lunedì 26 febbraio 2018

Princess 152006 Breadmaker Wake Up (riparata)

Dopo il post sul lievito diversamente "vegano", mi arriva per le mani una macchinetta per fare il pane... guasta ovviamente (altrimenti chi si sognerebbe di regalarmela?). E' una Pricess Breadmaker Wake up modello 152006, da 600 watt e 09Kg di capacità (a vasca singola). Fabbricata in cina ma rivenduta da un "produttore" dei paesi bassi www.princess.nl
(link to description http://service.princess.info/it-it/product/01.152006.01.001/macchina-per-il-pane-wake-up.aspx?tab=productinfo) 
Devo dire che per chi la usa quasi quotidianamente è un ottima una buona macchinetta, fa il suo dovere senza tante pretese, appare robusta e compatta, il che in cucina è sempre una gran cosa. Questa in particolare ha una sua storia. Tempo fa era stata inviata per una riparazione in garanzia ad un riparatore "autorizzato". Al suo rientro, a garanzia scaduta, la macchinetta funzionava perfettamente a parte il fatto che non cuoceva più. Inutile intentare causa al solito peracottaro delle riparazioni e far notare che il difetto non era presente al primo invio e che comunque avrebbero dovuto ripararlo in garanzia, previo collaudo prima della restituzione. Nel paese delle banane succede anche questo, causa un popolo di ignoranti rissosi sempre inclini a polemizzare e non fare mai il proprio dovere.
Urge quindi riparazione. Il sospetto è che per la fretta si siano dimenticati di collegare la resistenza (almeno così si spera). Prendo in carico il macchinario e mi insospettisco quando mi accorgo che, maneggiandolo, si sente all'interno sbattere un piccolo oggetto libero di rimbalzare... conoscendo la moltitudine dei riparatori con due zeta (del ca**o) non mi stupisco più di tanto. Porto il pezzo sul tavolo operatorio e mi tuffo alla ricerca di un manuale di servizio... nulla, occorre mettere in moto l'ingegno e sfruttare l'esperienza. 
Princess 152006
Nella parte inferiore ci sono 5 viti, due delle quali con testa three wings (TW) di sicurezza. Oltre a queste, è necessario svitarne altre 8 presenti all'interno del vano che ospita il cestello di cottura (la "camera" di cottura), la quale viene via assieme alla copertura plastica. Per un apertura più agevole però, anche per non sollecitare troppo il cortissimo cavo che collega il pannello comandi all'elettronica interna, è consigliabile sfilare superiormente le pareti della camera di cottura, non senza prima aver svitato l'aletta che sorregge la resistenza. Si esercita una leva con un cacciavite piatto agli angoli, molto delicatamente e parallelamente. Pian piano la parete viene su, mettendo a vista l'interno e le alette di aggancio del coperchio, quasi impossibili da individuare dall'esterno. In questo modo viene via tutta la plastica esterna rivelando la base composta da reggi-resistenza (che resta solidale alla base), reggi-elettronica e motore ad induzione con il suo condensatore. L'interno non è particolarmente complicato ed il prezzo pagato tre anni fa, è inferiore a quello di listino ancora oggi in vigore (offertona).
Con un tester ho immediatamente verificato che la resistenza è interrotta da qualche parte... guasta, da sostituire. Per il ricambio sono in contatto con un rivenditore e devo comunque aspettare una settimana (costo 18 euro). Prima ho scritto in Olanda, al produttore, il quale ha dirottato la richiesta in itaglia a Milano. Quest'ultimo mi ha re-indirizzato presso un altra catena mafiosa di gestione dei ricambi, la quale a sua volta altro non fa che rimandarti dai soliti riparatori o rivenditori peracottari di zona (a seconda da dove si chiama)... 4 passaggi e quindi 4 bocche insaziabili da sfamare. Di acquistare autonomamente il pezzo direttamente su e-bay (per dire) nemmeno a parlarne, occorre far "girare" l'economia con questi giri viziosi senza i quali il pezzo da 18 euri da voi in itaglia potrebbe costarci solo un paio di euri (sfamando comunque qualcuno), con l'unico risultato che a "girare" non è tanto l'economia ma gli zebedèi. Gli unici ricambi trattati dal produttore sembrano essere il cestello, la pala per impastare, i misurini, il coperchio.... si ok grazie maaa... la cinghia? l'elettronica?? il motore? eh? eh? per quelli come facciamo? rimettiamo in moto la catena di sant'antonio?
Oggi, installata la nuova resistenza da cottura (105,6 ohm misurati), la macchinetta ha iniziato a fare nuovamente il suo dovere, pronta a tornare nella sua sede dopo aver proceduto con un collaudo "a vuoto" per bruciare per bene la patina protettiva della resistenza che all'inizio, da nuova, puzza un pò di bruciato e non fa bene al pane.
Ma, alla fine, cos'era che sbatacchiava all'interno? ovviamente una vite di fissaggio del fondo, rimasta dentro dalla riparazione precedente e sostituita dal peracottaro con un altra (diversa), probabilmente presa dal tavolo di lavoro perennemente disordinato ed appartenente a chissà quale altra apparecchiatura ad oggi rimasta orfana per sempre di una sua parte originale... centro di assistenza autorizzati? si, a fare danni.

P.S. le pere sono mature. Il treno è arrivato. Ripeto: le pere sono mature. Il treno è arrivato.

venerdì 16 febbraio 2018

Farina vegana

Sia chiaro, non sono Vegano ma onnivoro, con qualche rarissima eccezione. Di cosa penso dei Vegani è meglio sorvolare, preferisco i vegetariani. 
Il problema è che ho la poco condivisa (ma sana) abitudine di leggere le etichette dei prodotti. Come consumatore consapevole, voglio sapere cosa contiene ciò che mangio quando sono "costretto" a comperare il prodotto già "confezionato" dalle multinazionali del male. 
Ero a casa di amici, intento ad osservare le fasi di preparazione del pane fatto in casa. Come agente lievitante ho notato l'uso della farina di malto tostato attiva, che conferisce al prodotto una tonalità marron scuro ed un sapore piacevolmente diverso dal solito. Per puro caso mi capita per le mani la busta che lo conteneva ed inizio a leggere un pò distrattamente, sino quando noto il marchietto di prodotto vegano con tanto di logo (fronte retro alla confezione). Ciò dovrebbe rassicurarmi sul fatto che nessun animale è stato ucciso o maltrattato nella produzione. Proseguo con l'elenco dei valori nutrizionali sino a quando... ma... ma...  hoibò, poffarbacco!, santa paletta!!... noto una scritta, piccola piccola, in una posizione di solito riservata nei contratti assicurativi alle clausole vessatorie... " il prodotto potrebbe contenere tracce di latte, uova ... " eh?? latte e uova sono di origine animale!! vietatissimi per i veri vegani!!
Com'è possibile che ci sia una scritta del genere? Come mai i talebanvegan non hanno ancora organizzato una violentissima protesta di fronte alla sede del produttore, con tanto di minacce di morte e fantocci wodoo dati alle fiamme?
Personalmente, seppur onnivoro, resto perplesso e come mio solito, da ignorante incallito e convinto, inizio a frullare pensieri a raffica, uno dietro l'altro, ad penis:
  1.  il produttore è obbligato a scriverlo perché "non si sa mai" che a qualcuno venga in mente di intentare una causa milionaria per una qualsiasi intolleranza ad un prodotto non documentato in etichetta
  2.  lo stabilimento di produzione è talmente disordinato che i prodotti sono accatastati come meglio viene, senza alcuna precauzione o sono etichettati in cinese o cirillico, per cui è difficile distinguerli
  3.  i dipendenti dello stabilimento di produzione o sono stranieri sottopagati o unani analfabeti sottopagati e quindi demotivati, ai quali frega una mazza di mescolare gli ingredienti, per cui l'errore ci può stare
  4.  nessuna legge vieta di pubblicare il marchio "vegano" il quale potrebbe tranquillamente figurare anche sulle confezioni di costolette di maiale senza pericolo di sanzioni
  5.  l'uso del logo non è regolamentato, per cui da voi in itaglia se manca la legge si può fare un pò come 'azzo vi pare.
  6.  i vegani non sanno leggere
  7.  il logo "prodotto vegano" non è protetto dai diritti di autore per cui è di libero utilizzo
  8.  il responsabile marketing è un furbone che sa perfettamente a quanto ammonta il fatturato globale dei prodotti vegani, per cui...piatto ricco mi ci ficco
  9. in fin dei conti i vegani non sono riconosciuti nemmeno come minoranza etnica e tantomeno come religione (a differenza dei pastafariani), pertanto pubblicizzare per vegano un qualsiasi prodotto "incompatibile" si può fare
  10. la dicitura dice "potrebbe" e non attesta in modo incontrovertibile la presenza di ingredienti non vegani, per cui sino a prova contraria il prodotto è vegano!
  11.  ...aggiungi nei commenti la tua ipotesi...
Ecco... non sono infastidito per la presa in giro. Lo sono perchè sempre più spesso troviamo la pubblicità scorretta, falsa, tesa a manipolare le decisioni di acquisto. Lo sono di più perchè gli unani sono superficiali e non dedicano nemmeno 5 secondi per leggere le etichette prima di comprare. Comprare ormai è diventato un fatto automatico, dove si danno per scontati un infinità di fattori importanti e fortemente impattanti sulle nostre esistenza. Pretendere di rimettere in funzione il cervello? giammai! disse l'unano. 

P.S. il topo è in gabbia. Ripeto: il topo è in gabbia.