e riparare anche il cestello per la cottura del pane. 

Già, quello in dotazione è proprio andato, distrutto, disintegrato. Il perno che trascina la pala impastatrice si sfila da solo, il cestello perde e di utilizzarlo manco a parlarne... usuratissimo oltre ogni limite. Una rapida ricerca in rete e nessuno ad oggi sembra si sia cimentato a documentare la riparazione, per cui tocca mettere a frutto esperienza, manualità, fantasia e coraggio di affrontare anche questa sfida (senza tutorial come spesso mi accade), col rischio di rompere tutto e dover spendere circa più di trenta euri, per tre (tante sono le macchine da rigenerare e revisionare).


Fase 1 - rimuovere l'aggancio inferiore dal cestello. La parte inferiore del cestello del pane è fissata con tre rivetti a pressione, in alluminio e testa piatta. Con un flessibile, o con un rotary tool accessoriato con tanta pazienza, si lima la parte sporgente sino ad arrivare al supporto. Poi occorre riempire la parte interna con del materiale adatto a controbattere dei colpetti dati dalla parte opposta con un bulino. L'importante è evitare di tentare di far saltare i rivetti a martellate e deformare la base del cestello che è di lamierino sottile e deve restare piatta al fine di evitare poi infiltrazioni di liquidi che potrebbero fuoriuscire. 

 

 


Fase 2 - reperire i pezzi di ricambio. Qui sono stato abbastanza fortunato. Su ebai ho trovato un kit completo di pala, perno, guarnizione in silicone rosso, rondelle varie... ad un prezzo esagerato rispetto ai pezzi che si trovano in cina. Ho però preferito acquistare qui piuttosto che aspettare un mese e scoprire che magari i pezzi non vanno bene. Su aliexpress infatti la descrizione dei prodotti in alcuni casi non è poi sufficientemente esaustiva, si spende poco ma è facile ordinare qualcosa che poi si rivela non idoneo. 

Fase3 - pulizia della parte esterna del cestello. Questa operazione è facoltativa se si è sempre proceduto con un lavaggio accurato dopo ogni utilizzo. Da dire però che rimuovere ad ogni uso l'ingiallimento richiederebbe l'utilizzo in quantità industriale di prodotti che non si trovano poi così a buon mercato. Ho optato per una bomboletta di Fornet spray SCHIUMA. Si spruzza, si lascia agire e poi si strofina per bene, ripetendo eventualmente l'operazione se necessario più volte in caso di sporco ostinato. Con una spugnetta leggermente abrasiva si possono ottenere dei buoni risultati.

Fase 4 - riverniciatura (se necessario) del cestello. Per la parte esterna si può optare per la stessa vernice utilizzata per la camera di cottura, documentata nel post precedente. Per la parte interna (non necessaria nel mio caso) occorre procurarsi della vernice food grade, garantita per i contenitori destinati agli alimenti e contemporaneamente che resista ad alte temperature. Con un pò di pazienza si trova qualcosa ma dai costi non proprio accessibili.  


Fase 5 - rimontaggio dell'aggancio al cestello. Qui occorre stare un pò attenti a non fare il mio stesso errore. L'aggancio ha tre punti di fissaggio che però vanno correttamente allineati, altrimenti poi non si riesce più ad agganciare il cestello nella camera di cottura. Quindi, si posiziona l'aggancio dentro la macchinetta e si prova ad appoggiare il cestello per verificare se i fori sono allineati. Trovata la posizione corretta ci si segna la posizione con un pennarello e si procede con rimontare le parti di ricambio, posizionando correttamente le rondelle in PTFE, la rondella elastica in silicone rosso che poi fissa il perno trascina pala al corpo dell'aggancio. Non è obbligatorio ma io ho optato con stendere un sottile strato di grasso per alte temperature fra le parti in attrito, escludendo di lubrificare la guarnizione rossa che si trova più vicina alla base in prossimità del cestello destinato a contenere gli ingredienti... vorrei proprio evitare contaminazioni. Ho inoltre provveduto a stendere un abbondante strato di sigillane siliconico per le teste dei motori (tipo Motorsil) attorno al foro centrale ed attorno ai fori dei rivetti, in modo da assicurare la tenuta stagna della base del cestello. Si procede con il montaggio dei rivetti. Dopo averli inseriti occorre batterli con un martello in modo che la parte cilindrica si ingrossi un pò e non escano dalla loro sede. Occhio che sono molto teneri. Per farlo, occorre appoggiare l'interno su un qualcosa che fa da controbattuta, altrimenti si sfonda il cestello ed addio riparazione. ALTERNATIVA: tre bulloni M4 con testa svasata, preferibilmente in acciaio inox e tre dadi. stringendo molto bene e fare il modo che il silicone si appiattisca e sigilli per bene. In questo modo posso riparare e rigenerare infinite volte. Dimenticavo, la boccola in ottone dentro la quale gira il perno trascina pala impastatrice va sostituita con lo stesso sistema e stesso attrezzo autocostruito del post precedente.

Fase 6 - test di tenuta. Si riempie il cestello di acqua e lo si appoggia su della carta assorbente per mettere in evidenza eventuali perdite. Per essere sicuri si può procedere anche con inserire il cestello nella macchinetta ed avviare un programma per impastare e verificare la tenuta dell'anello in silicone nel quale gira il perno. Come scrupolo finale si procede con una simulazione di cottura (solo ACQUA), anche per "cuocere" il silicone e la vernice ed eliminare le ultime sostanze volatili (e pussolenti)

Fase 7 - festeggiamenti (solo in caso di esito positivo). Ci si dà delle pacche sulle spalle, ci si auto complimenta (tanto i proprietari non hanno idea che sei bravo), si riflette sul livello di autostima che sale verso vette sulle quali in pochi riescono a salire. A conti fatti per ogni cestello ho speso cica 10 euri, trenta in tutto, mooooolto meno dei quasi 100 euri che avrei speso prendendoli nuovi. 

Conclusioni: che dire? sono soddisfatto, ho accumulato ulteriore esperienza che credo non verrà mai utilizzata da quegli unani che preferiscono buttare e comperare il nuovo. Da dire che le macchinette per il pane riscuotono un certo successo per un breve periodo e spesso vengono riposte in qualche anfratto per pigrizia, dato che il pane lo trovi al supermercato, già cotto, pronto da consumare e dura mlto di più di quello fatto in casa (dio solo sa cosa ci mettono per farlo restare ancora morbido dopo 10 giorni). Se siete insoddisfatti della vostra o non utilizzatela, valutate di regalarla a me che so come usarle. Grazie in anticipo. Alla prossima. 

P.S. Le scarpe sono tutte destre, la camicia è asciutta da stirare. Ripeto: Le scarpe sono tutte destre, la camicia è asciutta da stirare.

Princess mod.152006 macchina per il pane (riparazione)


Più che di una riparazione, sarebbe corretto parlare di rigenerazione, ma veniamo alla cronaca dei fatti. Era il 26 febbraio 2018 quando scrissi della riparazione di una macchina per il pane (Princess Breadmaker Wake up modello 152006, da 600 watt e 09Kg di capacità a vasca singola). Qualche anno prima di quella data, l'utilizzatrice ne prese 3, in offertona, a meno di 50 euri cadauna (prezzo di soglia oltre il quale decise di non sforare). Quindi più di 5 anni di onorato servizio, molto intenso devo dire, con picco di utilizzo complusivo durante la maledetta pandeminchia. Usate, usatissime a tal punto che a Dicembre 2023) un paio hanno smesso di funzionare nell'arco di qualche giorno l'una dall'altra (Traggeddiaaaaa!!!). 

Dai sintomi, si capisce che è solo un problema di cinghia (il motore gira ma la pala resta ferma), per cui vale la pena di pensare ad una rapida sostituzione a costo contenuto e continuare a panificare come non ci fosse un domani (ma anche per pizze, dolci e yogurt). Ordino le cinghie di ricambio su ebai e tutto orgoglioso aspetto che arrivino...semplice no?

Sembra facile ma... le sorprese che rendono questo intervento un evento mitico ed epico non mancano. Porto le due creature morte nel "lavoratorio", un bunker segreto non segnato nelle mappe ed al riparo da occhi troppo indiscreti, ed armato di buona volontà inizio pian piano a smontarle. 



Smontaggio
: Per comodità e praticità, è meglio iniziare con togliere il coperchio. Dietro alla macchina c'è un copri cerniera, sfilabile facendo delicatamente leva con un cacciavite piatto. Poi si procede con togliere la parte metallica interna, così è possibile accedere anche al vetro ed alla finestrella di plastica trasparente per pulire meglio il tutto (occhio che il vetro non cada, potrebbe rompersi in quanto vetro temprato). Il coperchio così liberato viene via con facilità. In questo modo sarà più facile pulire perfettamente il tutto.


Rimozione vasca di cottur
a: Ci si concentra poi nel togliere la vasca di cottura, fissata alla base con 8 viti filettate più una che fissa la resistenza di cottura alla vasca. Non togliere la vite in prossimità della resistenza (dove entra verso l'elettronica di comando) in quanto è quella che tiene i fusibili termici all'interno e per rimetterla è necessario smontare completamente l'apparecchio. Se si osserva bene, la camera di cottura è costruita in modo da sfilarsi verso l'altro mentre la resistenza resta al suo posto.  Qui comunque iniziano i problemi. Anni di utilizzo scorretto hanno prodotto lo sversamento sul fondo di liquidi e farina che con il tempo, oltre ad arrugginire la lamiera, hanno prodotto una serie di incrostazioni sia sulla testa delle viti che attorno al perno con le 4 punte che fanno girare la pala del cestello. 


Quindi, prima di togliere le viti è opportuno procurarsi uno spazzolino cinese con le setole in ottone e tentare di togliere le croste e mettere in evidenza il doppio taglio della testa delle viti (a croce ed a taglio). Togliere quelle viti con la resistenza installata non è semplicissimo. serve un cacciavite adatto con un gambo lungo, superiore alla profondità della camera di cottura. Ad ogni modo si riesce a toglierle....sempre che le incrostazioni e la ruggine non abbiano fatto danni. Nel mio caso, un paio non sono proprio riuscito a toglierle ed ho dovuto limare la testa con una punta abrasiva del rotary tool. In prossimità del foro della vite c'è l'altro foro che si allinea con una piccola protuberanza della base su cui poggia la camera di cottura. Ho pensato di forare la base in corrispondenza della protuberanza e spostare la vite in quanto con la punta abrasiva è facile danneggiare la lamiera sottile. Pazienza, in ogni caso, anche se dovessero mancare un paio di viti non dovrebbero esserci problemi. 

La camera di cottura la si deve far scorrere verso l'alto e sfilarla completamente. Non è un operazione facilissima in quanto, essendo costruita con un lamierino abbastanza sottile, occorre evitare che si deformi incastrandosi, essendo la tolleranza quasi a zero (è fissata sotto, sopra non deve lasciare fessure). 


Sfilata la camera di cottura si passa col togliere l'involucro esterno, ricordandosi prima di sfilare il connettore del pannello frontale che alloggia i pulsanti ed il display. Poi si capovolge in tutto (con una pioggia di briciole carbonizzate) e si tolgono due viti di sicurezza con testa three wing ed altre tre con testa a taglio/croce. 


Qui arriva la parte più furba. Rimettendo in piedi l'apparecchio si notano tre agganci ad arpione nel lato verso la camera di cottura. Occorre inserire dei foglietti di plastica rigida ma flessibile fra la base e l'involucro esterno, in modo da sganciarli contemporaneamente. Ci si aiuta un pò facendo leva con un cacciavite a testa piatta, spingendo i foglietti di plastica con forza, senza sollecitare troppo e rischiare di rompere (ma non bastavano le viti del fondo a tenere tutto assieme? boh). Disimpegnati gli agganci si tira e si sganciano automaticamente anche i fermi dalla parte opposta. 


Per accedere alla ruota dentata trascinata dalla cinghia che va al motore, occorre svitare la base metallica che sorregge l'attacco girevole del cestello, il motore, l'elettronica e la resistenza...via tutto, che le viti sono a vista e non ci si può sbagliare. 

Per una delle due macchinette il difetto è evidente...la cinghia è strappata, ma per l'altra....la cinghia di trasmissione è leggermente usurata ma è uscita dalle pulegge dentate... come mai?  Le pulegge sono flangiate, com'è possibile? 


Le sorprese non finiscono mai quando si cerca di riparare qualcosa. Da subito si fa strada il sospetto che il problema fosse la ruota dentata solidale al perno che fa girare la pala di mescolamento. Provo a farla girare a vuoto e mi accorgo del problema...la ruota "balla" sul suo asse in modo troppo evidente, in misura tale che la cinghia, nell'uso quotidiano, ha iniziato ad andare su e giù, spezzandosi una e sfilandosi l'altra. C'è qualcosa nel perno ed occorre toglierlo per capire meglio.

Un bullone autobloccante tiene in sede la puleggia grande, solidale al perno che all'altra estremità aggancia il cestello che contiene la pala. E' sufficiente svitarlo, occhio alle rondelle ed alla placchetta metallica e la ruota viene via senza difficoltà. Rimane così il perno con la parte terminale filettata. Verso la base porta perno c'è una rondella di fermo che va spinta via dal suo incavo in modo da liberare il perno. Quest'ultimo gira dentro una boccola in ottone (credo, potrebbe essere bronzo o rame, non sono riuscito a capire). Resta da togliere per ultimo il supporto del perno trascina pala, svitando tre viti accessibili nella parte superiore. Alla fine, tolto tutto, si resta così con la lamiera nuda, la base di supporto pronta da spazzolare e pulire per bene. 


OK, maaa... il problema??
immagina, un perno di acciaio tenuto in tensione da una cinghia che va ad un motore, che ruota dentro un tubo di ottone.... per anni, almeno due volte alla settimana... USURA! che altro? La boccola è talmente consumata che il perno balla in modo troppo esagerato. Con i pezzi in mano provo a fare delle misure, aiutandomi con un calibro ed un micrometro. Il primo perno misura da 7,94 a 7,89 millimetri (5 decimi di differenza nelle parti estreme della boccola) mentre il secondo va da 7,88 a 7,86, ovvero molto più consumato del primo ma in modo più "uniforme" (solo 2 decimi di differenza). La boccola numero 1 misura un diametro interno alle estremità di 8,15 e 8,58mm (meno di mezzo millimetro di differenza!!) mentre la boccola numero 2 va da 8 a 7,95mm, molto meno usurata della prima (solo 5 decimi di millimetro o mezzo millimetro se è più facile da capire). E' evidente che un meccanismo è usuratissimo (quello nel quale la cinghia è caduta invece di rompersi) mentre il secondo è un pò malandato ma comunque usurato oltre il tollerabile.

Bene, ottimo... con un difetto del genere, il 99% dei riparatori ufficiali rinuncia, ovvero avvisa il proprietario che costa più la riparazione che la macchinetta incassando però il diritto di chiamata. Ottima notizia per il capitalismo che ci vorrebbe tutti a consumare e buttare in un loop infinito. Ma io sono un ninja hacker e le sfide mi piacciono troppo. Decido di approfittare di questa occasione per tesare i miei limiti, raccogliere la sfida, impiegare il mio tempo per imparare e sviluppare sempre più delle abilità uniche, rarissime e mai monetizzate. 

Lavaggio e ripristino. OK.  si parte con spazzole,sgrassanti e prodotti specifici, non abrasivi, vernici e solventi vari.


Prima operazione
, un lavaggio completo alle parti con sgrassante ed acqua calda, per togliere i residui di olio, farina, latte rinsecchito, sale, curcuma, semini di girasole, cumino, lino, sesamo, noci, nocciole e via dicendo.  

Seconda operazione, si passa alla base metallica ed alle camere di cottura. Prima passata con fornet spray e 30 minuti di attesa a far sì che agisca. Una bella passata con paglietta e le macchie brune spariscono.  


Terza operazione
, la base va passata con la spazzola metallica montata su un trapano, per togliere ruggine ed incrostazioni più resistenti. 

Quarta operazione: Si lava il tutto con l'acetone e si spruzza una vernice che resiste alle alte temperature, 800 gradi sono più che sufficienti in quanto con la cottura non si dovrebbero superare i 200/250 gradi. 

 


Purtroppo la ruggine che si è formata a macchie in corrispondenza dei cumuli di farina bruciata (igroscopica) ha butterato la base rovinando la superficie riducendola a buccia d'arancia. Non ho passato lo stucco da carrozzeria solo perchè non so come si comporterebbe alle temperature alte del forno sotto lo strato di vernice. Nel dubbio da ignoranza preferisco verniciare senza stuccare le imperfezioni, ma alla fine è venuto un risultato più che soddisfacente.

Quinta operazione: Ed ora viene la parte più difficile... sostituire le boccole con due grandi paure 1) trovare le boccole di ricambio 2) togliere quelle usurate e inserire quelle nuove senza rompere nulla. 


Già, le vecchie boccole sono inserite a pressione nel porta cestello di impasto che sembra fatto di Zama, ovvero una lega di zinco in elevata percentuale, unito a piccole quantità di alluminio, magnesio e rame.  Maledetta zama che si spacca con niente e non si può saldare. Se si rompe, niente ricambio e di acquistare una macchina donatrice....non si trova al momento e resterebbe comunque il rischio che presenti lo stesso problema di usura della boccola. 

Trovare le boccole, ovvero un delirio. I cinesi te le vendono a sacchi per pochi spiccioli ma il problema è indovinare le misure giuste, ovvero diametro interno, esterno ed altezza. Ogni commerciante usa il proprio modo per classificarle e non si riesce a capire una sega. La mia ha un diametro interno di 8mm (indicata con una d minuscola o id inner diameter, un diametro esterno da 12mm (indicata con una D maiuscola o od outer diameter) ed un altezza di 14mm (L o H in alcuni siti). Quindi a me servirebbe una boccola che correttamente dovrebbe essere indicata come 8x12x14. Nei siti cinesi  non è così ma sti deficienti non mettono nemmeno una didascalia nelle foto, ovvero ti fanno vedere la foto della stessa boccola (sempre quella) da 5 angolazioni diverse ma niente didascalia che ti indichi le misure...rinuncio, non mi va di litigare con i cinesi.

Decido di provare con le italiche "ferramente" (plurale di ferramenta), quelle che si sono digitalizzate, che hanno "lecommers".... un altro delirio peggio del primo. Descrizioni inutili o insufficienti, foto pietose o mancanti, richiesta dei dati completi della carta di credito (compreso il CCV), vengono più dubbi che certezze su cosa si sta acquistando ed il sospetto che deriva dalla richiesta del commerciante dei dati della carta di credito (preferibile se è il sistema di pagamento a chiedermeli, non il commerciante) alimenta la certezza che certi professionisti della truffa da me non avranno un centesimo. Opto quindi per un fornitore tedesco, ampio catalogo, configuratore di prodotto, vendita anche di un pezzo a privato... 3 minuti, scelgo una boccola di bronzo, l'acquisto è fatto e vaffanculo ai commercianti itagliani con le pezze al chiulo. 


Togliere le boccole
: qui ci siamo. Lasciare le boccole usurate e sostituire solo le cinghie, significa che in poco tempo la macchina si rompe nuovamente (e fare una figuraccia di me*da). Occorre ripristinare a nuovo il supporto del perno che fa girare la pala per l'impasto. Come? Con quello che si ha in casa ci si costruisce un estrattore su misura (dando senso alla tonnellata di dadi, bulloni e tubi vari accumulati negli anni). Il principio è semplice. Occorre spingere la boccola appoggiando una contro spinta sul pezzo che la alloggia. Ho optato per l'uso di un bullone filettato M7 e due tubi di diametro uno uguale a quello della boccola e l'altro pari al supporto della stessa. In pratica due tubi che entrano uno nell'altro, chiusi fra due rondelloni che equalizzano la pressione. Il foro di alloggiamento è da 12mm per cui serve un tubicino  con diametro esterno leggermente inferiore a 12 e diametro interno leggermente superiore a 7mm. L'altro tubicino deve avere un diametro interno leggermente superiore ai 12mm della boccola e si deve poggiare sulla flangia in zama tramite un altro rondellone. Si ferma il bullone nella morsa a banco e si stringe il dado all'altra estremità, lentamente senza esagerare, ed il gioco è fatto....success!! well done!!. Per l'inserimento della boccola nuova si usano i due tubicini ed una morsa, magari scaldando la zama (che si dilata) e congelando la nuova boccola (che si restringe), agevolando l'inserimento.  Un nano trucco da hacher... se non si ha un tubo per cui le misure non combaciano, si pratica un intaglio longitudinale in modo che, stringendo o allargando, si arrivi alla misura desiderata, funziona, io ho dovuto fare così col tubicino di alluminio che si vede in foto.


Rimontaggio: qui si presenta il solito problema. Preso dalla curiosità, pur usando un classificatore a scomparti per le viti, spesso mi dimentico qualcosa, qualche vite o qualche rondella... vabbè, stavolta è andata bene e non ho avanzato nemmeno un pezzettino. Utile documentare con delle foto o meglio con un filmato le operazioni di smontaggio. Nel mio caso niente filmato, preferisco costringere le persone a leggere e ragionare con la propria testa e mandare a quel paese chi chiede "maggiori informazioni" solo per pigrizia, per limitazioni cerebrali causate da uso eccessivo di sostanze psicotrope o solo a causa della natura ingenerosa che a campione sceglie delle vittime a caso lucrando sulla distribuzione asimmetrica di neuroni. Un accortezza... è il caso di mettere nell'accoppiamento perno/boccola un pò di grasso resistente alle alte temperature, giusto un pò per limitare frizione, attriti e cigolii. Se si riesce a reperirle, è il caso di sostituire le rondelline sottili in PTFE poste in corrispondenza della boccola (magari resistenti alle alte temperature). Le ho trovate dai cinesi ovviamente. 


Collaudo
: prima di passare alla prova di cottura, si prova a vuoto il movimento della cinghia, si cerca di verificare il gioco del perno nella boccola, si verifica che non ci siano rumori strani o cigolii e si cerca di indovinare la tensione della cinghia. Poi è il caso di eseguire un paio di cotture a vuoto, per far sì che le ultime parti volatili della camera di cottura evaporino del tutto (si sa mai). Si verifica che tutto funzioni e che la puzza di solvente sia ridotta a zero e si passa alla consegna. 

Quanto costa? Partiamo dal diritto di chiamata. Consiste nel corrispettivo che si deve pagare ad un tecnico per il semplice fatto che si sia recato presso il domicilio del cliente, in caso di guasti e malfunzionamenti del prodotto, a prescindere dal fatto che abbia eseguito o meno operazioni di riparazione sull'oggetto della chiamata. Nel mio caso è zero, sono un hobbysta non un tecnico. L'ammontare medio del diritto di chiamata varia a seconda di molti fattori e può variare dai 30 ai 170 euro a seconda dell'elettrodomestico. E' anche il caso di prevedere, se necessario, l'acquisto di un cestello nuovo. Le parti in movimento, usurate non garantiscono la tenuta dei liquidi.


La cinghia
: occorre fare attenzione. La Princess mod 152006 può richiedere due misure diverse, 570 o 540 millimetri di diametro (nel mio caso 540mm). Per misurare il diametro si schiaccia a metà la cinghia ponendola su un righello. Costo medio dai 13 euro in sù.

La boccola: quelle in bronzo, mercato tedesco da multinazionale dei ricambi, dai 4 euro circa in sù, più spedizione. Se si scelgono quelle in bronzo auto lubrificate in grafite, si parte dai 12/13 euro circa (prezzo variabile in base alle misure) ma non credo valga la pena di spendere così tanto, anche se sono praticamente eterne.

Tempo di riparazione o rigenerazione: per la sola riparazione, fatta la dovuta pratica, massimo un ora solo per la sostituzione della cinghia ed una pulizia sommaria e grossolana. Per la rigenerazione le cose cambiano. Una giornata totale fra lavaggio, spazzolatura, rimozione di eventuali viti bloccate, verniciatura a due mani di base e camera di cottura con vernice speciale, estrazione ed inserimento della boccola, rimontaggio, imprinting e collaudo... a fare in fretta, molto in fretta, una giornata intera non di meno. Il costo medio della riparazione di un elettrodomestico è compreso tra 109,22 e 250,37 euro, con un costo medio di 179,28 euro. Ipotizzando una riparazione al risparmio in questo caso possiamo calcolare (un pò a spanne) un costo totale di 126 euro... senza le tasse ovviamente...comunque più del prezzo attuale della macchinetta... ma se si opta per il baratto tempo=cibo (o tempo x tempo) la convenienza è notevole (e fanchiulo ai maledetti soldi). Sono poco meno di 20 euro di parti di ricambio. Quanto calcolare la manodopera rapportata al cibo? dipende, non c'è una tariffa precisa. Il calcolo è demandato dalla capacità di negoziazione, dal livello di gratitudine del proprietario e dall'empatia che si innesca nel rapporto "cliente/riparatore". Fate voi e fate i bravi.


Conclusioni
: due macchinette per il pane praticamente nuove di fabbrica, pronte a fare il loro dovere per altri anni a venire, anzi migliorate dalle boccole in bronzo e dalla riverniciatura. Alcune parti in plastica sono irrimediabilmente ingiallite ma è bene che sia così, ci si ricorda che nulla è eterno e va usato con cura per farlo durare il più a lungo possibile, contrastando il consumismo che sta lentamente divorando il pianeta ormai a corto di materie prime. Stiamo usando questo pianeta come una pattumiera e non ce n'è un altro dove andare. Io la mia parte l'ho fatta e sono in pace con me stesso, oltre che soddisfattissimo di aver reso felice una persona che mi ringrazierà con pane e pizza a vita...spero (almeno non morirò di fame). Alla prossima.

P.S. il topo è uscito e la rana gracida. Ripeto: il topo è uscito e la rana gracida.



lunedì 24 luglio 2023

una rara rana arrugginita

friends are always welcome

Ho deciso di ridare vita ad una rara rana arrugginita, da anni appesa all'ingresso di una casa, che dimostra l'effetto delle intemperie e del tempo che consuma inesorabilmente le cose. La ranocchia fa capolino dietro un cartello di buon augurio, con un messaggio che dovrebbe far capire al volo lo spirito di accoglienza riservato solo a chi lo merita... Gli amici sono sempre benvenuti.. il che sottointende "nemici ed unani no!". 

Ciance a parte, per restaurare e dare un tocco di personalizzazione, con i materiali a disposizione, ho usato: 

  • spray sverniciante, 
  • fondo aggrappante per metallo, 
  • tinta acrilica in tubetto, 
  • acrilico spray, 
  • vernice satinata trasparente protettiva come ultima mano. 

La scritta è stata realizzata con un comunissimo incisore laser a led da 20watt. 

friends are always welcome

Il risultato finale rivela sin troppo i margini di miglioramento. Un occhio si è staccato e nel re-incollarlo non è andato perfettamente al suo posto. La vernice trasparente doveva essere spruzzata prima di incollare gli occhi, che si sono così un pò opacizzati. Errori di impostazioni di un m*rdosissimo software proprietario cinese, che non si capisce come lavora e fa un pò a modo suo, hanno prodotto un incisione troppo piccola rispetto all'area disponibile. La mancanza di Font adeguati fa poi il resto. 

Tutto sommato però il "lavoro" ha prodotto le solite soddisfazioni del fai da te e del recupero di un oggetto che sarebbe finito in discarica causa "fine vita". Il risultato non sarà uguale all'originale ma tant'è che così a me piace di più, l'ho fatto io e l'etichetta originale del negozio dove è stata in origine acquistata non l'ho recuperata. Vabbè, alla prossima. 


P.S. il cane nero morde e fugge. Ripeto: il cane nero morde e fugge.

giovedì 31 marzo 2022

Black & Decker FV7201-H1 (parte 5 - done)

Finito! dopo una serie di problemi il progetto di conversione di un aspirabriciole Black & Decker FV7201-H1 (da batterie al Ni-Mh a Li-Ion, è terminato e sono contento. Vedi tutte le puntate precedenti per capire come ci sono arrivato. Mi sono imbattuto in una serie di problematiche che per mio promemoria voglio elencare nel seguito.

Il BMS va in protezione all'avvio. All'avvio del motorino, il BMS da 10A va in protezione e si spegne. Non ho a disposizione un oscilloscopio per vedere la fase transitoria all'accensione ma, presumo, ci sia uno spunto di assorbimento troppo alto. Come prima soluzione (babbana) ho sostituito il BMS da 10A con uno da 20A, con esito negativo. Anche con un BMS più "potente", quando si avvia il motorino, scatta la protezione da cortocircuito. Cerco in rete e trovo una soluzione per un altro modello di BMS. Per quello, basta aggiungere un condensatore e il problema si risolve. Nel mio caso il BMS è però molto più spartano rispetto a quello dell'esempio e piazzole vuote non ce ne sono...solo due piazzole serigrafate FD e CD (non documentate). Di scrivere al produttore nemmeno a provarci, sarà tutto il giorno a pescare il pesce gatto sulle rive del Mekong. Provo ad inserire due induttanze di recupero, in serie ai terminali del motorino, pensando di limitare così la corrente di spunto ma... niente da fare. Forse non ho induttanze con il filo di dimensione adeguata a supportare due o tre ampère e nemmeno del valore adeguato. Penso allora di utilizzare una NTC di quelle che si trovano all'ingresso degli alimentatori switching per limitare la inrush current ma niente da fare. Il valore ohmico a freddo è troppo alto ed il motore non parte. Non sarebbe poi, se funzionasse, una soluzione vera e propria. Se l'NTC è calda, il BMS andrebbe in protezione lo stesso, caso che si verifica se si riaccende l'aspira briciole dopo qualche minuto di utilizzo. Opto pertanto per la soluzione grezza... ho notato che l'avviamento c'è quando si mette in serie al motorino una resistenza di pochi ohm o un diodo... con questa soluzione, si crea una caduta di tensione proporzionale alla corrente ai capi della resistenza, limitando però quella ai capi del motorino quando si avvia. Ho messo una resistenza da 0,6 ohm 5 watt... scalderà, dissiperà potenza inutilmente ma non ho trovato altra soluzione, tipo quella del mega ingegnere luminare dott.ing.prof.testdicaz... che suggerisce un controllo a rampa per il soft start... uè genio incompreso... stiamo parlando di un aspira briciole, non di un controllo di automazione industriale! Coglione!

C'è poco spazio per le batterie al litio: inizialmente avevo adottato delle Li-Ion con form factor 18650. Il caso vuole che pochi giorni fa abbia aperto due batterie per le e-cig, dismesse per cambio modello di atomizzatore che utilizzo. All'interno, due bellissime e quasi nuove 26650 da 4500mAh. Alloggiarle non è stato facile, sono più "ciccione", ma incastrando per bene il BMS, i fili, i morsetti ad avvitare ed i cavetti  grossi da 2,5mm alla fine ci sono riuscito. Good job!

Modulo di ricarica. Con la conversione da Ni-Mh a Li-Ion il caricabatteria deve essere (ri)progettato. Per la ricarica completa servono 2 o 3 Ampère. A batterie quasi cariche o a metà carica, la corrente necessaria varia da 1,2A a 800mA... a scendere man mano che le batterie si ricaricano. Frugando negli scatoloni cerco un alimentatore a muro da 9 volts AC che abbia anche le dimensioni adeguate per alloggiare un regolatore di tensione ed un ponte raddrizzatore. Quest'ultimo l'ho recuperato non ricordo da dove, da 4A. Il regolatore mi serve per produrre in uscita una tensione da 8,2 a 9 volts (da specifiche del BMS). Per 70 centesimi si trovano dei devices pre assemblati, dotati del celebre LM2596S-ADJ, corrente massima 3A, dovremmo starci dentro senza paura di bruciare qualcosa. Il componente critico è il trasformatore, da 1200mA, pochini per le necessità ma un buon compromesso per peso/ingombro (del resto non ho trovato altro nel ciarpame che conservo come un accumulatore compulsivo). 

Presa di ricarica: ho optato per l'inserimento di un jack per il carica batterie. Prima della conversione c'era un cavetto fissato alla base da appendere al muro e non era separabile. Con un piccolo scavo ho inserito una presa di un vecchio apparecchio (messa da parte proprio per queste necessità) e per i cavetti di collegamento ho usato dei fili polarizzati recuperati dal tapis roulant disassemblato qualche tempo fa. 

Filtro: sto valutando seriamente di costruirmi i filtri di carta riutilizzando delle mascherine chirurgiche o qualcosa di simile. Una regione, ad inizio pandemia Covid, ha distribuito delle orrende ed inutilizzabili "mascherine" brutte come la morte quanto inutili (tanto paghiamo noi gli "imprenditori" leghisti amici del pupazzo di turno), utilizzate solo dai soliti ridicoli leccacchiulo della lega per compiacere il loro padrone. Con quelle, indossandole, si riesce a spegnere la fiamma di un accendino, per cui lasciano passare facilmente l'aria ma dovrebbero trattenere lo sporco che si trova per terra (e di sicuro le briciole)... almeno recuperiamo così in parte i nostri soldi buttati al vento dal solito politico gran signore coi soldi degli altri.  

Sicurezza: si lo so, c'è il rischio di surriscaldamenti dell'alimentatore, pericolo di incendio, per cui occorre un lungo collaudo accurato in condizioni estreme, tenendo un estintore sempre a portata di mano per evitare di incendiare la casa. Fare queste cose non è per i principianti ed il rischio concreto di farsi male è reale. 

Non credo ne valga la pena ma, se un domani vorrò, mi piacerebbe implementare delle spie di funzionamento, sia per l'accensione che per la ricarica, magari un micro voltmetro per vedere la tensione delle batterie. Per ora mi fermo qui che di tempo ne ho speso abbastanza, forse più del dovuto, che la mia pignoleria a volte raggiunge livelli che mal sopporto anch'io, ultimamente. alla prossima. 

P.S. La mummia russa. Ripeto: La mummia russa.


martedì 1 marzo 2022

Olimpic Hobby Wash mod.306 (documentazione)


Ho già una lavatrice manuale, di quelle portatili che possono essere installate anche nel camper (un grande camper). Pubblico qui la documentazione originale di questa Olimpic Hobby Wash mod.306 per futura memoria o per utilità a chi ne avesse la necessità. 

E' un modello che risale a fine anni '70, può lavare sino a 3kg di biancheria ed usarla è davvero semplice. Un lavaggio, tre risciacqui ed il risultato è perfetto. Questo modello poi ha anche il riscaldatore per la vasca (un vero lusso).  Niente centrifuga, niente pompa di scarico, nessun programma per massaie decerebrate. Di sicuro consuma meno di una lavatrice "tradizionale" e di questi tempi... fate voi.

Ormai disassemblata, per recuperare alcuni componenti, proviene da una cantina sgomberata di recente. Purtroppo, probabilmente a causa di una caduta, la vasca era rotta in corrispondenza di uno spigolo e ripararla risulta per niente facile... stavolta desisto. Ad ogni modo, devo fare i complimenti per le cose di una volta, quando venivano costruite per durare. Ottima documentazione, schema elettrico nel vano che alloggia l'elettronica, componenti solidi e robusti, davvero un ottimo macchinario per il quale ancora oggi si trovano dei pezzi di ricambio. Quelli che ho, li tengo per un pò, il tempo che gùgol indicizzi questa pagina, poi me ne libero.  Se a qualcuno potessero interessare, trovi il modo di contattarmi (se ci riesci, non sono quello del filmato).  Alla prossima. 


 


 


P.S. i panni sporchi si lavano in famiglia. Ripeto: i panni sporchi si lavano in famiglia.

lunedì 21 febbraio 2022

Forno solare (parte 1)

La "sorpresa" nell'ultima bolletta della luce, infartogena, non ci lascia molte scelte. Dopo la pioggia di contributi a fondo perduto, presi in gran parte dai soliti disonesti che di bisognoso hanno solo la loro avidità, è arrivata la stangata (ed è solo l'inizio #sapevatelo) su acqua, luce e gas. 

A noi poveracci non resta altro che aguzzare l'ingegno e trovare una soluzione. Principalmente, a fronte di qualsiasi aumento delle bollette, sono due le reazioni dell'unano medio: 

1) aumentare le entrate economiche 

2) risparmiare e tagliare i consumi. 

Tutte e due sarebbe l'ideale che tende alla perfezione, con tutti i pro e contro del caso. In molti, la soluzione "1" non è praticabile, in quanto dedicarsi ad altre attività con 10/12 ore di lavoro al giorno sul groppone, a salario minimo che nessuno è disposto ad aumentare... resta ben poco tempo che andrebbe rosicchiato alle sacrosante (e poche) ore di riposo. 

Per la soluzione 2... è dura, specialmente per chi è già al limite. Lampadine a led (da 2 watt ed una sola per stanza), lampada da minatore a batteria per evitare di accendere le luci quando si gira per casa, pochissime lavatrici (di notte e ben piene), sciacquone del water solo una volta al giorno, ci si lava con l'acqua fredda, sempre, anche d'inverno, riscaldamento a legna, switch off di tutti gli apparecchi vampiro (quelli con lo stand-by), forno elettrico solo per le grandissime occasioni, condizionatori e ventilatori d'estate sono banditi (fatwa!!), congelatore al minimo, frigo in classe "tripla A più più ed ancora più" (con temperature miti all'interno) e via dicendo. 

Urgono comunque, giocoforza,una serie di provvedimenti per restare a galla e resistere alle sanguisughe. L'idea è quella di adottare un forno solare che non consuma niente. Ne esistono ormai una moltitudine in commercio, dai costi adatti ai sultani  a quelli auto costruiti, più o meno performanti. Prima di iniziare la sperimentazione, voglio mettere qui una lista di pro e contro, dando il giusto perso ad ogni voce. 

Pro

  • consumi elettricità azzerati per la cottura dei cibi
  • Ambiente più pulito
  • mitigazione del rischio di costruzione di centrali nucleari

Contro

  • costo del forno
  • tempi e modi di cottura variabili
  • periodo di training
  • spostamento degli specchi al movimento relativo del sole
  • dipendenza dal meteo e dalle stagioni
  • temperatura di cottura da monitorare

Al momento non mi viene in mente altro ma, data la lista corposa dei "contro", possiamo aguzzare l'ingegno e trovare delle soluzioni. Il forno lo si può costruire. La configurazione più economica è la "open box" fatta con cartone e alluminio in pellicola. Non sarà figo come quello chiuso, in sughero e mylar parabolico, ma funziona bene (pare, dicono). Per le temperature... occorre fare esperienza e tenere d'occhio l'orientamento del forno solare, anticipando il movimento relativo del sole per diradare gli intervalli (30 minuti) nei quali si approfitta per ruotare la pentola di 180°. Poi, ci sono molti margini di miglioramento e solo l'esperienza potrà aiutarci, basta crederci, adattarsi, ingegnarsi...

Per il problema del meteo (stagioni invernali e nuvole), non possiamo farci nulla, vorrà dire che in quei giorni di pioggia o freddo, il menù sarà a base di frutta, verdura fresca e tutto quello che può essere consumato senza cottura. C'è un altro aspetto da considerare. Il forno solare, durante inverno e mezze stagioni, non è adatto alla vita frenetica. Occorre (ri)prendersi il proprio tempo. Il forno solare non va bene nelle (sempre più brevi) pause pranzo da lavoro dove si deve impiegare meno di un ora per cuocere, portare fuori il cane, lavarsi i denti e cambiarsi, lavare i piatti ecc.ecc... cambiano quindi le abitudini, dove si cuoce (quasi) tutto nel weekend e si consuma durante la settimana. 

Bene, ora resto in vigile attesa di un occasione per recuperare dei cartoni ad alto spessore e delle dimensioni "giuste". Il rotolo di alluminio "celò". Per la parte forno serve una ciotola di vetro dove incastrare una padella in ghisa con coperchio (o simile)... la vedo dura ma forse qualcuno butterà delle pirofile o dei vasi o delle pentole arrugginite...recuperabilissime. L'importante, data la natura sperimentale del progetto, spendere zero (e ti credo, soldi da spendere non ne ho proprio!)

Una cosa che mi incuriosisce sarà misurare i tempi di riscaldamento e le temperature che si possono ottenere (sino a 200° dicono gli spacciatori di forni glàm e fescion). Poi, se funziona, lo so già, toccherà incazzarsi contro il sistema per tutto ciò che oscura il cielo, tipo l'inquinamento e le scie chimiche. Un ultima considerazione. La vita dei poveracci è un continuo, disperato e costante tentativo di arginare le vessazioni delle istituzioni che, in fin dei conti, trattano l'umanità solo come forza lavoro e obiettivo per le tasse. Ci danno un miserrimo stipendio e poi fanno DI TUTTO per riprenderselo. Non mi stupirei se venisse tassata dopo l'acqua, anche la luce del sole (con le solite esenzioni per i soliti privilegiati). Bastardi. Alla prossima. 

P.S. il pollo è muto. Ripeto: il pollo è muto.

lunedì 24 gennaio 2022

VKWORLD VK7000 battery replacement

Da qualche mese, lo smartphone inizia a dare qualche segnale di affaticamento. Resta acceso per tre minuti netti durante l'utilizzo con batteria al 100% e poi si spegne per tentare di riavviarsi, per poi spegnersi e riavviarsi all'infinito....batteria praticamente da buttare. Urge sostituzione. C'è un problema però. Il modello in questione è un VKWorld VK7000 con batteria "not serviceable", ovvero non si prevede la sostituzione della batteria. Al momento dell'acquisto l'avevo letto, lo sapevo, ma l'ho preso lo stesso. Perchè? Con una miriade di modelli a disposizione, tutti più o meno fighetti di questo, perchè questo? In primis è un IP68, in teoria potrebbe finire sott'acqua e continuare a funzionare, tanto che viene incluso nella confezione anche il supporto galleggiante per utilizzarlo in piscina. Io la piscina non ce l'ho ma il modello è resistente all'acqua e dato che mi sposto con qualsiasi tempo in bicicletta (il perchè l'ho spiegato mille mila volte), non voglio certo vedermi costretto a cambiare telefono ad ogni diluvio. E' inoltre un apparecchio robusto, pesante certo ma robusto e data la mia vita avventurosa il rischio di rotture da caduta è ridotto al minimo. E' un octa core, ed a distanza di qualche anno dall'acquisto ancora tiene bene l'installazione e l'uso di app recenti senza apparenti rallentamenti tipici dei processori meno performanti. 

Tra mille difficoltà, siti truffa, sistemi di pagamento esotici di paesi dell'est EU e siti di e-commerce dove le foto fanno pietà, alla fine riesco a trovare un ricambio, in cina ovviamente. Dopo un attesa biblica, la nuova batteria mi viene recapitata e sorge il problema di sostituirla senza uno straccio di filmato o manuale di istruzione. Occorre arrangiarsi e fare appello a tutta l'esperienza pregressa in riparazioni e manutenzioni impossibili. Le difficoltà non mi hanno mai spaventato, anzi, a differenza di certi "riparatori" fighetti totalmente dipendenti dal produttore che se non hanno le istruzioni allora non si può fare(compreso quell'idiota peracottaro di riparatore che risponde "riparazione impossibile" e poi commenta la mia recensione negativa con "mai sentito, solito spammatore").  

Per aprire l'apparecchio si inizia col togliere la SIM. Tutte le viti esterne sono a vista, e si procede con una punta T5 a toglierle, mettendole in ordine dato che non sono tutte lunghe uguali. Sono 6 in tutto per le parti laterali e 12 per la parte posteriore. Prima le protezioni laterali e poi il coperchio posteriore. Il coperchio non è ad incastro ma, nel toglierlo delicatamente, con una lametta occorre accompagnare la guarnizione per evitare di strapparla (a volte si incolla un pò di quà ed un pò di là) e rimetterla nella sua sede. 

A questo punto ci si trova davanti la batteria sulla quale è attaccata la spirale per la ricarica wireless, quest'ultima tenuta in sede con due nastrini adesivi neri (non serve smontarla, è sufficiente sollevarla e metterla da parte). Nella parte superiore c'è un coperchietto nero fissato con 4 viti, due delle quali nascoste sotto uno schermo adesivo di rame che lascia vedere solo la fotocamera. In pratica è il supporto per la fotocamera che fa da schermo per la board sottostante. E' fissata con 4 viti con la testa a croce. Sollevando questo coperchietto (dopo aver rimosso le viti), senza staccare il connettore della fotocamera, si ha accesso al connettore della batteria che può così essere scollegato. La batteria è incollata con due sottili strisce di nastro biadesivo. Si fa leva, delicatamente dal basso, con un attrezzo di plastica e si procede con la rimozione (occhio a non perforarla o piegarla, è pericoloso). La batteria nuova che mi è arrivata è leggermente più piccola ed ha il connettore flessibile leggermente diverso, ma si riesce comunque a fissarla in sede, sfruttando un pò di biadesivo rimasto attaccato al telefono. Prima di richiudere il tutto si prova ad accendere e verificare che la fotocamera sia ancora collegata, il touch screen sia ancora funzionante e tutto il resto a posto. 

Per la batteria nuova ho speso in totale 25 euri, che per me sono due settimane di frutta verdura latte uova ecc... mi metterò a dieta per compensare il salasso. Sto già pensando a come procedere per la prossima volta che avrò necessità. La batteria esaurita ha un BMS funzionante...perchè buttarlo? Credo che sia sufficiente sostituire solamente la cella al litio che va cercata con le stesse identiche dimensioni e riutilizzare il BMS con il connettore specifico per questo modello di smart phone. Sicuramente risparmierò non poco e la cosa è fattibile sicuramente. 

Ecco, sono riuscito a non perdere nemmeno una vitina ed ho lo smartphone in carica per verificare se riesco almeno a fare una telefonata o usare Signal senza che mi si spenga all'improvviso... sono tornato "social", evvaiiiiii. Ora spero che per almeno un altro paio di anni, forse anche tre, non sia costretto a cambiare telefono, che questa storia degli smart phone usa e getta proprio non mi va giù. Alla prossima.

P.S. Ughetto passeggia con il bastone. Ripeto: Ughetto passeggia con il bastone.

martedì 19 ottobre 2021

Termoconvettore ARDES mod.465 (ri-AGAIN!!!)

E siamo a quattro.... quattro riparazioni per lo stesso modello di termo convettore, maledetto, stramaledetto ed ancora maledetto!!!! 2013, 2017, 2019, 2021... Guarda che io non mollo, puoi andare anche in mille pezzi, andare a fuoco, frantumarti, suicidarti... ma io tengo duro e ti rimetto insieme tutte le volte, costringendoti a lavorare per tutta la vita, anche nell'aldilà, maledetto di uno stramaledetto.

Stavolta cosa è successo?  stavolta ci hai provato a fregarmi. Un doppio problema: condensatore (1 microfarad 450 volts nominali ma misurato a 0,35  microfarad) ed avvolgimento di spunto del motore asincrono (filo giallo) interrotto. Tutto qui?

C'eri quasi riuscito, maledetto di uno stramaledetto ciòttolo maledetto. Credevi di lasciarmi al freddo vero? Invece io ti ho convertito e degradato a semplice ventilatore per far circolare l'aria della stufa a legna, maledetto ed inutile ciòttolo, figlio di un progettista demente e divoratore bulimico di energia elettrica. Ti ho amputato la resistenza di riscaldamento, diversamente utile, e la trapianterò in qualche altro corpo più degno di te. Ti ho già sostituito le gambe con due protesi in legno.  Ti ho sostituito il motore ma anche quello verrà riciclato senza bisogno che tu ti senta utile, è solamente grazie a me, non a te, stramaledetto ciòttolo guastatore della serenità altrui. Pensi di frantumare la plastica? Imbecille!, ho adottato un generatore di organi 3D, da creare e trapiantare all'infinito. Pensi di guastare l'elettronica? Con chi caxo credi di avere a che fare?

Ecco, così impari. Nemmeno le viti di chiusura ti meriti, solo un giro di nastro adesivo, così posso aprirti ed operarti quando mi pare, dove mi pare e senza anestesia. Ti attacco al muro e ti condanno a funzionare ancora ed ancora, all'infinito, senza speranza di andare in pensione a trovare i tuoi amici fancazzisti, che si riuniscono nel ritrovo del dopolavoro RAEE. Schifoso maledetto, io non acquisto rifiuti e tu non sei destinato a diventarlo (anche se è da lì che provieni). Lavora, schiavo maledetto!. 

P.S. tuo fratello che ti ha donato il motore e che ha pensato bene di guastare anche lui il condensatore... non pensare che se ne stia fermo lì all'infinito... stessa sorte anche a lui.  Alla prossima, nel 2023, maledetto!

P. P.S. la mela è acerba, l'uva uvetta. Ripeto: la mela è acerba, l'uva uvetta.

domenica 8 novembre 2020

Cuscino anti decubito per disabili ROHO mod NS1616C (riparazione)

Il motivo per cui al mondo esistono milioni di DIYers, ovvero persone che si arrangiano a costruire da sè qualsiasi cosa costruibile, è dovuto a molti fattori.

Fra questi esiste una specie di specializzazione, quella dei riparatori, i quali sono spesso costretti a costruirsi le parti di ricambio. Mi sento di dire che appartengo ad entrambi, DIYer per riparare e me la cavo per niente male.

I fattori per cui i riparatori sono indirizzati ad arrangiarsi possono essere ad esempio:

  • Politiche commerciali deprecabili praticate da produttori diversamente etici
  • Fallimento del produttore
  • Produttore mordi e fuggi (es: oggi produco computers, domani carta igienica, a seconda dell'andamento dei profitti monitorati mensilmente)
  • Produzione di oggetti "a scatola chiusa" (impossibili da aprire senza romperli)
  • oggetti progettati volutamente fragili, destinati all'usa (poco) e getta (spesso)
  • Adozione di scelte commerrciali volte più al consumismo a scapito della riparazione
  • Assenza totale di minuterie come parti di ricambio fornite dal produttore e concomitante assenza dell'usato

L'elenco potrebe comprendere altre motivazioni ma, in generale, si nota un sempre più orientamento a complicare le cose e mantenere il monopolio delle cose prodotte e vendute. Sembra che aggiustare e riparare sia diventata un attività sovversiva, quasi rivoluzionaria. Effetti del consumismo agevolato dal marketing ed amplificato da menti diversamente intelligenti. 

Un esempio pratico? Per un periodo ho avuto la necessità (già documentata) di spostarmi con la sedia a rotelle che ho poi per disgrazia dovuto passarla ad un falmiliare bisognoso. Nel sedile, c'è una specie di cuscino gonfiabile a bolle d'aria (anti decubito o posturale). Purtroppo la valvola di gonfiaggio perde aria. Ho verificato fosse proprio la valvola, escludendo forature alla gomma, immergendo il cuscino in una bacinella d'acqua e verificando ove fosse la perdita. La valvola non chiude bene e fa le bolle. Allora decido di telefonare ad un negozio di articoli sanitari di zona, ove mi ero già rivolto per sostituire i copertoni e le camere d'aria delle ruote (90 euro!!!) per chiedere se fosse disponibile una valvola, un pezzettino di metallo del valore di 2 - 4 euro. Per la sostituzione mi sarei arrangiato ovviamente, basta infilarlo manualmente a pressione nel tubicino di gomma che esce dal cuscino. 

Il ragazzo del laboratorio, viste le foto che avevo allegato con tanto di marca, modello, numero seriale e nome del produttore, mi richiama con la lieta novella: "occorre spedire il prodotto al produttore che lo guarderà, deciderà cosa farci e valuterà se è riparabile, la valvola non viene fornita come ricambio"... resto quasi senza parole. Per una stupidaggine del genere occorre veramente mandare in assistenza il cuscino? e nel frattempo, un disabile vero, dove si siede? e soprattutto come?? Occorre sapere che un cuscino come quelli costa da 300 a 700 euro ed oltre!! (maledetti approfittatori delle disgrazie altrui!) ed io dovrei accollarmi anche le spese del corriere per farlo vedere ad un "ingegnère" che dopo aver studiato ed essendo lui Dottore decide il da farsi? scherziamo davvero?. 

Chiudo la telefonata con i ringraziamenti di rito, per la cortesia dimostrata dal negoziante e per essersi attivato. Ed allora?

  1. Scendo nel mio hack-bunker blindato dove eseguo le riparazioni, 
  2. cerco i copertoni e le camere d'aria sostituite (sì non le avevo buttate e nemmeno lasciate al negozio di riparazioni, sono mie e me le tengo io per farci quello che mi pare, altro che rifiuti speciali). 
  3. Taglio la valvola di gonfiaggio dalla camera d'aria, 
  4. col tornio smusso la parte finale sporgente, 
  5. infilo la valvola nel tubicino del cuscino, 
  6. gonfio il cuscino e rimetto il tappino di plastica. 

Prova bacinella superata, cuscino riparato, tiè produttore avido di m*rda!! Vaffanchiulo a te ed al tuo fatturato di giada! Che tu possa strafallire per sempre senza possibilità di riprenderti, e vaffanchiulo ai tuoi ignari azionisti col suv e con gli abiti griffati, che dio vi strafulmini, ANATEMA e FATWA forever! Alla prossima. 

P.S. le crocchette del gatto sono finite. Ripeto: le crocchette del gatto sono finite.

martedì 4 agosto 2020

Mediacom M-SB130 cerniere ko

Dai, non dite che non vi avevo avvisati. Dopo una prima "riparazione" presso un centro assistenza, selezionato dopo averne girato almeno altri 4 (tutti bocciati, maledetti peracottari incapaci), dopo aver usato questo ciòttolo, da due anni ad oggi solo 4 o 5 volte, dopo essermi accorto che il microfono non funziona nonostante la sostituzione della mother board che non si riusciva a far funzionare a dovere (si accendeva ma per far apparire la schermata occorreva chiudere il coperchio, aprirlo, attendere lo standby, richiudere e riaprire), dopo queste "piccole magagne" ecco la sorpresa: le cerinere indurite. Aprendo il coperchio, la plastichetta di m*rda con cui sono costruiti, sottilissima, fragilissima...crack!!! si rompe inevitabilmente nei punti critici e gli inserti in ottone dove "mordono" le viti, saltano via come niente fosse.
Ecco, uno "smartbook" (smart per modo di dire) praticamente nuovo, usato davvero pochissimo (un paio di volte all'anno solo per aggiornarlo), si rompe. Vale la pena di portarlo in assistenza again? NO! stavolta no. Rischio di vedermi consegnare un preventivo per sostituire le cerniere, il coperchio, il guscio inferiore (ammesso siano tutte parti di ricambio per cui è prevista la sostituzione), ad una cifra assurda a cui aggiungere almeno 80  euri di "diritto di chiamata"...oppure di sentire il solito mantra "...conviene buttarlo..." conviene a te, deficicente!... andatevene affanchiulo!.
Allora? lo sbudello e vendo le parti sperando che qualche vittima decida di tenerselo e ripararlo? Probabilità stimata di trovare un soggetto disponibile: 0,001% Boh... forse, vedremo. Intanto prevale la mia innata e mai soddisfatta voglia di aggiustare l'aggiustabile, casi disperati compresi. Di buttarlo, no, direi di no, anche se mi verrebbe davvero voglia di un atto liberatorio, tipo il lancio dal terrazzo del decimo piano con tanto di filmato virale. Così decido di smontarlo con a corollario le giustificabilissime bestemmie in una lingua sconosciuta. Già perchè, oltre ai materiali, anche l'assemblaggio è una vera m*rda.
Per togliere le cerniere occorre togliere il bezel frontale tenuto da 4 viti microscopiche (che non si sa come facciano a tenere) nascoste da dei micro gommini adesivi da far saltare con una lametta (e scordatevi di rimetterli).
Poi occorre togliere la parte inferiore (la base) facendo attenzione che le viti non sono tutte uguali, le 4 davanti sono più corte. Poi occorre scollegare la batteria e poi il connettore dello schermo lcd. Poi le 4 viti che tengono le cerniere sulla base e solo così si riesce a togliere il bezel frontale (la cornicetta nera che copre i bordi dello schermo).
Così si nota che la cerniera sinistra è saltata, mangiucchiando le sedi degli inserti in ottone. La cerniera destra invece è "molle", segno che stava per saltare anche lei. Le cerniere sono durissime da muovere a mano... che faccio..., le lubrifico con lo svitol?? Ne cerco un paio di usate? A 9/10 euro l'una non ne vale la pena... svitol/WD40 e vediamo che succede. Ma come le fisso alla base dato che le sedi per le vitine sono praticamente andate??
Ci sono tre scuole di pensiero (principalmente)
  • Termocolla
  • Bicarbonato di sodio e colla istantanea cianoacrilica
  • Epossidica bicomponente (metallo liquido)
Un altra, molto steampunk, prevede l'installazione di cerniere esterne, quelle da portelline dei mobili... in casi estremi, estremi rimedi ma per ora non siamo così disperati.
Tutte le "soluzioni" indicate hanno dei pro e contro. In comune la difficoltà di mettere la colla solo dove si vorrebbe (e sperare tenga a lungo). La soluzione con il bicarbonato pare funzionare, ma è un tipo di incollaggio molto rigido (come l'epossidica). Al contrario la termocolla mantiene una certa flessibilità in grado di assorbire gli sforzi ed evitare che la plastichetta si rompa in altri punti meno rigidi della colla dura.
Io?? Termocolla, è una soluzione che mi pare sensata (al limite combinata con le altre ma si deve valutare caso per caso).
Con un getto di aria calda si cola la colla termica nelle sedi e si cerca di affogare la cerniera in modo che risulti ben salda nella sua sede, al suo posto, che la tolleranza di montaggio è davvero minima. Si può far colare la termocolla dove c'è spazio anche per allargare la base di fissaggio ed irrobustire l'assemblaggio. L'ho già fatto in altri portatili e sembra funzionare. E' sufficientemente rigida ed elastica allo stesso tempo, per supportare l'inevitabile sforzo dovuto alla naturale rigidità delle cerniere. Volendo la termocolla può sostituire le viti.  L'unico neo è che sotto la cerniera sinistra passa il cavo della webcam che non andrebbe affogato nella termocolla altrimenti un domani se lo si vuole recuperare... meglio ricoprirlo con del pongo o della plastilina morbida o con del nastro adesivo, giusto nella scanalatura altrimenti poi la termocolla non tiene abbastanza. Poi occorre stare attenti a non mettere troppa colla, altrimenti il coperchio non si chiuderà più o la cornice non resterà al suo posto. Al limite ammorbidire, avvicinare le parti sperando che la colla si modelli per bene... Con un soffiatore ad aria calda poi c'è il pericolo di colare il coperchio di plastica... occorre in ogni caso esperienza, manualità, ingegno, predisposizione al rischio di rompere qualcosa senza traumi post-intervento. Probabilità di successo stimata per un risultato professionale: 20 - 40% per i neofiti, 80%- 90% per i professionisti... mai al 100% ovviamente, qualche gancetto non si aggancerà, qualche vite resterà fuori inutilizzata o dimenticata, è inevitabile. 
Di sicuro il risultato sarà quello di un portatile dall'aspetto post atomico, uscito da un conflitto nucleare, non certo una riparazione professionale e nemmeno da esibire dai clienti... a meno di non fare la figura del barbone. Ma del resto se non lo riparassi, non mi divertirei, per cui... maledetto smartbook (??), ti concedo un altra possibilità con a corredo una FATWA forever!!... Alla prossima.  

Aggiornamento 2.11.2020 - c'era da aspettarselo! Quando si affogano le cerniere nella termocolla, assicurarsi di farlo da entrambe le parti. Se si riparano solo quelle lato schermo, è inevitabile che lo sforzo si accentui anche sul lato base che tenderà ovviamente a piegarsi sino al limite di rottura. Stavolta sono intervenuto in tempo evitando che il contenitore si rompesse del tutto. Solo che dato lo spazio esiguo, mi sa che ho bloccato anche la tastiera ed alcune schede. Se occorrerà ripararle mi sa che non si potrà, ma del resto... magari stavolta veramente faccio fare il volo dalla finestra se si rompe ancora. Mediacom... ri-FATWA forever!!

Aggiornamento 4.11.2020 No, non ci siamo. Anche bloccando le cerniere, sono talmente indurite che il contenitore del portatile si spacca, troppo sforzo, la termocolla resta un pò flessibile e si piega per assecondare delle cerniere troppo indurite!. Su ebai le si trovano oggi a 10 euri cadauna...tot 20 euro da spendere per un ciòttolo ignobile, manco morto. Testardo al limite del ridicolo, non mi arrendo, mai! nemmeno di fronte all'evidenza. Decido così di togliere tutta l'elettronica interna e rifarmi un contenitore di legno, sì di legno. Un paio di tavolette che recupero dal "tapìrulan" che ho smontato, le scavo e le sagomo con pazienza, ci rimetto dentro l'hardware e la finiamo una volta per tutte con un Mediacom M-SB130 fragile, troppo fragile per un normale uso quotidiano. Magari può andare bene per i dementi che usano faccialibro un paio di volte alla settimana, ma per un uso leggermente superiore, questo modello è proprio una vera ed autentica ciofeca, mal progettata al risparmio. Fortuna che è stata un intecettazione verso la discarica, per cui non ci ho speso nulla a parte la mother board (ciòttolosa pure quella, è vero).  Al lavoro allora, alla fine vinco io stavolta.


P.S. La mamma è al negozio e babbo non torna presto. Ripeto: La mamma è al negozio e babbo non torna presto.

lunedì 3 agosto 2020

ESP32-CAM - esperimenti 1

D'impulso ho acquistato delle telecamere wireless (con bluetooth) per piazzarle nei punti strategici della casa e monitorare cosa accade. Devo farlo perchè qui non è casa mia (che non ho) e qui è un porto di mare. Gente che, vantando diritti di proprietà condivisa dell'immobile, va e viene senza avvisare, gente che ha le chiavi di casa e arriva a qualsiasi ora, gente che sbuca all'improvviso senza far rumore procurandoti dei coccoloni da infarto, gente che non rispetta la privacy degli altri, gente che se ne frega se sei concentrato nel tuo lavoro, considerando le proprie cose prioritarie su tutto e soprattutto gente che non ha rispetto per le cose degli altri considerando bene comune oggetti che appartengono ad altri (a me per la precisione).
E così spariscono come neve al sole attrezzi di vario tipo, carriole, rastrelli, sacchi per il verde, vasi da fiori, prolunghe elettriche, magliette stese ad asciugare e mi fermo qui per non dilungarmi ben oltre il sopportabile.
Non potendo tirare fili o installare canaline esterne (non è casa mia) devo optare per una soluzione senza fili. Il modulo ESP32-CAM (CPU dual-core a 32 bit, fino a 240 MHz e fino a 600 DMIPS) è la soluzione che ho scelto. Consumo bassissimo (70mA), wireless (802.11b / g / n Wi-Fi + Bluetooth BT / BLE.), porte programmabili (interfacce UART / SPI / I2C / PWM / ADC / DAC), installazione ad impatto zero, costo abbordabile, dimensioni contenutissime (27 * 40,5 * 4,5 (± 0,2) mm in un DIP-16) che ne permettono al bisogno un buon occultamento.
E' dotata di alcune porte I/O, utili per comandare eventualmente un servomotore che ne permetta lo spostamento su due assi. Ha anche un led ad alta luminosità che per il momento non mi serve ma comunque troppo minuscolo per illuminare a sufficienza. Volendo è possibile collegarci un sensore PIR per attivarla quando rileva movimento ed ha anche la funzione di riconoscimento facciale... figata, oggetto di studio per alcune idee che ho in mente, tipo attivare l'irrigazione a pioggia quando arriva qualche rompic*glioni. Ad ogni modo la scheda è documentatissima, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Unico neo... il case, o contenitore. Cerco in rete ma non ho trovato molto, speravo di trovare uno scketch per la stampante 3d che non possiedo, ma così ho una scusa valida per salassare il conto corrente ridotto al lumicino.
Mi serve una scatolina di plastica, possibilmente a chiusura ermetica per le installazioni all'aperto... devo frugare tra il ciarpame per vedere se salta fuori qualcosa da adattare e forse adotterò il cartone del fondo delle cassette di frutta. Nel frattempo mi creo dei cavetti di alimentazione, recuperabili da alcuni adattatori 220/5Volts cinesi e vediamo se almeno provvisoriamente riesco a mettere in piedi un impianto che mi possa essere utile. Step successivo, una paginetta web che mi faccia vedere contemporaneamente tutte e 6 le riprese in tempo reale, magari anche da remoto via VPN. Ci sarà da divertirsi. Alla prossima.

mercoledì 20 maggio 2020

E-cig holder (DIY experiments)

Da un pò di tempo ho cambiato totalmente modello di e-cig, abbandonando definitvamente la serie EGo, causa atomizzatori fragili al minimo starnuto. Con il cambio però ho dovuto inventarmi un porta batterie nuovo, per tenere sempre appeso al collo il dispositivo. Già, tenerle in tasca nemmeno a parlarne, si riempiono di pelucchi e se ci si siede si rischia di spezzare il costosissimo inalatore salva vita. Nel taschino poi decisamente no, se ci si china la si fa cadere a terra. Per non parlare poi di appoggiarla da qualche parte... tempo un paio di distrazioni ed inizia la ricerca...oddio, dove l'ho appoggiata stavolta?. No, è tempo di organizzarsi e costruire un qualcosa che possa essere appeso al collo in modo da poterla avere sempre a portata di mano, anche in auto senza che finisca nel buco nero fra un sedile e l'altro, assieme a centinaia di oggetti smarriti irrimediabilmente (chiavi, bottoni, batterie, monetine, scontrini, gettoni del carrello della spesa, chewingum usati, preservativi, lenti a contatto,  ecc.ecc.).
Di soluzioni ce ne possono venire in mente tantissime, dipende da molti fattori:
  • materiali disponibili in casa,
  • dimensioni di contenitori precedentemente destinati ad altri usi,
  • colore del materiale,
  • rigidezza del supporto,
  • facilità di lavorazione,
  • attrezzi a disposizione
e via dicendo. Ma vediamo cosa mi è venuto in mente nel giro di una mezza giornata.

E-cig holder prototipo 1
Prototipo 1: Decido di partire con delle cinghie di nylon, recuperate da alcuni marsupi di quelli che si portano in vita e da una borsa griffata, passata di moda da molto tempo, l'importante è che sia materiale di recupero a cui dare nuova dignità.
Inizio intanto a crearmi un modellino di legno, di dimensioni leggermente più grandi del mio dispositivo, giusto per evitare di creare un vano troppo piccolo nel quale l'e-cig si infilerebbe con difficoltà. L'idea è quella di creare un supporto minimale, una specie di sacchetto aperto, che lasci spazio per il cavo di ricarica, per la finestrella del display ed il pulsante di accensione. Ovvio, è un lavoro su misura ma non prevedo di cambiare modello a breve. Per unire le striscie, uso dei ribattini forati, così posso farci passare il laccio in cui infilare la testa. Con un punzone si praticano i fori nelle posizioni volute e si crimpano i ribattini con l'apposita pinza... la pinza... ovviamente in materiale fragilissimo che si rompe appena si inizia ad usare il suo punzone incorporato della misura esatta calcolata sui ribattini in dotazione.

Il primo prototipo mi viene troppo grande e il dispositivo balla all'interno. Forse potrà essere adattato ad un altro modello di batteria più grande che usa la mia compagna. Con la mia no, rischio di perderla. Ne realizzo un altro, con alcune migliorie, con le dimensioni più accurate e la cosa sembra funzionare alla grande (sto eseguendo il collaudo sul campo e sembra andare bene).

Prototipo 2
: Poi, spinto dalla fantasia, provo ad usade del "pellame" recuperato da una borsetta scippata ad un anziana per strada (no dai, scherzo), anche se il colore non mi piace, così provo anche ad usare il lucido da scarpe..uno schifo, meglio di no. Per chiudere l'involucro penso al velcro come soluzione semplice, adattabile e regolabile. La tenuta dipenderà da quanto bene e stretta lo si avvolge attorno alla batteria essendo il fondo aperto...l'attrito ci darà una mano... mancano ancora i fori per display e pulsante, da eseguire su misura. Pare funzionare, a patto di cucire il velcro e non tentare, come fatto inizialmente, di incollarlo con la colla artiglio... tiene ma non abbastanza per l'uso quotidiano. In mancanza nell'hack lab di una macchina da cucire, questo modello è un work in progress, in attesa che vada presso un altro laboratorio segreto dove poter completare il lavoro.

Prototipo 3: Ma non mi fermo qui. Voglio qualcosa facile da realizzare e replicare, esteticamente carino da vedere, semplice da utilizzare, adattabile a millemila modelli di e-cig. Recupero il rivestimento nero della mia mitica valigetta 24ore, acquistata con immenso sacrificio (economico) più di trent'anni fa da studente sbarbato e squattrinato (oggi le cose sono cambiate, la barba mi cresce). Non è pelle ovviamente (magari) ma è morbida, nera, flessibile, resistente. Si parte da un rettangolo alto quanto la batteria e lungo "un pò meno" della circonferenza della batteria. Tutto attorno, a intervalli regolari si praticano i fori e si ribattono gli occhielli. Con un laccio da scarpe poi si chiude il tutto, compresa la parte inferiore. Ho usato la legatura incrociata ma in rete si trovano un infinità di tutorial su come allacciare le scarpe, con effetti estetici davvero interessanti. Si può poi usare la fantasia nello scegliere i colori dei lacci, essendo molto vasta l'offerta. Io uso quelli neri, rigorosamente usati e mai buttati (tanto lo sapevo che prima o poi tornavano utili)... meglio scegliere quelli lunghi da anfibi, presto si fa ad accorciarli.
Prototipo 4: ne ho in mente altre di soluzioni ma per ora mi fermo qui.
Ora sto cercando dove cavolo ho messo quelle palline a molla che servono a fermare i lacci... so di averle conservate ma non ricordo proprio dove cavolo le ho messe... al limite mi inventerò qualcosa di particolare, per ora... annodo.
Ok, alla fine sono soddisfatto. So che qualcuno copierà le mie idee e le farà proprie in cambio di inutilissimi like e so che qualcuno si metterà a produrre porta e-cig da collo, così come accaduto con le mascherine che tanto alimentano il loro mercato nero, alimentato da mille criceto-massaie, fortunate "possessrici"... "possessore"..."possedenti"... che possiedono una macchina da cucire, da troppo tempo riposta in cantina ed utilizzata pochissimo... se ve ne avanza una, vi prego buttatela che la vengo a prendere. Alla prossima.

P.S. la pantegana è nella fogna. Ripeto: la pantegana è nella fogna.