giovedì 30 ottobre 2008

la leva della paura

Oggi mi sono imbattuto in un comunicato stampa penoso, superficiale, tecnicamente infantile. Lo scopo dell'autore, probabilmente, era quello di farsi capire, rivolgendosi ai media che, come si sa, raramente sono popolati da giornalisti normodotati. L'organizzazione no-profit rappresentata dall'autore, con alle spalle lo sponsor privato desideroso di mascherare la pubblicità in notizie utili, lancia un allarme sicurezza: " ALLARME WIFI: IL 70% DELLE AZIENDE CHE UTILIZZANO WIRELESS E' ESPOSTO ALLE INTRUSIONI. Dalla lettura del testo, di poche righe, insufficienti per informare correttamente, si comprendono in primis le motivazioni che hanno spinto l'autore a pubblicarle, in secondo luogo la forma mentis che governa le parole dell'autore stesso. Prendo solo alcuni passaggi per dovere di sintesi, specificando che si parla di uso del segnale wi-fi di "altri":
Affermazione:"Il rischio è anche che il proprio indirizzo IP sia utilizzato da malintenzionati per compiere malefatte..."
Risposta: L'indirizzo IP è facilmente "spoofabile" ovvero modificabile con tecniche che non sono poi così segrete. Un vero malintenzionato può comunque modificare l'indirizzo ip che risulterà utilizzato, non ha certo bisogno di appostarsi nei pressi di un hot-spot wireless. Il rischio c'è ma vale solo per i polli improvvisati, gli wannabe hacker, gli unici che le forze dell'ordine riescono a pizzicare con le mani nella marmellata e vengono descritti come dei geni dell'informatica.
Affermazione: "E' quanto emerge da una indagine compiuta dall'Osservatorio Nazionale (...omissis...), struttura no profit promossa dalla trevigiana (omissis) in collaborazione con altre aziende del settore"
Risposta: Ecco svelato il motivo di tale allarmismo. Bisogna citare l'azienda con un pizzico di no-profit... è gratis ed i giornali, sempre ghiotti di catastrofi e pericoli, pubblicano senza chiedere nulla in cambio (di solito soldi). Le "altre aziende" non sono ovviamente citate, solo lo sponsor merita la nomina.
Affermazione: "La tecnologia wireless sta ormai dilagando, complice il costo dell'hardware sempre più basso..."
Risposta: Notare il termine negativo e la segnalazione del correo. Colpevole e complice in una sola citazione, bel colpo, complimenti. Manca una lacrimuccia se i costi scendono ed un piagnisteo del genere non meritava nemmeno di essere pubblicato.
Affermazione: "...però pochi tengono conto che le reti wireless se non correttamente configurate sono assai più vulnerabili del classico cavo..."
Risposta: Anche le reti wireless ben configurate sono soggette "facilmente" ad essere penetrate. La notizia vera era: le reti wireless sono insicure, ma probabilmente allo sponsor una tale notizia farebbe crollare il proprio business sia delle vendite di reti che di "buone configurazioni". Questi si che sono esperti di sicurezza!
Affermazione : "(...omissis...) insieme all'Osservatorio ha condotto un'indagine nelle principali città del veneto per scoprire quanti "spot" (...) sono aperti e utilizzabili da chiunque voglia agganciarsi"
Risposta: E ridaje con la pubblicità occulta. Ma è l'organizzazione no profit o il privato che conta? In ogni caso, la notizia è vecchia. Indagini simili ne hanno condotte a iosa. Che ne esistano moltissime di aperte lo sanno anche i sassi ormai ma nessuno indaga, nessuno si muove...chissà perchè vero?
Affermazione: "Questa tecnica, usata anche dagli hacker, è detta "Wardriving" e consiste appunto nello scansionare con attrezzature di facile reperibilità spot wifi "aperti"...".
Qui si inizia con l'esagerare la percezione che chi scrive non è certo un informatico come vorrebbe far credere. Intanto l'uso del termine hacker ha anche qui una connotazione negativa, ma che in realtà non lo è. Forse si vuole dire che è una tecnica "difficile"? Prerogativa dei "truffatori"?. Forse era meglio usare il termine cracker?? E poi non servono certo "attrezzature" particolari... basta una chiavetta wi-fi ed un portatile. Per i più evoluti, un antenna per aumentare la portata, che serve per lo meno a barare sui risultati. Senza antenna aggiuntiva (sicuramente vistosa e non utilizzata da eventuali malintenzionati) difficilmente si ottiene un segnale stabile ed utilizzabile da un access point al terzo piano di un ufficio o abitazione. E poi... se volessi solo il segnale wi-fi per una telefonata a mie spese? Certo, sto usando un accesso point non di mia proprietà, ma sto telefonando con un mio account, per un emergenza magari. In molti stati europei, il segnale wi-fi (minimo a 20 mega) è pubblico e gratuito con un eccellente copertura. Qui in "itaglia" è già un miracolo se arrivano 2 mega dell'adsl. Un vero schifo.
Affermazione :"Gli spot aperti sono porte aperte sulle aziende o sui PC dei privati: permettono con estrema facilità di entrare nella rete e nei PC, di intercettare dati sensibili come le password dei conti bancari o i codici delle carte di credito"
Risposta: le conoscenze di questo smanettone si rivelano scarse. L'estrema facilità di reperimento dai dati, una volta entrati è da vedere. L'intercettazione dei dati sensibili si può fare più facilmente frugando nei cestini della spazzatura, entrando in ufficio sbirciando quà e là nei documenti incustoditi, chiedendo direttamente agli addetti che parlano, parlano, parlano... non serve certo essere dei tecnici per ottenere informazioni in un paese dove la sicurezza è scarsa in tutti i livelli. Ovvio però che ci si concentra nella paura maggiore... il terrore che ci rubino i soldi, il dio danaro che ci permette di apparire come persone "di successo", indipendentemente dal come li abbiamo guadagnati.
Affermazione: "Il panorama che è emerso dall'indagine è preoccupante: a Treviso Centro Città 27 hot spot wireless completamente aperti e vulnerabili (1 è anche di una nota banca del centro città); a Belluno 12 hot spot ; a Venezia 32; Vicenza 28 Verona 26.
In totale il 68% degli "spot" trovati sono aperti o comunque facilmente accessibili. “Questa situazione è molto grave - ha dichiarato (...omissis...)"
Un panorama preoccupante...perchè?? Forse perchè "addirittura" una banca ha l'access point aperto? Un articolo serio avrebbe dovuto riportare il nome di quella banca, che sono loro i veri malintenzionati. Almeno così si aiutano i loro clienti a chiudere il conto ed andare da un altra parte...per sicurezza, non si sa mai. Per inciso, si dimenticano di dire che i server delle banche, quelli con i dati dei conti, sono su linea dedicata, non certo su rete wireless. Magari era il caso di ricordare però che le linee dedicate scorrono ad altezza d'uomo su cavo esterno, ingraffettato al muro... (sic!)
Ma è la base statistiche che un pò mi lascia perplesso... la propagazione dell'ESSID (il nome della rete wi-fi) può essere inibito (anche se con alcune tecniche è possibile leggerlo comunque). Quindi la domanda è : quanti reti nascoste sono state individuate? Il dato citato del 68% andrebbe quindi ridimensionato. La situazione è grave? Secondo me, è grave che nessuno sia andato a scovare questi peracottari dell'installazione selvaggia ed abbia inoltrato a chi di competenza una denuncia penale. L'Osservatorio l'ha fatto? Credo di no. L'azienda sponsor non avrebbe piacere che risultasse come capofila di una crociata che danneggia la reputazione di banche, uffici e cittadini "onesti". Meglio tacere, compiacere gli illeciti tacendo, che il business è sacro ed il diritto un inutile orpello che sta per essere smantellato in nome del "progresso economico".
Affermazione (del sedicente osservatore): "Immaginiamo non solo cosa possa significare entrare liberamente nella rete di una banca, ma anche quali pericoli corrono gli ignari utenti:
qualcuno potrebbe utilizzare il loro IP (la carta di identità di chi naviga su internet) per commettere reati, scambiare file illegali, commettere truffe..."
Risposta: "Qualcuno potrebbe"... entrare a casa tua e ti lascio immaginare cosa potrebbe fare, mente bacata. Immagina, lui, cose che farebbe lui. Truffe, furti, addirittura scambiare file illegali!!! Notare che è il file la cosa illegale, non il fatto di duplicare materiale protetto... Non immagina magari un uso "buono" di un access point aperto, un uso "lecito"...sembra che la rete sia usata solo per rubare, commettere reati e ... la piaga del secolo! lo scambio di file illegali!! qunidi siamo tutti disonesti sino a prova contraria....fascista.
E poi, la nuova bufala del secolo...l'IP è la carta di identità di chi naviga su internet... ROTFL, ed il MAC Address? il passaporto? ma per piacere!
Affermazione "Qualcosa si è cercato di fare con il famoso decreto Pisanu (si certo, rendere la vita impossibile agi onesti con i divieti assurdi facendo leva sulla paura) Decreto Legge 27 luglio 2005, n.144 Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale, ma questo decreto riguarda solo gli enti pubblici che forniscono connettività ai propri clienti. Tutti gli altri devono fare da soli e fare pure in fretta"."
Risposta: Il Decreto è una skifezza, ideato solo per poter controllare i call center gestiti da persone di una determinata razza. In realtà il risultato è stato quello di inibire lo sviluppo di una connettività aperta e libera, I terroristi non se ne vanno certo in giro a cercare reti aperte per il loro misfatti... sono decisamente meno scemi di chi ha fatto quel decreto. L'obiettivo reale è poi quello di poter controllare tutto e tutti, in perfetto stile nazista, condito con la famosa affermazione...male non fare, paura non avere.. tipico delle SS naziste, è il caso di ricordarlo, specialmente a chi predica a treviso la tolleranza zero. Il trionfo dell'incapacità di governare senza vietare, controllare, limitare, regolare, spiare, punire... che schifo.
L'articolo in realtà non informa, ma è permeato da un inquietudine strisciante. Mi immagino coloro che dopo averlo letto, chiamano il proprio tecnico di fiducia (il cuggino che lavora all'ibiemme) e chiedono di proteggere la rete. E' un servizio che ovviamente l'azienda dell'autore è in grado di offrire in cambio di pochi spiccioli. Non ha tenuto conto però che il cuggino lo fa gratis, così come lo ha fatto nell'installare la rete wireless. Quindi ... di cosa bisogna avere paura in realtà?? dei sedicenti tecnici raccomandati, che riescono ad installare reti nelle banche, dei commerciali che vendono "soluzioni" e per raccattare clienti scrivono articoli del genere con il tramite di un organizzazione "no" profit. Ma andate a fanchiulo!...

P.S. Il Gatto perde il pelo ma ci lascia lo zampino. Ripeto:Il Gatto perde il pelo ma ci lascia lo zampino.

mercoledì 29 ottobre 2008

Hardware usato

Durante una delle mie visite periodiche in aziende manifatturiere, mi sono ritrovato in uno di quei luoghi ove vengono "immagazzinate" le apparecchiature elettroniche dismesse. Lo stoccaggio di hardware "obsoleto" è un fenomeno che si manifesta nella totalità delle aziende italiane. Un apparecchio, dopo l'utilizzo quotidiano, viene "temporaneamente" sostituito da hardware nuovo, più performante, più compatibile con le nuove versioni di software. Tralascio qui la discussione sul susseguirsi di versioni di programmi modificati per compiacere unicamente le necessità dei nuovi sistemi operativi proprietari, rilasciati solo per esigenze di marketing. L'hardware dismesso, spesso, funziona egregiamente. Per tale motivo viene accantonato con l'idea che "...può sempre tornare utile...". Con il tempo ci si dimentica di averlo, la polvere si accumula, la cura con cui viene inizialmente riposto sugli scaffali va via via scemando. La speranza è sempre quella di "venderlo" a metà prezzo a "qualcuno" che possa ri-utilizzarlo. In questo modo, anno dopo anno, il materiale si accumula all'inverosimile e sempre più viene maltrattato in quanto si pensa che il suo valore sia pressochè a zero. Più polvere ha, meno vale. Le parti poi giudicate meno importanti, quali CD, drivers, manuali, cavi ed alimentatori, chiavi, adattatori vari, vengono inevitabilmente "perse" nei meandri dell'azienda, in qualche cassetto ed alla fine non ci si ricorda nemmeno più a cosa serve. E' già una fortuna trovare tutto alla rinfusa dentro uno scatolone in un groviglio inestricabile di cavi e cavetti sporchi e pieni di ragnatele. Un vero peccato. Ci si imbatte spesso in articoli che parlano del trashware, della mole di apparecchi da smaltire (a volte illegalmente) come rifiuti speciali. In realtà, il 90 % dell'hardware obsoleto, può trovare un utilizzo. Ma l'odierna società spinge più al consumo, all'acquisto del nuovo, anche per ragioni di immagine più che per ragioni pratiche. I rivenditori lo sanno. Preferiscono decantare le doti del nuovo che fa guadagnare di più a scapito del costo di smaltimento che è distribuito sulla comunità. E' un atteggiamento incosciente, egoista, che elogia l'avidità a scapito dell'attenzione all'ambiente in cui viviamo quotidianamente. Contrastare questo fenomeno? E' dura ma si può fare. Fa guadagnare?? No. Decisamente no da un punto di vista economico immediato. Si, se si pensa al risparmio ambientale che però, per alcuni, non si traduce in guadagno economico. Ad ogni modo, si riescono a trovare apparecchi che hanno un valore commerciale di parecchie migliaia di euro al nuovo, ed un discreto valore commerciale nel mercato dell'usato. La cosa dura, se si procede con onestà, è convincere dati alla mano, che si risparmia rischiando però la rottura in ogni momento. Per le stampanti termiche ad esempio, la parte più delicata è la testina, garantita a parte solo per 9 mesi in alcune stampanti. Una stampante di etichette, industriale e del valore di 1500-2500 euro, con 10 km di etichette stampate (nei modelli evoluti il contatore è memorizzato), può funzionare almeno per altrettanti km se si procede con un adeguata manutenzione. Alcol isopropilico, manualità, competenza tecnica e tanta pazienza. Può essere riportata "a nuovo". La probabilità di un guasto alla parte elettrica è prossima allo zero. Proporla a 250 euro è un affarone, dopo la manutenzione straordinaria. Proporla ad una piccola azienda, che non ha molte pretese, è un varo affare. Il valore dell'usato poi sale notevolmente se la dotazione originale è conservata nell'imballo originale. Manuali, alimentatori, cavi, adattatori, CD driver e software di utilità, documentazione varia... L'ordine non sembra una dote degli informatici d'oggi. Il valore di cose acquistate da altri (l'azienda) è percepito dai giovani come pressochè nullo. Non è raro imbattersi in PC presi a calci, stampanti maltrattate al limite del sadismo tecnologico, apparecchi cannibalizzati senza cura su cui delle menti malate hanno inutilmente infierito dopo aver scaricato la rabbia repressa. Deficienti.

C'è anche un aspetto interessante da valutare, per comprendere l'atteggiamento delle aziende che decidono di ri-utilizzare l'usato. L'aspetto è psicologico. Si pensa, si immagina, che usare hardware usato sia da barboni, da poveracci che non si possono permettere l'acquisto del nuovo. I commerciali questo lo sanno e fanno leva proprio su questo aspetto per piazzare le stesse apparecchiature, ma nuove e dal valore 10 volte superiore. Usare l'usato dà un senso di povertà, di inefficienza, soprattutto di arretratezza, non solo tecnologica. A mio avviso tale pensiero è ingiustificato. Molte (tutte le) aziende che acquistano hardware e software nuovi di zecca, li utilizzano al 10 massimo 20% delle loro potenzialità. Riutilizzare l'usato al 100% delle possibilità può permettere di recuperare quella che superficialmente viene definita obsolescenza ed essere più efficienti di chi sotto utilizza il nuovo. Se poi si spinge sull'organizzazione interna, sulla corretta comunicazione delle informazioni, sull'ottimizzazione dei tempi e dei metodi, anche per aziende piccole o microscopiche, ecco che il gap di funzionalità può essere facilmente colmato se non superato. Basta un pò di ingegno, di intelligenza, di volontà... tutte cose ormai scomparse e rintuzzate da campagne di marketing dissennate, menzognere,disoneste ed inutili. Io preferisco spingere l'utilizzo al 100% piuttosto che promuovere nuovi acquisti. Sono deriso e denigrato dai venditori, che se potessero mi avrebbero già ammazzato di botte, ma io continuo così. Ho dalla mia parte i clienti che mi sono scelto, perchè sono io a decidere a chi dare la mia professionalità, non loro che comandano solo perchè pagano. E' una questione di scelte e di coraggio. Alla prossima

P.S. Buttare le mele marce. Ripeto: Buttare le mele marce.

lunedì 27 ottobre 2008

Too many SPAM


Oggi è una brutta giornata. Qualche testa di ca**o, chissà in quale parte di questo pianeta, ha usato uno dei miei indirizzi e-mail come mittente ad una montagna di messaggi spazzatura. Come risultato, mi sono ritrovato con il server sovraccarico di segnalazioni di vario tipo, quali:
  • Mail delivery failed: returning message to sender
  • Delivery Status Notification (Failure)
  • failure notice
  • Non delivery report: 5.7.1 (Delivery not authorized)
  • **Message you sent blocked by our SPAM filter**
  • Undelivered Mail Returned to Sender
  • bounce message
  • Non delivery report: 5.9.4 (Spam SLS/RBL)
  • Zpráva označena jako spam
  • Возвращенное сообщение электронной почты:
  • Delivery Notification: Delivery has failed
  • Your email requires verification verify
  • Benachrichtung zum +ANw-bermittlungsstatus (Fehlgeschlagen)
  • **Message you sent blocked by our bulk email filter**
  • Mail could not be delivered
  • Returned mail: see transcript for details
  • Considered UNSOLICITED BULK EMAIL
  • Article rejected, un-authorized poster of...
  • **Message you sent was blocked by HMMA SPAM bulk email filter**
  • Rejected posting to...
  • Returned mail: delivery problems encountered
  • Delivery reports about your email [FAILED(1)]
  • Protezione password attivata - il tuo messaggio inviato al gruppo...
  • Returned mail: #5.1.0 Address rejected.
  • Considered UNSOLICITED BULK EMAIL from you
  • Achtung: Ihre E-Mail konnte nicht zugestellt werden: Nachricht zurueckgesendet
  • Notification d'état de remise (échec)
  • **Message you sent blocked by our Caltrans bulk email filter**
  • Undeliverable: [SPAM (Non-existent user)]
  • Notificación de estado de entrega (Error)
  • Considered UNSOLICITED BULK EMAIL, apparently from you
  • Returned mail: Mailbox Full
  • Benachrichtung zum Übermittlungsstatus (Fehlgeschlagen)

ed altri....
Una quantità industriale di messaggi, una valanga continua ed in progressivo aumento, che sta mettendo a dura prova il server (quale miglior modo di testarne il comportamento sotto stress??)
Ad ogni modo, spero che a quel mentecatto malato, figlio di una discarica a cielo aperto, gli cada l'uccello se è maschio o gli scoppi l'utero se femmina. Che possa marcire in galera se lo beccano. Ho dovuto disattivare l'account di posta, con gravi ed ovvie conseguenze. vorrà dire che per un pò me ne sto irraggiungibile. Peccato per gli ordini on-line ma spero che sia un fenomeno passeggero. Pazienza.

P.S. Potare le piante da frutto. Ripeto: Potare le piante da frutto.

domenica 26 ottobre 2008

Serbatoio sottovuoto (parte 7)

Quasi ci siamo. Come ogni progetto che si rispetti, degno di chiamarsi tale, ci sono degli ampi spazi di miglioramento. Modifiche, migliorie, ottimizzazioni... pian piano, dopo i primi utilizzi ci si accorge sempre che qualcosa può essere modificato per rendere più facile ed agevole il lavoro. Giusto per enfatizzare l'opportunità di rendere disponibili agli altri le informazioni necessarie per un eventuale "fai da te", e considerato che è meglio imparare dagli errori altrui piuttosto che commetterli in prima persona, elenco nel seguito dubbi, insuccessi e soluzioni "tampone"... che averci pensato prima sarebbe stato meglio... :-)
1) i fili di collegamento sono di sezione sovradimensionata. Li ho utilizzati come recupero da un cablaggio effettuato in un macchinario simile, le cui dimensioni interne erano di 5 volte maggiori rispetto al mio. In questo modo il coperchio 'fatica' a chiudersi. L'utilizzo di fascette stringicavo non migliora la situazione.
2) il supporto del serbatoio acrilico è montato "sbagliato"....Avevo predisposto 4 fori per poterlo montare in due posizioni diverse, prima di scegliere la direzione della valvola di scarico. Nel incastrare i supporti, dopo la verniciatura del contenitore, dato che la vernice ha fatto spessore, i tasselli si sono incastrati perfettamente senza necessità di colle. Un montaggio errato però mi ha impedito di togliere uno dei due supporti montato nei fori sbagliati. Per ovviare, ho avvitato il serbatoio da un lato e dall'altro ho incollato con il silicone...reggerà.
3) Nel tentare di incastrare i supporti del serbatoio, ho usato un martello. Un crepo nella base che non compromette la tenuta dell'aria, ha prodotto un antiestetico "rattoppo" di "sicurezza" con del silicone per sanitari. Meglio sempre ricordare che stiamo parlando di componenti "delicati" e che la costruzione non rientra nel settore della carpenteria metallica.
4) Il pannello frontale in plexyglass da 4mm, non è certo adatto per supportare sforzi meccanici. Sarà facile da lavorare ma è delicato e va trattato con attenzione. Meglio una lamiera di alluminio per chi ha l'attrezzatura per lavorare i metalli (l'alluminio in particolare che si impasta sugli attrezzi di lavoro).
5) L'impianto pneumatico andrebbe rifatto con tubicini nuovi. Quelli utilizzati, presentano l'interno "sporco" di inchiostro e sono comunque stati intestati (taglio della parte terminale) dopo un lavaggio che non è riuscito a renderli come nuovi. Uno era completamente otturato all'inizio. E' solo l'obiettivo di utilizzare materiale rigorosamente di recupero che mi impedisce di sostituirli.
6) L'impianto elettrico, così come concepito, dipende dall'isteresi del pressostato che apre o chiude il circuito di aspirazione. Va verificato caso per caso se utilizzarlo o bypassarlo regolando la depressione "a occhio".
7) Le spie-pulsante utilizzate hanno i contatti molto delicati ed i mini fast-on non si trovano facilmente in commercio. Un contatto in particolare, quello normalmente aperto, si è spezzato alla base, costringendomi a relegare il pulsante a mera spia di segnalazione.
8) Manca completamente l'elettronica, un microprocessore che potrebbe aiutare moltissimo per un ciclo di aspirazione completamente automatico. Nessun sensore, nessuna segnalazione con display, nessun gadget che fa molto geek... vabbè, almeno così ho enfatizzato il lavoro manuale di una volta, anche se non escludo che in futuro, a scopo didattico, non mi pigli il ruzzo di rifare completamente tutto.

OK. Sono in attesa che la colla faccia il suo dovere... sono pronto per un collaudo, ed alcune foto che pubblicherò. Non vedo l'ora di iniziare. Alla prossima.

P.S. L'ombra oscura il raccolto. Ripeto: L'ombra oscura il raccolto.

venerdì 24 ottobre 2008

Serbatoio sottovuoto (parte 6)

Funziona! Riparata la pompa a palette ho collegato provvisoriamente i tubi dell'aria. All'inizio c'era una perdita nel tubo di scarico. Per trovarla ho utilizzato il metodo inverso. Aspirando l'aria non si riusciva a capire da dove entrasse. Allora ho soffiato dell'aria compressa e con un pò di acqua saponata ho trovato la falla. Colpa di un tubicino di scarico, leggermente deformato dall'uso prolungato nella parte terminale. L'ho tagliato (mezzo centimetro) e la tenuta si è dimostrata sufficiente. Per prova mi sono spinto sino a -4bar. La tenuta non è ancora perfetta. In pochi minuti infatti il serbatoio si riempie di aria e non riesco a trovare da dove. Allora, a mali estremi, silicone per sanitari per sigillare i punti dove sono avvitati gli scarichi, precedentemente avitati con il teflon. Dovesse essere insufficiente, provvederò a sostituire i tubi o alla peggio la raccorderia. Cmq, sono davvero soddisfatto, il vuoto c'è. A questo punto, abbandono la strada del vuoto a valvola venturi e tengo la pompa a palette, ri-arrangiata senza alcuna sostituzione di pezzi che ho comunque ordinato per migliorare l'efficienza e la tenuta. Con questa soluzione non devo attaccare il compressore e predisporre l'impianto di aria (molto meglio così) e posso recuperare il regolatore di pressione per altri utilizzi. In attesa che il silicone reticoli, procedo con le modifiche all'impianto elettrico. E' sufficiente mettere il motore al posto dell'elettrovalvola venturi e usare il contatto per collegarlo alla 220 volts. Il pulsante di scarico del liquido va collegato direttamente all'alimentazione continua a 24 volts (starò attento a non azionarlo in presenza del vuoto), altrimenti devo cercare un relè a tre deviatori o inserirne un altro...forse frugando fra i componenti di recupero ne trovo uno. Ultimo test, devo capire a quale depressione scatta il pressostato e l'isteresi di chiusura, per determinare il range di pressione entro il quale lavorare in piena efficienza. OK. si va avanti. alla prossima.

P.S. Lo zoppo non impara a camminare. Ripeto :Lo zoppo non impara a camminare.

giovedì 23 ottobre 2008

Pompa a palette

Come scritto nei post precedenti, la pompa a palette utilizzata per l'aspirazione dell'aria dal serbatoio sottovuoto, ha rivelato dei problemi tecnici. Rimasta ferma troppo tempo ed in presenza di inchiostro nel gruppo rotante, ho dovuto smontare il tutto e cercare di pulire la camera di aspirazione dalle incrostazioni.
L'apertura della camera aspirante è facile. Basta svitare 4 viti e sfilare il pezzo con il foro eccentrico su cui sono innestate le valvole di aspirazione e mandata.
Il bagno notturno nel liquido disincrostante non ha dato risultati apprezzabili, al punto di dubitare della bontà dei liquidi "specifici" in commercio. Per togliere le palette di acciaio ho quindi spruzzato un pò di svitol e con un punteruolo sottile le ho fatte uscire dalla loro sede. successivamente le ho pulite una ad una con un panno di carta. Poi ho passato un pò di carta vetrata finissima (per lappatura) all'interno della camera di aspirazione e sui coperchi nei punti in cui si è formata una patina scura. L'alloggiamento delle lamelle è stato ripulito con carta vetrata e aria compressa. Rimontato il tutto, ho passato un velo di olio lubrificante per agevolare la rotazione del perno. Rimontato il tutto e data l'alimentazione, mi accorgo che il filtro di aspirazione (un tubicino di ottone con all'interno un materiale poroso) è otturato, molto probabilmente dall'inchiostro rinsecchito finito dentro per errore o a causa di un cattivo utilizzo del macchinario su cui originariamente era installata la pompa. Per pulirlo, sto provando con un bagno in acqua calda con un pò di detergente per le mani... forse funziona. Nel frattempo, sto aspettando che la ditta produttrice risponda alla richiesta di un kit di ricambio per le lamelle e per il filtro. Dubito che per una cosa del genere si degnino di rispondere, forse sono abituati ad ordini con molti zeri e queste richieste, mirate a riparare piuttosto che sostituire tutta la pompa, forse rappresentano più una rottura di scatole che altro. Tentar non nuoce. Da una prova effettuata, senza il filtro, sembra che la pompa funzioni egregiamente e l'aspirazione sia sufficiente per creare un buon livello di vuoto. Sono propenso a preferirla al posto della valvola venturi, anche perchè così elimino tutto il circuito di aria compressa (manometro compreso) oltre alla necessità di utilizzare un compressore esterno. Mi resteranno dei fori nel contenitore.... vabbè, pazienza. Bene. Aspetto che il filtro si "lavi" per bene e poi vediamo come fare. Alla prossima.

P.S. Lo scienziato è in campagna. Ripeto: Lo scienziato è in campagna.

mercoledì 22 ottobre 2008

Serbatoio sottovuoto (parte 5)

Uno stop tecnico...per ora. Collegàti i tubi del circuito pneumatico, ho proceduto a collaudare il tutto. Dopo aver inserito alcuni adattatori alla presa di mandata dell'aria compressa, ho azionato il pulsante per creare il sottovuoto e....nulla. La valvola venturi funziona ma il vuoto stenta a formarsi. Il manometro indica una sola tacca, ma non ne vuole sapere di schiodarsi da lì. Allora ho controllato tutti gli innesti dei tubi dell'aria, per verificare che non ci fossero perdite. Ho ri-teflonato il filetto del pressostato. Apparentemente è tutto a posto ma di vuoto nemmeno a parlarne. In rete ho trovato alcune caratteristiche di valvole che sfruttano il principio del tubo venturi, che garantiscono una percentuale di vuoto attorno all'85% (-8 bar circa). Per prova allora sto procedendo con l'utilizzo di una pompa per il sottovuoto dotata di un motore a 220 volts. Durante il collaudo però scopro che il perno fatica a girare, per cui ho proceduto con lo smontaggio del corpo di aspirazione per verificare cosa c'è che non va. La pompa è rimasta troppo a lungo ferma ed un pò di inchiostro (stranamente penetrato nel corpo rotante), dopo essersi rinsecchito ha praticamente bloccato il rotore. La pompa in questione è del tipo a palette rotanti. Un perno in ottone presenta 6 scanalature dove sono inserite delle lamelle di acciaio. Queste, per la forza centrifuga, scivolano sul corpo esterno formato da un eccentrico, creando così aspirazione ed espulsione dell'aria. L'inchiostro rinsecchito ha praticamente bloccato le palette rendendo la pompa inutilizzabile. Ho proceduto con la loro estrazione, meno due che non ne vogliono sapere di muoversi dalla loro sede. Per risolvere, ho immerso il perno dentro una soluzione di etanolo sperando che riesca a sciogliere le croste (prodotto specifico per testine di stampa). Lo lascio in quella posizione per alcune ore, per tutta la notte se serve.... vedremo. Successivamente dovrò procedere con la lubrificazione del rotore..svitol?? forse funzionerà. Come sempre, non mi scoraggio di fronte a queste sfide, al punto di chiamare la ditta produttrice della pompa ed ordinare un kit di palette di ricambio... quanto mai costeranno? sono in attesa di un preventivo. sono nelle loro mani. Poi dovrò capire cosa non va nell'impianto pneumatico. forse ho riutilizzato delle cannule intasate...devo controllare. Stay tuned.

P.S. Ciccio Paletta esce di 15. Ripeto. Ciccio Paletta esce di 15.

Serbatoio sottovuoto (parte 4)


Ecco uno schema elettrico di principio. E' pieno di errori nell'indicazione dei pin ed in alcuni simboli utilizzati. Sto sperimentando l'utilizzo di kicad per linux per il disegno di schemi elettrici. Ho dovuto crearmi una libreria apposita per i simboli mancanti e mi manca ancora un pò di pratica, ma ho la dote di imparare molto in fretta. Inoltre ho dimenticato le norme da utilizzare nella progettazione di schemi, per cui le indicazioni vanno prese "con le pinze". Credo comunque possa considerarsi terminata la fase di collegamento elettrico dei componenti interni al macchinario per l'aspirazione dell'inchiostro dalle cartucce di stampa a spugna. Non sono particolarmente entusiasta. La sezione del filo utilizzato, recuperata da un altro macchinario precedentemente rottamato in quanto presenti i mini fast-on di collegamento per i pulsanti, si è rivelata a mio avviso sovradimensionata. Di conseguenza, l'ingombro dei collegamenti è notevole, rendendo poco agevole la chiusura del pannello frontale. Devo ancora provvedere a riunire i fasci di fili in modo da fare un pò di ordine, ma credo che facendo ciò, provocherò un ulteriore irrigidimento dei collegamenti. Per ora mi accontento del "prototipo", riservandomi in futuro di accorciare i fili troppo lunghi e stagnare le estremità, visto che non ho i pin di innesto a crimpare. Manca il collegamento dell'interruttore di indicazione del "troppo pieno", lo realizzerò al volo dopo aver smontato il tutto e verniciato il contenitore. Posso ora passare al collegamento delle linee pneumatiche e passare poi al collaudo finale. Anche se me la sto prendendo con calma, non vedo l'ora di verificare se la teoria ipotizzata sia valida e se con questo macchinario posso finalmente risolvere il problema del blocco della fuoriuscita di inchiostro dalle testine ricaricate, quando nelle stesse si formano delle bolle d'aria (si consiglia comunque di non scaricare mai completamente la cartuccia durante l'utilizzo). Ne ho una decina in queste condizioni e vorrei recuperarle. Vengono vendute, se rigenerate, a circa 11 euro (o più) l'una, per cui dovrei risparmiare 110 euro circa. Se calcolo che per i componenti del macchinario ho speso solo un pò di tempo libero e circa 10 euro di legno e plexyglass, dato che tutto il resto è rigorosamente riciclato, riparato e recuperato, posso ritenermi soddisfatto...sempre che il tutto funzioni. Alla prossima.

P.S. Il lupo ha perso il pelo. Il vizio rimane. Ripeto: Il lupo ha perso il pelo. Il vizio rimane.

lunedì 20 ottobre 2008

Serbatoio sottovuoto (parte 3)

Continua il lavoro di realizzazione del macchinario per l'aspirazione delle cartucce ink-jet (priming). Stasera ho terminato di realizzare il contenitore (in multistrato) ed il pannello frontale (in plexyglass). Ho voluto procedere con cautela, badando che le misure fossero esatte ed i diametri dei fori "giusti". Domani procedo con i collegamenti elettrici, in seguito alla stesura dello schema elettrico che sto progettando. Ho deciso di aggiungere un relè di recupero con due deviatori. Rigorosamente di recupero, è un OMRON MY2IN, bobina a 24V DC con led di segnalazione e bottone di test bloccabile, montato su uno zoccolo per facilitare i collegamenti elettrici.
La bobina è posta in serie all'interruttore a depressione, normalmente chiuso, che apre quando si crea la depressione tarata in base ad una vite posta sul lato dove sporgono i due contatti. All'accensione, con pressione ambientale nella campana, il relè si eccita ed esclude la possibilità di azionare l'elettrovalvola di aspirazione. In queste condizioni sono possibili solo l'azionamento dello scarico del liquido eventualmente presente nella campana o l'azionamento dell'elettrovalvola per creare il sottovuoto.
Nel momento in cui il pressostato scatta, apre il circuito che eccita il relè e si abilita così il pulsante per l'aspirazione delle cartucce, escludendo la possibilità di azionare i pulsanti di scarico e di creazione del vuoto. Quindi, fintantochè c'è vuoto sufficiente, si procede con l'aspirazione, mentre sarà possibile ricreare il vuoto o scaricare il liquido solo dopo che la pressione del serbatoio sarà scesa sotto il valore di taratura del pressostato. I pulsanti utilizzati sono del tipo illuminato (sempre di recupero), con una lampadina interna che indica quindi quando è possibile azionare l'elettrovalvola associata. Azz... mi sono appena accorto di non aver praticato il foro della spia che indica il "troppo pieno" nel serbatoio. Il contatto, normalmente aperto, può essere collegato in serie alla lampadina di segnalazione. Si farà... tanto devo comunque smontare tutto per togliere la pellicola protettiva.

Con questo schema non è previsto alcun automatismo elettronico. Svuotare il serbatoio è possibile solo quando si diseccita il relè. Potrebbe però esserci ancora un pò di depressione all'interno del serbatoio, per cui c'è il rischio di risucchiare aria dal tubo di scarico che se è immerso nel contenitore di inchiostro esausto... occorre osservare il manometro prima di svuotare il tutto facendo attenzione a quello che si fa. Una centralina di governo ed un paio di sensori aggiuntivi con un microprocessore, sono in preventivo per quando inizierò a sperimentare qualcosa al riguardo...
Terminata la fase di sperimentazione, procederò con una mano di vernice (bianca) per rendere il tutto "impermeabile" ad eventuali fuoriuscite di inchiostro ed esteticamente più gradevole all'occhio. Sto pensando di praticare un paio di fori laterali in cui inserire due griglie recuperate da alcuni mobili da camper, per permettere all'aria espulsa dalla valvola venturi di uscire. Li pratico alla fine in quanto prima vorrei rendermi bene conto dell'ingombro dei collegamenti. Per ora, stop che mi devo rilassare ancora un pò. Alla prossima

P.S. Anche l'occhio vuole la sua parte. Ripeto: Anche l'occhio vuole la sua parte.

lunedì 13 ottobre 2008

Riparazioni (Polti Eco Pro 3000)

Stamattina avevo programmato di usare il vaporetto POLTI EcoPro 3000 per dare una pulita alle morse di blocco delle cartucce di stampa. Riempio il serbatoio, attacco la corrente, provo il pulsante di azionamento del vapore e...nulla. Speravo che una riparazione provvisoria eseguita in precedenza, durasse un pò di più. Il sintomo evidenziato, indica il blocco dell'elettrovalvola che apre il passaggio del vapore al tubo di mandata. Avevo notato la formazione di un pò di ossido di rame all'interno dell'elettrovalvola, ed avevo "risolto" lubrificando l'interno con un pò di Svitol (vedi seconda foto). Per un pò la cosa aveva funzionato egregiamente. Ma dopo un mese di inattività, il macchinario ha smesso nuovamente di ubbidire ai miei comandi. E' nota la mia volontà di riparare le cose, che se fosse per me i riparatori vampiri andrebbero in rovina, aiutato anche da chi invece butta al posto di aggiustare. Il vaporetto è facile da aggiustare, bastano solo un pò di precauzioni e le parti di ricambio che vanno ordinate ai centri di assistenza autorizzati (con tempi di attesa biblici a volte).
Si toglie, con una chiave a brugola per svitare il seme che la fissa ad un perno, la manopola di regolazione del vapore. Si toglie, svitandolo, il tappo di sicurezza che chiude il serbatoio (è un tappo che gira a vuoto se all'interno della caldaia c'è pressione). Si svitano 4 viti con testa a croce, poste sotto l'apparecchio, in cavità profonde e simmetricamente disposte nella circonferenza esterna. Si solleva delicatamente il coperchio, facendo attenzione ai fili elettrici ed al tubicino di rame che va al manometro che indica la pressione. Attenzione a non toccare a mani nude la lana di vetro. E' consigliabile l'uso di guanti in lattice ed una mascherina. La lana di vetro, se manipolata, si pianta nella pelle producendo un fastidioso prurito (aghi di vetro), se respirata... non credo faccia molto bene, meglio essere prudenti. L'elettrovalvola è quella che si vede nella prima foto. Si toglie il dado che tiene ferma la bobina, dove sono innestati tre fili (uno blu, uno marrone ed uno giallo-verde) e si toglie il blocchetto. Questo per facilitare lo svitamento dell'elettrovalvola.
Con un attrezzo adeguato si cerca di fare leva sulla fascetta metallica che tiene serrato il tubo nero che manda il vapore all'attrezzo esterno. Occorre fare attenzione a non romperla, nel caso procurarsi una fascetta a stringere con la vite (ferramenta o negozi di idraulica). Tolto il tubo, si usa una pinza e si cerca di svitare l'elettrovalvola dalla sua sede, facendo saltare la resina sigillante. Per inserire la nuova valvola, fare le operazioni inverse, usando l'accortezza di sigillare con del nastro in teflon la parte filettata dell'elettrovalvola. Ricordarsi di recuperare il feltro nero e rotondo posto sotto la manopola di regolazione. Il costo dell'elettrovalvola originale, 21 euro... lasciamo perdere i commenti sui vampiri altrimenti mi incazzo. Risparmio effettivo: 30 euro per diritto chiamata, mettiamo mezz'ora di lavoro altri trenta euro se va bene, sempre se non ci si imbatte in un laboratorio disonesto che ti dicono di aver cambiato un pezzo al posto di un altro...... direi che tutto sommato il bilancio è positivo. OK. Posso proseguire. Alla prossima.

P.S. Usare farina di grano duro. Ripeto: Usare farina di grano duro.

venerdì 10 ottobre 2008

Serbatoio sottovuoto (parte 2)

Sono determinato a riutilizzare i componenti recuperati dal disassemblaggio del macchinario di ricarica delle cartucce a getto di inchiostro. Il lavaggio della campana sottovuoto con la sabbia (come preventivato) ha prodotto un risultato eccellente. L'interno è ora bello lucido, privo delle incrostazioni nere che si vedono nelle foto dei post precedenti. E' bastato introdurre una manciata di sabbia e sassolini, "shekerare" energicamente (dopo aver tappato i buchi con del sughero) e svuotare. Una sciacquata finale per eliminare la polvere e tutto è tornato come nuovo. Esternamente rimangono delle striature di inchiostro rosso, negli angoli, che provvederò ad eliminare con un vaporetto a pressione. Ora, riuniti tutti i componenti, passo alla progettazione. Niente elettronica per ora. In mancanza di indicazioni sui tempi di aspirazione per creare il vuoto e sui tempi di "priming" delle cartucce, voglio azionare il tutto manualmente.
Per la realizzazione di un apparecchio di aspirazione adeguato allo scopo primario, prevedo:
  • Un interruttore generale per l'accensione dell'alimentatore switching da 24 volts.
  • Due lampade (o led) da pannello per segnalare 220 e 24 volts
  • Tre elettrovalvole e tre pulsanti di azionamento, uno per creare il vuoto, uno per l'aspirazione lato cartuccia ed uno per aprire la valvola di scarico dell'inchiostro aspirato
  • Per ogni pulsante, un led di segnalazione on-off.
  • Una lampada che mi segnali la presenza del vuoto, in modo da non aprire lo scarico inavvertitamente.
  • Un regolatore di pressione con manometro per l'aria compressa in entrata
  • Un manometro che mi misuri la depressione presente nella campana.
Mi manca solo un rubinetto esterno, per evitare il gocciolamento del tubo che va dall'elettrovalvola all'esterno. In realtà non serve poi molto in quanto già l'elettrovalvola fa da rubinetto. Vedrò se è il caso di esagerare una volta che avrò costruito il case di contenimento (dipende dalla lunghezza del tubo di scarico). Come contenitore finale, da ritagliare su misura attorno l'impianto dopo che sarà stato collaudato, pensavo di utilizzare un classico multistrato con dei pannelli trasparenti. Credo che il tutto possa stare anche dentro lo chassis di un case da computer, ma purtroppo, per ragioni di ingombro, quelli che avevo sono finiti in discarica assieme ai metalli da recupero. No problem, il legno è più naturale e mi piace di più.
Nel lavaggio dei componenti, ho dovuto modificare una valvola, che era normalmente aperta. E' bastato invertire la mandata con il tappo di chiusura e, a rigor di logica, dovrei aver invertito anche il funzionamento, sempre che abbia ben compreso gli schemi meccanici che si possono consultare in rete. Un ripasso alle nozioni di pneumatica, apprese ai tempi della scuola, mi ha permesso di riesumare tanti piacevoli ricordi di un tempo in cui mi divertivo come ora ed avevo meno pensieri e preoccupazioni (inutili) di oggi.
Per la morsa di chiusura della cartuccia, dovrò apportare alcune modifiche con degli spessori ed una base di appoggio in gomma che dovrà produrre l'effetto ermetico. Per ora non ho la gomma...dovrò come al solito ingegnarmi a trovare una soluzione con dei materiali alternativi di recupero... magari una camera d'aria d'automobile in strati sovrapposti... ci penserò.
Nella foto, uno schema a blocchi con alcuni appunti messi giù senza pensarci troppo. Purtroppo non ho un programma adatto (per ora) che contenga la libreria dei simboli pneumatici, altrimenti veniva un bello schema. Manca lo schema elettrico "evoluto"...vedrò se è il caso di predisporre qualcosa se deciderò di "elettronicizzare" l'apparecchio. Devo pensare anche ad un nome... boh. vedremo. Per ora mi sto divertendo troppo. Alla prossima.

P.S. Il gufo canta e ride. Ripeto: Il gufo canta e ride.

mercoledì 8 ottobre 2008

Serbatoio sottovuoto (parte 1)

Procede l'opera di pulizia e recupero dei componenti inseriti nel primo macchinario recuperato (già, ne ho un altro...), originariamente destinato alla ricarica delle cartucce di stampa per le ink-jet. Il componente in esame è il serbatoio che conteneva l'inchiostro aspirato dalle cartucce, meglio noto come operazione di "priming", necessaria a far uscire, dalle cartucce con spugna, eventuali bolle d'aria che impediscono il corretto funzionamento delle cartucce HP con testina incorporata. Non è ancora perfettamente pulito, a causa dei depositi di pigmento presenti in sospensione nell'inchiostro nero. Credo che con un pò di sabbia fina (leggermente abrasiva) ed un pò d'acqua, riuscirò a farlo tornare lucido come nuovo. La sua costruzione è semplicissima, tanto da far pensare che è possibile costruirselo in casa. Un cilindro trasparente di materiale acrilico (??) e due "coperchi quadrati" (da un centimetro di spessore per resistere all'implosione), fissati al cilindro con della colla epossidica. L'acrilico è facilissimo da forare e filettare. Un pò di nastro teflonato per la tenuta stagna ed il gioco è fatto, senza complicarsi la vita. I 4 fori sul fondo servono ovviamente per fissarlo adeguatamente, tenendo un adeguata distanza per la pipetta di scarico.
Il foro sul fondo è per lo scarico del liquido aspirato (una morcia nera e densa, ideale per degli scherzi bastardi :-) attraverso un elettrovalvola comandata dall'elettronica quando all'interno non c'è depressione. Il foro più grande sulla parte superiore è previsto per l'alloggiamento di un pressostato, ovvero di un interruttore che apre (o chiude devo ancora provarlo) quando la pressione all'interno del contenitore è più bassa della pressione atmosferica (non so su quale pressione sia tarato). Il foro piccolo a sinistra è per l'aspirazione del liquido attraverso quattro elettrovalvole (una per colore), indipendenti l'una dall'altra per poter permettere l'aspirazione da un singolo condotto. L'ultimo foro piccolo è per il tubo di aspirazione e per lo strumento di misura della depressione, un piccolo manometro da -10 bar fondo scala. L'aspirazione dell'aria avviene tramite un componente che trasforma la pressione dell'aria compressa in depressione, grazie all'arcinoto effetto Venturi. Al centro del coperchio superiore, il galleggiante del troppo pieno. Una "campanella" che scorre lungo un asse metallico, chiude il contatto e permette di utilizzare l'interruttore come sensore adeguatamente trattato (accensione di una lampadina spia o comando automatico dell'elettrovalvola di scarico quando la depressione è a zero).
Bene. ed ora??. Beh, ho risolto il problema del priming. Basta ricostruire un adeguato contenitore e riutilizzare la morsa per le cartucce (vedi post precedenti). Per l'elettronica di comando, il PLC recuperato (sempre se riesco a trovare il cavo ed il software) può andare bene con un adeguata programmazione. Ma senza esagerare, basta un controllo che tenga d'occhio pressione (max -3 bar più che sufficienti), livello del liquido per lo scarico automatico, apertura e chiusura delle elettrovalvole. Magari con un processore dedicato, un PIC o un Atmel o qualcosa di simile. E' abbastanza semplice da progettare. Per restare ancor più con i piedi per terra, dei pulsanti e un vecchio e sano comando manuale per ritrovarsi per le mani una stazione aspirante ideale per le cartucce, senza pretese di grandi produzioni. Grandioso. Esagero per un uso personale? Forse si, ma la soddisfazione di arrangiarmi e concretizzare lo sciopero della spesa che resiste da ormai tre anni è grande. Il suggerimento è il seguente: se riuscite ad intercettare un macchinario simile ed avete l'hobby del recupero e del fai da te, non esitate a portarvi a casa quello che trovate. Le sorprese possono essere davvero "piacevoli". Alla prossima.

P.S. Svuotare gli archivi. Ripeto: Svuotare gli archivi.

Pompa peristaltica (2a parte)

Devo riparare le pompe recuperate dal macchinario di ricarica delle cartucce ink-jet. Possono sempre servire per alcuni progetti che ho in mente e buttare non se ne parla proprio. Come si può vedere dalle foto, la plastica è frantumata, forse a causa delle vibrazioni, forse dall'uso "eccessivo"... credo comunque che la soluzione costruttiva adottata dal produttore presenti delle carenze nella scelta dei materiali. Forse un contenitore più "morbido" o più resistente alle sollecitazioni meccaniche non sarebbe stato male. Dai particolari si nota la semplicità costruttiva di una pompa peristaltica.
Un perno (che non si vede in quanto fa parte del gruppo moto-riduttore), fa girare un supporto di plastica che fa ruotare due rulli di teflon. I due rulli schiacciano progressivamente il tubo in silicone elastico, in modo che il fluido contenuto è costretto a seguire il movimento rotatorio. Due spinotti, alloggiano i tubi di mandata ed aspirazione, tenuti fermi da due ghiere di plastica che li fissano ermeticamente al gruppo pompa. Come si vede, bisogna ricostruire il corpo di supporto del rotore, con la creazione di un alloggiamento superiore, la cui funzione è quello di "tenere dritto" (in sede) il perno rotante. Per la costruzione del corpo circolare, contro cui il tubo viene schiacciato, non dovrei avere particolari problemi. Dispongo di una sega a tazza delle dimensioni che "ad occhio", da una prima analisi superficiale, dovrebbero essere giuste.
Prendo un pezzo di legno (massiccio e duro, no multistrato) dello spessore pari all'altezza interna del corpo pompa (20 millimetri), ci pratico il foro (40 millimetri) e scavo l'area che ospita il lato mandata ed aspirazione. Poi occorre creare i coperchi superiore ed inferiore, come stessimo creando una specie di "panino". Pensavo al plexyglass, che risulta essere facilmente lavorabile, magari quello spesso 4 millimetri o meno. Li fisso con delle viti autofilettanti da 2 o 3mm o passanti fermate con dei dadi (deciderò al momento) ed il gioco è fatto. Prevedo una difficoltà nell'allineare i fori di alloggiamento del perno centrale (diametro 4mm), per cui penso di creare con un CAD delle maschere stampate su carta da usare come guide di riferimento dopo averle incollate alle parti in lavorazione (ottimo trucchetto). E' necessario (indispensabile) che il foro del coperchio inferiore sia perfettamente allineato con l'alloggiamento del coperchio superiore ed il centro del corpo della pompa.
Altra difficoltà sta nella precisione dimensionale della parte in cui il tubo di diamtero esterno da 7mm deve essere schiacciato. Un diametro troppo stretto impedirà al perno di girare agevolmente, con rischio di rotture. Un diametro troppo largo impedirà l'avanzamento "in pressione" del fluido. Questa sarà la parte più critica, in quanto l'alloggiamento è determinato dal diametro della sega a tazza, senza possibilità di aggiustamenti se non con interventi manuali a colpi di dremel. Vedremo come andrà a finire. ciao

P.S. Dosare il mangime al minimo. Ripeto: Dosare il mangime al minimo

martedì 7 ottobre 2008

Pompa peristaltica (1a parte)


Nello smontaggio del macchinario descritto nel post "disassemblaggio selvaggio parte 2" sono entrato in possesso di un PLC "mitsubisci" (AL2-24MR-D). Vedrò di metterlo in funzione se trovo software e cavo di programmazione. Ma fra gli aggeggi recuperati, attualmente in fase di lavaggio dall'inchiostro, mi ritrovo per le mani tre pompe peristaltiche... Eh?? Periche??? Mi occupo di elettronica ed informatica e l'argomento pompe mi è nuovo. Conoscevo quelle a membrana, quelle a palette, quelle centrifughe..., ma queste non mi erano mai capitare per le mani.
La pompa peristaltica è un apparecchio che applica il principio della peristalsi, in base al quale la prevalenza al fluido trattato, viene impressa da una strozzatura che scorre lungo un tubo. La pompa è costituita da un rotore a cui sono applicati due o più rulli che ruotando, "schiacciano" il tubo e provocano l'avanzamento del fluido. I rulli sono fatti girare da un moto-riduttore (motore da 24 volts). La pompa peristaltica è per sua natura una pompa "pulsante", in quanto la portata non è costante sul singolo giro (il che la presta per eventuali dosaggi). Ricordo però di essermi imbattuto in qualcosa di simile. Le stampanti Epson, per "succhiare" l'inchiostro dalle cartucce durante il ciclo di pulizia, usano questo principio. Due rulli ed un tubicino contenuto in un contenitore circolare... geniale! Credo di aver tenuto qualche rullo ed i tubicini da qualche parte, così metto in cantiere l'idea di costruirmene una.
Nel mio caso, la cosa triste è che l'involucro in plastica è andato in frantumi su due pompe (plastichetta inadeguata), mentre la terza presenta dei crepi. La tenuta del liquido è all'interno del tubo schiacciato, per cui non dovrebbe fuoriuscire (controllerò che non sia andato anche quello visto che all'interno del macchinario c'era molto inchiostro fuoriuscito non si capisce da dove). Sto cercano di capire se con un pò di plexyglass , un trapano ed una pistola a caldo, riesco a ricostruire l'involucro senza rovinarmi le serate e rinviare le 1000 cose che sto portando avanti. Per ora, mi sa che metto da parte il tutto in attesa nasca la necessità... che già ce l'ho in mente. Mi è venuta voglia di distillare l'acqua con il sole. Non è difficile. Mi serve per rigenerare l'acqua distillata della macchina ad ultrasuoni che uso per lavare le cartucce. Ad ogni utilizzo l'acqua si sporca, mentre la vorrei sempre pulita (per ovvie ragioni). Quale miglior soluzione di distillarla senza impiegare energia elettrica o combustibili vari??. La pompa mi servirebbe poi per automatizzare il processo di riempimento della vasca principale del distillatore solare e svuotare l'acqua distillata prodotta (con dei sensori minimo massimo ovviamente, completi di allarmi vari...he he he...), ed ecco che entra in gioco il PLC che devo riuscire a rimettere in sesto, costa quasi 380 euro più iva e spese di trasporto, a cui aggiungere 80 euro per il software e una ventina per il cavo...sic!. Tasche vuote, conto in banca a zero..come faccio?? Mi manca cavo e programma... please help...

P.S. Il topo è morto di fame. Ripeto: Il topo è morto di fame.

domenica 5 ottobre 2008

Generare energia elettrica

Durante il giretto in bicicletta, mi sono soffermato a guardare un progetto in via di realizzazione. Una ruota a pale, in acciaio, posta su un corso d'acqua fra due muretti di sostegno in cemento. Lo scopo è quello di sfruttare il movimento dell'acqua per produrre la rotazione di un asse. L'asse viene fissato a quello di un alternatore in grado di generare energia elettrica. Con l'aggiunta di un pò di diavolerie elettriche, ed ecco che è possibile produrre energia elettrica, alla base di questa civiltà in declino. Questo lavoro sta per essere realizzato da un consorzio di comuni che, con il contributo di tutti, si occupa di mantenere la rete idrica di canali per l'irrigazione. Attorno al 1600, sino alla fine del 1800, la rete idrica era considerata come risorsa energetica e viaria, oltre ad essere indispensabile per la vita dei campi. I corsi d'acqua sono stati sostituiti da strade. L'elettricità invece ha sostituito l'energia meccanica prodotta dai mulini. L'agricoltura sta scomparendo per lasciare posto al cemento che sta scorrendo a fiumi, grazie ai palazzinari che hanno fatto vincere le elezioni ai loro burattini. Quindi, che cosa ci sta a fare un consorzio a mantenere dei corsi d'acqua il cui utilizzo sembra essere superato da questo "progresso" inarrestabile? Questo governo sta pensando di ridurre la presenza di consiglieri all'interno dei consorzi (per risparmiare). La scusa del risparmio è ridicola se si tiene conto che i consiglieri percepiscono un gettone di meno di 100 euro a riunione ed il consiglio si riunisce 2 volte l'anno... molto meno dello stipendio che paghiamo ai nostri dipendenti al governo. Quindi, per restare a galla, l'unica strada sembra quella di sfruttare i canali per la produzione di elettricità.
Lodevole l'iniziativa di pensare alla produzione dell'elettricità che verrà poi venduta all'enel. Enel vende ai consumatori a 100 e compra dai produttori a 50. Niente male per una società privatizzata vero?. Ma, se io sono un produttore, a chi posso vendere l'elettricità se non ad enel?? Posso venderla al mio vicino di casa? Sembra che sia vietato. E' chiaro che così non c'è possibilità di trattare un prezzo migliore per chi vende. Ed è chiaro che chi può produrre elettricità non solo non è incentivato (non c'è guadagno), ma è motivato solo dal risparmio che può ottenere per se stesso, senza pensare agli altri. Se produco energia in più, questa andrà sprecata, persa, inutilizzata... o venduta sottocosto. Proporre società che possano fare concorrenza ad enel, non è pazzesco ma solamente una proposta.. cosa temono gli azionisti enel..la concorrenza? Chi sono poi gli azionisti enel?? Sono forse dei privati che stanno al governo? Ad ogni modo, se il consorzio vuole sopravvivere, deve giocoforza assumersi il ruolo di produttore terzista di energia sottopagata. Il consorzio, alla fine, rappresenta gli interessi dei comuni, dei cittadini...riflettiamoci la prossima volta che andiamo a votare e riprendiamo il controllo di cose che sono nostre.

P.S. Aldo spinge e Piero tira. Ripeto: Aldo spinge e Piero tira.

flash bike trip (2)



La temperatura esterna non è proprio delle più piacevoli... forse non sono molto in forma, ma un giretto me lo sono fatto, come promesso, per distrarmi e rilassarmi un pò. Ho visitato una centrale idroelettrica, per capire come produrre energia dalla natura, senza inquinamento, solo con il movimento dell'acqua. Un dislivello di soli 4 metri e si possono produrre 700KWh, quanto basta per 230 famiglie. Di corsi d'acqua ce ne sono in questo povero paese. Molti sono stati intubati, molti nascosti, altri inaccessibili (da quando l'acqua è diventata un servizio a pagamento ai privati). Ogni città, ogni paese è nato attorno ai fiumi ed ai corsi d'acqua. L'acqua era usata per far muovere i macchinari di molti opifici. L'acqua era anche una via di comunicazione e trasporto, silenziosa, ecologica, benefica per il clima. Quali ignoranti in nome del progresso la stanno rendendo inutilizzabile? Vorrei che tutti riflettessero su questo. L'acqua è vita. Chi si permette di venderci la nostra vita?

P.S. Liberare i cani. Ripeto: Liberare i cani.

venerdì 3 ottobre 2008

100mo post del 2008

questo è il centesimo post del 2008. Da quando ho iniziato, ancora indeciso sul taglio che volevo dare alle pubblicazioni, ho fatto un pò di strada. Pian piano, passo dopo passo. Ad oggi sono arrivato a gestire 8 siti contemporaneamente, tutti mantenuti da me nei contenuti. Mi chiedo... chi me lo fa fare a spiattellare i c*zzi miei in rete?. Una moda? Un desiderio di sentirmi meno solo? Un messaggio in bottiglia affidato al mare di internet?. boh. Sicuramente non a scopo di lucro, visto che non ci tiro fuori nulla. Alle 7 di mattina mi ritrovo qui ad iniziare la giornata con questi pensieri. Il kebab di ieri sera, mescolato ai grappini non ha fatto un buon effetto alla mia digestione (che strano, me la prendo col kebab e non con la quantità industriale di grappe che ho assunto). Per cui stamattina mi sono svegliato "prestissimo", alle 7, uno yogurt giusto per far incazzare del tutto lo stomaco e via verso nuove avventure, fra rompiscatole e questuanti sempre pronti a venderti qualcosa. Per questo weekend voglio prendermi una piccola pausa...se ce la faccio. Stasera ho un corso di formazione e poi una "cena" con i colleghi. Non ho potuto resistere allo stinco di maiale con le patate e rosmarino. Vorrà dire che per un pò raddoppierò l'uso della MTB per smaltire e restare in linea. Alla prossima

P.S. Il cappellaio matto ha un motivo. Ripeto: Il cappellaio matto ha un motivo.

giovedì 2 ottobre 2008

disassemblaggio selvaggio (2)

Oggi, nel cercare una soluzione per il priming delle cartucce di stampa dopo il refilling a siringa, ho portato in laboratorio i due macchinari di ricarica, recuperati dalla dismissione di un negozio e salvati dal macero certo. Ho aperto i coperchi posteriori e... goduria.... è pieno di pompette e pompe di potenza, elettrovalvole, trasformatori, alimentatori switching, manometri, relè e schede driver a relè allo stato solido, regolatori di flusso, canalette, pulsanti illuminati, display LCD, barre DIN, interruttori, attacchi per l'aria compressa, tubetti, deviatori di flusso ed un misterioso componente in vetro da cui partono dei tubi. Ci sarà, al valore utente finale, quasi un 1.500-2000 euro di componenti, a occhio. Una manna dal cielo. Ora devo iniziare a smontare, pulire, capire i collegamenti, provare e testare ogni singolo componente e lasciare correre la fantasia in merito al ri-utilizzo di tanto ben di dio. C'è materiale per almeno un centinaio di post nei più svariati campi di applicazione. Ora mi sto preparando per andare a cena fuori (un paio di volte all'anno, un kebab in piedi me lo merito). Al rientro, stanotte, mi sa che forse farò alcune foto, sono troppo impaziente, come uno scolaretto il primo giorno di scuola. Mi vien male solo a pensare a tutto l'inchiostro che dovrò pulire... una perdita (forse causa della rottamazione) ha un pò allagato l'interno del macchinario, forse qualche guarnizione è andata... la vedo dura, dovrò fare una buona scorta di guanti in lattice. Ma l'idea di progettare qualcosa di nuovo mi mette tanto entusiasmo e voglia di fare. Ok. per un pò sarò occupatissimo. Ciao

P.s. Gigi non si confessa. Ripeto: Gigi non si confessa.

mercoledì 1 ottobre 2008

Centrifuga (parte 6)

Il primo collaudo definitivo è terminato, con ottimi risultati. Ne ho approfittato per svuotare e ricaricare un pò di cartucce che avevo stoccato durante il lavoro di recupero di alcune stampanti a getto ritirate da un impresa che le stava per mandare al macero. Un collaudo "serio" impone un utilizzo anche in condizioni di pieno carico. Ecco alcune foto, anche se dubito esista qualche altro matto ad avere un idea così insana. Il mio obiettivo principale è quello di poter ottenere un metodo "standard" di ricarica delle cartucce in dotazione alla mia stampante a getto di inchiostro. Anche se l'attrezzatura utilizzata è sicuramente esagerata per un utilizzo privato, ricordo come la stessa provenga da recuperi "fortunati", ho l'obiettivo di risparmiare e nello stesso tempo trovarmi con una scorta di cartucce di stampa che non mi lasci a piedi all'improvviso. Il metodo di ricarica con i kit che si trovano in commercio, è un metodo che funziona a volte, in condizioni specifiche. Io voglio poter recuperare anche le cartucce rimaste ferme da tempo, Rivitalizzarle e portarle a funzionare come se fossero nuove. Come già detto in precedenza, mi sono attivato con la seguente sequenza di operazioni:
Bagno delle testine in liquido solvente. Prima di tutto bisogna assicurarsi che gli ugelli siano liberi da incrostazioni, per evitare che durante la stampa siano visibili le righe orizzontali dovute all'otturazione di ugelli di un particolare colore.Ho utilizzato una vaschetta di vetro, riempiendo il fondo con circa 1 centimetro di prodotto solvente specifico per inchiostro. Il barattolo fa parte di un recupero in extremis, già ampiamente descritto nei post precedenti. E' a base di etanolo, altamente infiammabile, per cui si sconsiglia di utilizzare vaschette di plastica che potrebbero sciogliersi o peggio di fumare durante le operazioni. Ho preso contatto con il rivenditore per assicurarmi fosse adatto nella pulizia ad immersione delle testine di stampa, ricevendo conferma. Durata del bagno: 15 minuti circa. La plastica delle testine resiste al bagno di solvente, per cui anche tempi superiori, per incrostazioni particolarmente ostinate o evidenti, non dovrebbero procurare danni.


Lavaggio a vapore: le cartucce sono poi passate sotto un getto di vapore, grazie alla macchinetta (anch'essa di recupero) che mi permette di svolgere 4 operazioni. Getto di vapore a 100 gradi, doccia di acqua fredda, aspirazione e pressione grazie a due cannule, una delle quali dotata di ventosa all'estremità. Le dimensioni della ventosa sono insufficienti per l'aspirazione dell'inchiostro dagli ugelli per le cartucce HP del tipo che si vede nelle foto. L'aspirazione serve a carica terminata per l'operazione di priming, in modo da togliere eventuali bolle d'aria negli ugelli. Per questa operazione sto pensando ad un paio di soluzioni alternative, oggetto dei prossimi post.

Lavaggio ad ultrasuoni
: le cartucce, dopo il lavaggio sono passate nell'apparecchio di lavaggio ad ultrasuoni che, grazie all'effetto di cavitazione provocato dal trasduttore a 45 khertz, è in grado di liberare gli ugelli da eventuali incrostazioni. Il liquido utilizzato è acqua demineralizzata (distillata?), ideale per evitare che eventuale calcare possa andare a formarsi dentro la testina. Durata dell'ammollo: dai 3 ai 5 minuti. Temperatura dell'acqua: 65 gradi. La temperatura migliora la cavitazione, cos'ì come un liquido speciale, studiato appositamente (che però non ho). Al termine dell'operazione, l'acqua può essere recuperata. La vasca ha una capacità di 5 litri. Il liquido, anche se diviene scuro per effetto della fuoriuscita di un pò di inchiostro, è utilizzabile più volte. Per eliminare eventuali incrostazioni, basta farle depositare nella tanica e fare attenzione nei prossimi travasi.

Queste prime tre operazioni sono necessarie specialmente nei casi in cui ci si trovi per le mani delle cartucce rimaste inattive per lungo tempo (mesi), per le cartucce utilizzate anche in assenza di inchiostro (da evitare), per le cartucce che presentano sulla testina delle tipiche escrescenze (fioriture) di inchiostro rappreso. Per togliere le incrostazioni è indispensabile l'uso di questi macchinari che ho la fortuna di possedere ed il lavaggio deve essere particolarmente "energico". L'uso dell'acqua calda permette inoltre di far dilatare gli ugelli, liberando così le incrostazioni oltre a migliorare, nella macchina ad ultrasuoni, l'effetto di cavitazione visibile quando si forma una leggera schiuma in superficie.

Centrifuga: Occorre, prima della ricarica, svuotare completamente le cartucce, per evitare di ricaricarle troppo (overfilling) e rischiare di contaminare i colori (vedi post precedenti). La centrifuga che ho realizzato mi permette di estrarre totalmente tutto l'inchiostro residuo (è abbastanza raro che nelle cartucce tricolor, i livelli si azzerino contemporaneamente), con un tempo di rotazione di un paio di minuti. Tempi superiori permettono di asciugare completamente l'interno delle spugne. Quest'ultima operazione è consigliabile se si desidera lavare completamente l'interno, usando più ricariche e svuotamenti successivi con acqua distillata o con prodotto specifico (che mi sento di suggerire ma non ce l'ho per ora). Il lavaggio interno è consigliabile anche per eliminare eventuali effetti di contaminazione dell'inchiostro per overfilling o errore di ricarica.
Il comportamento della centrifuga è egregio, funziona alla grande, meglio di quanto mi aspettassi. Provvidenziale la creazione del canale di scolo, della cannula esterna di scolo dell'inchiostro esausto, dell'inclinazione della base motore e dell'argine che impedisce all'inchiostro di infilarsi nell'asse motore (vedi post precedenti). L'unico neo è la posizione della cannula di scolo, posizionata un millimetro sopra il limite del canale di scolo. Per svuotare completamente l'interno, occorre inclinare manualmente il vaso e vedere l'inchiostro defluire liberamente nel contenitore esterno (che andrà correttamente smaltito all'ecocentro, non buttatelo nel lavandino o nel wc per favore...l'acqua è un bene prezioso e l'inchiostro moooooolto concentrato...inquina).
Terminato il lavoro di centrifugazione, basta spruzzare un pò di acqua per lavare l'interno del vaso, che non tornerà come nuovo ma è meglio evitare che l'inchiostro si rapprenda ostruendo lo scarico.

Carica a siringa
: Con una siringa ad ago lungo, si infila l'ago negli appositi fori e si inietta molto lentamente la giusta quantità di inchiostro permessa dalla cartuccia. 17ml per il nero e 19 ml per i tre colori. Meglio tenersi un pò al di sotto della massima capacità Personalmente uso caricare il nero con 15-16ml ed ogni colore con 5ml. Terminata la carica occorre far riposare le cartucce per minimo trenta minuti, per dare tempo all'inchiostro di distribuirsi all'interno.

Terminate queste fasi ho provato ad inserirle in una "stampante muletto", eseguire dei cicli di pulizia delle cartucce, e successivamente delle prove di stampa. Sono un pò deluso. In un paio, il nero non esce per nulla, mentre alcuni colori non escono o escono a metà... Credo mi manchi un passaggio. A fine ricarica è necessaria l'operazione di priming, ovvero l'estrazione dagli ugelli di un paio di ml di inchiostro, eliminando così bolle d'aria. Nel mio caso, visto che le cartucce sono rimaste ferme per lungo tempo, sono sicuramente disincrostate, sono sicuramente piene, l'unica spiegazione può essere data dalla presenza di bolle. Ipotesi meno accreditata....la testina è andata. La tecnologia usata da HP è termica e far funzionare una testina senza inchiostro si rischia di "bruciarla" (questo l'ho sentito dire e devo verificare).
Pertanto, sono già in procinto di seguire due strade. Prendo due clip di plastica con alla base un gommino identico a quello che si trova nella base di appoggio delle testine dentro la stampante. Ci pratico un foro, ci infilo una cannuccia di gomma (specifica per l'inchiostro in quanto recuperata da una stampante Epson) e l'altra estremità la infilo in una siringa. Deve funzionare per forza. La seconda soluzione, più laboriosa è il recupero della stazione aspirante di un macchinario che ho qui in deposito, in attesa di ispezione (tempo permettendo).

Come soluzione estrema potrei tentare quindi la ricarica con campana sottovuoto, che è il metodo professionale utilizzato da chi esegue ricariche e le fornisce con garanzia. In pratica si mette la cartuccia, con ago infilato nelle spugne, dentro un contenitore di vetro. Si crea un vuoto a 3 atmosfere e poi si apre un rubinetto dove è attaccata una siringa carica della quantità di inchiostro necessaria. La depressione aspira l'inchiostro direttamente dentro la cartuccia (che ha l'ago infilato) e lo fa fuoriuscire (un pò) dagli ugelli, eliminando eventuali bolle d'aria. La campana di vetro ce l'ho (devo solo sistemare la guarnizione). L'aspiratore devo recuperarlo... sarà oggetto di un prossimo post. Un nuovo progetto stimolante, nuovi esperimenti, nuovi progetti. Vorrei però fare una pausa e riprendere alcune cose in sospeso, quali un pò di elettronica ed un pò di sviluppo in C. Non posso certo dire di starmene con le mani in mano .:-))
Ciao

P.S. Il nido del merlo è pronto. Ripeto:Il nido del merlo è pronto.