mercoledì 10 aprile 2024

Princess mod.152006 riparazione cestello per il pane

 ...e già che c'ero, dopo la rigenerazione della macchina del pane (Princess mod.152006), con sostituzione guarnizioni, boccole, perni, cinghia, rondelle in PTFE e riverniciatura della camera di cottura, mi viene proprio la voglia di raccogliere la sfida e riparare anche il cestello per la cottura del pane. 

Già, quello in dotazione è proprio andato, distrutto, disintegrato. Il perno che trascina la pala impastatrice si sfila da solo, il cestello perde e di utilizzarlo manco a parlarne... usuratissimo oltre ogni limite. Una rapida ricerca in rete e nessuno ad oggi sembra si sia cimentato a documentare la riparazione, per cui tocca mettere a frutto esperienza, manualità, fantasia e coraggio di affrontare anche questa sfida (senza tutorial come spesso mi accade), col rischio di rompere tutto e dover spendere circa più di trenta euri, per tre (tante sono le macchine da rigenerare e revisionare).


Fase 1 - rimuovere l'aggancio inferiore dal cestello. La parte inferiore del cestello del pane è fissata con tre rivetti a pressione, in alluminio e testa piatta. Con un flessibile, o con un rotary tool accessoriato con tanta pazienza, si lima la parte sporgente sino ad arrivare al supporto. Poi occorre riempire la parte interna con del materiale adatto a controbattere dei colpetti dati dalla parte opposta con un bulino. L'importante è evitare di tentare di far saltare i rivetti a martellate e deformare la base del cestello che è di lamierino sottile e deve restare piatta al fine di evitare poi infiltrazioni di liquidi che potrebbero fuoriuscire. 

 

 


Fase 2 - reperire i pezzi di ricambio. Qui sono stato abbastanza fortunato. Su ebai ho trovato un kit completo di pala, perno, guarnizione in silicone rosso, rondelle varie... ad un prezzo esagerato rispetto ai pezzi che si trovano in cina. Ho però preferito acquistare qui piuttosto che aspettare un mese e scoprire che magari i pezzi non vanno bene. Su aliexpress infatti la descrizione dei prodotti in alcuni casi non è poi sufficientemente esaustiva, si spende poco ma è facile ordinare qualcosa che poi si rivela non idoneo. 

Fase3 - pulizia della parte esterna del cestello. Questa operazione è facoltativa se si è sempre proceduto con un lavaggio accurato dopo ogni utilizzo. Da dire però che rimuovere ad ogni uso l'ingiallimento richiederebbe l'utilizzo in quantità industriale di prodotti che non si trovano poi così a buon mercato. Ho optato per una bomboletta di Fornet spray SCHIUMA. Si spruzza, si lascia agire e poi si strofina per bene, ripetendo eventualmente l'operazione se necessario più volte in caso di sporco ostinato. Con una spugnetta leggermente abrasiva si possono ottenere dei buoni risultati.

Fase 4 - riverniciatura (se necessario) del cestello. Per la parte esterna si può optare per la stessa vernice utilizzata per la camera di cottura, documentata nel post precedente. Per la parte interna (non necessaria nel mio caso) occorre procurarsi della vernice food grade, garantita per i contenitori destinati agli alimenti e contemporaneamente che resista ad alte temperature. Con un pò di pazienza si trova qualcosa ma dai costi non proprio accessibili.  


Fase 5 - rimontaggio dell'aggancio al cestello. Qui occorre stare un pò attenti a non fare il mio stesso errore. L'aggancio ha tre punti di fissaggio che però vanno correttamente allineati, altrimenti poi non si riesce più ad agganciare il cestello nella camera di cottura. Quindi, si posiziona l'aggancio dentro la macchinetta e si prova ad appoggiare il cestello per verificare se i fori sono allineati. Trovata la posizione corretta ci si segna la posizione con un pennarello e si procede con rimontare le parti di ricambio, posizionando correttamente le rondelle in PTFE, la rondella elastica in silicone rosso che poi fissa il perno trascina pala al corpo dell'aggancio. Non è obbligatorio ma io ho optato con stendere un sottile strato di grasso per alte temperature fra le parti in attrito, escludendo di lubrificare la guarnizione rossa che si trova più vicina alla base in prossimità del cestello destinato a contenere gli ingredienti... vorrei proprio evitare contaminazioni. Ho inoltre provveduto a stendere un abbondante strato di sigillane siliconico per le teste dei motori (tipo Motorsil) attorno al foro centrale ed attorno ai fori dei rivetti, in modo da assicurare la tenuta stagna della base del cestello. Si procede con il montaggio dei rivetti. Dopo averli inseriti occorre batterli con un martello in modo che la parte cilindrica si ingrossi un pò e non escano dalla loro sede. Occhio che sono molto teneri. Per farlo, occorre appoggiare l'interno su un qualcosa che fa da controbattuta, altrimenti si sfonda il cestello ed addio riparazione. ALTERNATIVA: tre bulloni M4 con testa svasata, preferibilmente in acciaio inox e tre dadi. stringendo molto bene e fare il modo che il silicone si appiattisca e sigilli per bene. In questo modo posso riparare e rigenerare infinite volte. Dimenticavo, la boccola in ottone dentro la quale gira il perno trascina pala impastatrice va sostituita con lo stesso sistema e stesso attrezzo autocostruito del post precedente.

Fase 6 - test di tenuta. Si riempie il cestello di acqua e lo si appoggia su della carta assorbente per mettere in evidenza eventuali perdite. Per essere sicuri si può procedere anche con inserire il cestello nella macchinetta ed avviare un programma per impastare e verificare la tenuta dell'anello in silicone nel quale gira il perno. Come scrupolo finale si procede con una simulazione di cottura (solo ACQUA), anche per "cuocere" il silicone e la vernice ed eliminare le ultime sostanze volatili (e pussolenti)

Fase 7 - festeggiamenti (solo in caso di esito positivo). Ci si dà delle pacche sulle spalle, ci si auto complimenta (tanto i proprietari non hanno idea che sei bravo), si riflette sul livello di autostima che sale verso vette sulle quali in pochi riescono a salire. A conti fatti per ogni cestello ho speso cica 10 euri, trenta in tutto, mooooolto meno dei quasi 100 euri che avrei speso prendendoli nuovi. 

Conclusioni: che dire? sono soddisfatto, ho accumulato ulteriore esperienza che credo non verrà mai utilizzata da quegli unani che preferiscono buttare e comperare il nuovo. Da dire che le macchinette per il pane riscuotono un certo successo per un breve periodo e spesso vengono riposte in qualche anfratto per pigrizia, dato che il pane lo trovi al supermercato, già cotto, pronto da consumare e dura mlto di più di quello fatto in casa (dio solo sa cosa ci mettono per farlo restare ancora morbido dopo 10 giorni). Se siete insoddisfatti della vostra o non utilizzatela, valutate di regalarla a me che so come usarle. Grazie in anticipo. Alla prossima. 

P.S. Le scarpe sono tutte destre, la camicia è asciutta da stirare. Ripeto: Le scarpe sono tutte destre, la camicia è asciutta da stirare.

Princess mod.152006 macchina per il pane (riparazione)


Più che di una riparazione, sarebbe corretto parlare di rigenerazione, ma veniamo alla cronaca dei fatti. Era il 26 febbraio 2018 quando scrissi della riparazione di una macchina per il pane (Princess Breadmaker Wake up modello 152006, da 600 watt e 09Kg di capacità a vasca singola). Qualche anno prima di quella data, l'utilizzatrice ne prese 3, in offertona, a meno di 50 euri cadauna (prezzo di soglia oltre il quale decise di non sforare). Quindi più di 5 anni di onorato servizio, molto intenso devo dire, con picco di utilizzo complusivo durante la maledetta pandeminchia. Usate, usatissime a tal punto che a Dicembre 2023) un paio hanno smesso di funzionare nell'arco di qualche giorno l'una dall'altra (Traggeddiaaaaa!!!). 

Dai sintomi, si capisce che è solo un problema di cinghia (il motore gira ma la pala resta ferma), per cui vale la pena di pensare ad una rapida sostituzione a costo contenuto e continuare a panificare come non ci fosse un domani (ma anche per pizze, dolci e yogurt). Ordino le cinghie di ricambio su ebai e tutto orgoglioso aspetto che arrivino...semplice no?

Sembra facile ma... le sorprese che rendono questo intervento un evento mitico ed epico non mancano. Porto le due creature morte nel "lavoratorio", un bunker segreto non segnato nelle mappe ed al riparo da occhi troppo indiscreti, ed armato di buona volontà inizio pian piano a smontarle. 



Smontaggio
: Per comodità e praticità, è meglio iniziare con togliere il coperchio. Dietro alla macchina c'è un copri cerniera, sfilabile facendo delicatamente leva con un cacciavite piatto. Poi si procede con togliere la parte metallica interna, così è possibile accedere anche al vetro ed alla finestrella di plastica trasparente per pulire meglio il tutto (occhio che il vetro non cada, potrebbe rompersi in quanto vetro temprato). Il coperchio così liberato viene via con facilità. In questo modo sarà più facile pulire perfettamente il tutto.


Rimozione vasca di cottur
a: Ci si concentra poi nel togliere la vasca di cottura, fissata alla base con 8 viti filettate più una che fissa la resistenza di cottura alla vasca. Non togliere la vite in prossimità della resistenza (dove entra verso l'elettronica di comando) in quanto è quella che tiene i fusibili termici all'interno e per rimetterla è necessario smontare completamente l'apparecchio. Se si osserva bene, la camera di cottura è costruita in modo da sfilarsi verso l'altro mentre la resistenza resta al suo posto.  Qui comunque iniziano i problemi. Anni di utilizzo scorretto hanno prodotto lo sversamento sul fondo di liquidi e farina che con il tempo, oltre ad arrugginire la lamiera, hanno prodotto una serie di incrostazioni sia sulla testa delle viti che attorno al perno con le 4 punte che fanno girare la pala del cestello. 


Quindi, prima di togliere le viti è opportuno procurarsi uno spazzolino cinese con le setole in ottone e tentare di togliere le croste e mettere in evidenza il doppio taglio della testa delle viti (a croce ed a taglio). Togliere quelle viti con la resistenza installata non è semplicissimo. serve un cacciavite adatto con un gambo lungo, superiore alla profondità della camera di cottura. Ad ogni modo si riesce a toglierle....sempre che le incrostazioni e la ruggine non abbiano fatto danni. Nel mio caso, un paio non sono proprio riuscito a toglierle ed ho dovuto limare la testa con una punta abrasiva del rotary tool. In prossimità del foro della vite c'è l'altro foro che si allinea con una piccola protuberanza della base su cui poggia la camera di cottura. Ho pensato di forare la base in corrispondenza della protuberanza e spostare la vite in quanto con la punta abrasiva è facile danneggiare la lamiera sottile. Pazienza, in ogni caso, anche se dovessero mancare un paio di viti non dovrebbero esserci problemi. 

La camera di cottura la si deve far scorrere verso l'alto e sfilarla completamente. Non è un operazione facilissima in quanto, essendo costruita con un lamierino abbastanza sottile, occorre evitare che si deformi incastrandosi, essendo la tolleranza quasi a zero (è fissata sotto, sopra non deve lasciare fessure). 


Sfilata la camera di cottura si passa col togliere l'involucro esterno, ricordandosi prima di sfilare il connettore del pannello frontale che alloggia i pulsanti ed il display. Poi si capovolge in tutto (con una pioggia di briciole carbonizzate) e si tolgono due viti di sicurezza con testa three wing ed altre tre con testa a taglio/croce. 


Qui arriva la parte più furba. Rimettendo in piedi l'apparecchio si notano tre agganci ad arpione nel lato verso la camera di cottura. Occorre inserire dei foglietti di plastica rigida ma flessibile fra la base e l'involucro esterno, in modo da sganciarli contemporaneamente. Ci si aiuta un pò facendo leva con un cacciavite a testa piatta, spingendo i foglietti di plastica con forza, senza sollecitare troppo e rischiare di rompere (ma non bastavano le viti del fondo a tenere tutto assieme? boh). Disimpegnati gli agganci si tira e si sganciano automaticamente anche i fermi dalla parte opposta. 


Per accedere alla ruota dentata trascinata dalla cinghia che va al motore, occorre svitare la base metallica che sorregge l'attacco girevole del cestello, il motore, l'elettronica e la resistenza...via tutto, che le viti sono a vista e non ci si può sbagliare. 

Per una delle due macchinette il difetto è evidente...la cinghia è strappata, ma per l'altra....la cinghia di trasmissione è leggermente usurata ma è uscita dalle pulegge dentate... come mai?  Le pulegge sono flangiate, com'è possibile? 


Le sorprese non finiscono mai quando si cerca di riparare qualcosa. Da subito si fa strada il sospetto che il problema fosse la ruota dentata solidale al perno che fa girare la pala di mescolamento. Provo a farla girare a vuoto e mi accorgo del problema...la ruota "balla" sul suo asse in modo troppo evidente, in misura tale che la cinghia, nell'uso quotidiano, ha iniziato ad andare su e giù, spezzandosi una e sfilandosi l'altra. C'è qualcosa nel perno ed occorre toglierlo per capire meglio.

Un bullone autobloccante tiene in sede la puleggia grande, solidale al perno che all'altra estremità aggancia il cestello che contiene la pala. E' sufficiente svitarlo, occhio alle rondelle ed alla placchetta metallica e la ruota viene via senza difficoltà. Rimane così il perno con la parte terminale filettata. Verso la base porta perno c'è una rondella di fermo che va spinta via dal suo incavo in modo da liberare il perno. Quest'ultimo gira dentro una boccola in ottone (credo, potrebbe essere bronzo o rame, non sono riuscito a capire). Resta da togliere per ultimo il supporto del perno trascina pala, svitando tre viti accessibili nella parte superiore. Alla fine, tolto tutto, si resta così con la lamiera nuda, la base di supporto pronta da spazzolare e pulire per bene. 


OK, maaa... il problema??
immagina, un perno di acciaio tenuto in tensione da una cinghia che va ad un motore, che ruota dentro un tubo di ottone.... per anni, almeno due volte alla settimana... USURA! che altro? La boccola è talmente consumata che il perno balla in modo troppo esagerato. Con i pezzi in mano provo a fare delle misure, aiutandomi con un calibro ed un micrometro. Il primo perno misura da 7,94 a 7,89 millimetri (5 decimi di differenza nelle parti estreme della boccola) mentre il secondo va da 7,88 a 7,86, ovvero molto più consumato del primo ma in modo più "uniforme" (solo 2 decimi di differenza). La boccola numero 1 misura un diametro interno alle estremità di 8,15 e 8,58mm (meno di mezzo millimetro di differenza!!) mentre la boccola numero 2 va da 8 a 7,95mm, molto meno usurata della prima (solo 5 decimi di millimetro o mezzo millimetro se è più facile da capire). E' evidente che un meccanismo è usuratissimo (quello nel quale la cinghia è caduta invece di rompersi) mentre il secondo è un pò malandato ma comunque usurato oltre il tollerabile.

Bene, ottimo... con un difetto del genere, il 99% dei riparatori ufficiali rinuncia, ovvero avvisa il proprietario che costa più la riparazione che la macchinetta incassando però il diritto di chiamata. Ottima notizia per il capitalismo che ci vorrebbe tutti a consumare e buttare in un loop infinito. Ma io sono un ninja hacker e le sfide mi piacciono troppo. Decido di approfittare di questa occasione per tesare i miei limiti, raccogliere la sfida, impiegare il mio tempo per imparare e sviluppare sempre più delle abilità uniche, rarissime e mai monetizzate. 

Lavaggio e ripristino. OK.  si parte con spazzole,sgrassanti e prodotti specifici, non abrasivi, vernici e solventi vari.


Prima operazione
, un lavaggio completo alle parti con sgrassante ed acqua calda, per togliere i residui di olio, farina, latte rinsecchito, sale, curcuma, semini di girasole, cumino, lino, sesamo, noci, nocciole e via dicendo.  

Seconda operazione, si passa alla base metallica ed alle camere di cottura. Prima passata con fornet spray e 30 minuti di attesa a far sì che agisca. Una bella passata con paglietta e le macchie brune spariscono.  


Terza operazione
, la base va passata con la spazzola metallica montata su un trapano, per togliere ruggine ed incrostazioni più resistenti. 

Quarta operazione: Si lava il tutto con l'acetone e si spruzza una vernice che resiste alle alte temperature, 800 gradi sono più che sufficienti in quanto con la cottura non si dovrebbero superare i 200/250 gradi. 

 


Purtroppo la ruggine che si è formata a macchie in corrispondenza dei cumuli di farina bruciata (igroscopica) ha butterato la base rovinando la superficie riducendola a buccia d'arancia. Non ho passato lo stucco da carrozzeria solo perchè non so come si comporterebbe alle temperature alte del forno sotto lo strato di vernice. Nel dubbio da ignoranza preferisco verniciare senza stuccare le imperfezioni, ma alla fine è venuto un risultato più che soddisfacente.

Quinta operazione: Ed ora viene la parte più difficile... sostituire le boccole con due grandi paure 1) trovare le boccole di ricambio 2) togliere quelle usurate e inserire quelle nuove senza rompere nulla. 


Già, le vecchie boccole sono inserite a pressione nel porta cestello di impasto che sembra fatto di Zama, ovvero una lega di zinco in elevata percentuale, unito a piccole quantità di alluminio, magnesio e rame.  Maledetta zama che si spacca con niente e non si può saldare. Se si rompe, niente ricambio e di acquistare una macchina donatrice....non si trova al momento e resterebbe comunque il rischio che presenti lo stesso problema di usura della boccola. 

Trovare le boccole, ovvero un delirio. I cinesi te le vendono a sacchi per pochi spiccioli ma il problema è indovinare le misure giuste, ovvero diametro interno, esterno ed altezza. Ogni commerciante usa il proprio modo per classificarle e non si riesce a capire una sega. La mia ha un diametro interno di 8mm (indicata con una d minuscola o id inner diameter, un diametro esterno da 12mm (indicata con una D maiuscola o od outer diameter) ed un altezza di 14mm (L o H in alcuni siti). Quindi a me servirebbe una boccola che correttamente dovrebbe essere indicata come 8x12x14. Nei siti cinesi  non è così ma sti deficienti non mettono nemmeno una didascalia nelle foto, ovvero ti fanno vedere la foto della stessa boccola (sempre quella) da 5 angolazioni diverse ma niente didascalia che ti indichi le misure...rinuncio, non mi va di litigare con i cinesi.

Decido di provare con le italiche "ferramente" (plurale di ferramenta), quelle che si sono digitalizzate, che hanno "lecommers".... un altro delirio peggio del primo. Descrizioni inutili o insufficienti, foto pietose o mancanti, richiesta dei dati completi della carta di credito (compreso il CCV), vengono più dubbi che certezze su cosa si sta acquistando ed il sospetto che deriva dalla richiesta del commerciante dei dati della carta di credito (preferibile se è il sistema di pagamento a chiedermeli, non il commerciante) alimenta la certezza che certi professionisti della truffa da me non avranno un centesimo. Opto quindi per un fornitore tedesco, ampio catalogo, configuratore di prodotto, vendita anche di un pezzo a privato... 3 minuti, scelgo una boccola di bronzo, l'acquisto è fatto e vaffanculo ai commercianti itagliani con le pezze al chiulo. 


Togliere le boccole
: qui ci siamo. Lasciare le boccole usurate e sostituire solo le cinghie, significa che in poco tempo la macchina si rompe nuovamente (e fare una figuraccia di me*da). Occorre ripristinare a nuovo il supporto del perno che fa girare la pala per l'impasto. Come? Con quello che si ha in casa ci si costruisce un estrattore su misura (dando senso alla tonnellata di dadi, bulloni e tubi vari accumulati negli anni). Il principio è semplice. Occorre spingere la boccola appoggiando una contro spinta sul pezzo che la alloggia. Ho optato per l'uso di un bullone filettato M7 e due tubi di diametro uno uguale a quello della boccola e l'altro pari al supporto della stessa. In pratica due tubi che entrano uno nell'altro, chiusi fra due rondelloni che equalizzano la pressione. Il foro di alloggiamento è da 12mm per cui serve un tubicino  con diametro esterno leggermente inferiore a 12 e diametro interno leggermente superiore a 7mm. L'altro tubicino deve avere un diametro interno leggermente superiore ai 12mm della boccola e si deve poggiare sulla flangia in zama tramite un altro rondellone. Si ferma il bullone nella morsa a banco e si stringe il dado all'altra estremità, lentamente senza esagerare, ed il gioco è fatto....success!! well done!!. Per l'inserimento della boccola nuova si usano i due tubicini ed una morsa, magari scaldando la zama (che si dilata) e congelando la nuova boccola (che si restringe), agevolando l'inserimento.  Un nano trucco da hacher... se non si ha un tubo per cui le misure non combaciano, si pratica un intaglio longitudinale in modo che, stringendo o allargando, si arrivi alla misura desiderata, funziona, io ho dovuto fare così col tubicino di alluminio che si vede in foto.


Rimontaggio: qui si presenta il solito problema. Preso dalla curiosità, pur usando un classificatore a scomparti per le viti, spesso mi dimentico qualcosa, qualche vite o qualche rondella... vabbè, stavolta è andata bene e non ho avanzato nemmeno un pezzettino. Utile documentare con delle foto o meglio con un filmato le operazioni di smontaggio. Nel mio caso niente filmato, preferisco costringere le persone a leggere e ragionare con la propria testa e mandare a quel paese chi chiede "maggiori informazioni" solo per pigrizia, per limitazioni cerebrali causate da uso eccessivo di sostanze psicotrope o solo a causa della natura ingenerosa che a campione sceglie delle vittime a caso lucrando sulla distribuzione asimmetrica di neuroni. Un accortezza... è il caso di mettere nell'accoppiamento perno/boccola un pò di grasso resistente alle alte temperature, giusto un pò per limitare frizione, attriti e cigolii. Se si riesce a reperirle, è il caso di sostituire le rondelline sottili in PTFE poste in corrispondenza della boccola (magari resistenti alle alte temperature). Le ho trovate dai cinesi ovviamente. 


Collaudo
: prima di passare alla prova di cottura, si prova a vuoto il movimento della cinghia, si cerca di verificare il gioco del perno nella boccola, si verifica che non ci siano rumori strani o cigolii e si cerca di indovinare la tensione della cinghia. Poi è il caso di eseguire un paio di cotture a vuoto, per far sì che le ultime parti volatili della camera di cottura evaporino del tutto (si sa mai). Si verifica che tutto funzioni e che la puzza di solvente sia ridotta a zero e si passa alla consegna. 

Quanto costa? Partiamo dal diritto di chiamata. Consiste nel corrispettivo che si deve pagare ad un tecnico per il semplice fatto che si sia recato presso il domicilio del cliente, in caso di guasti e malfunzionamenti del prodotto, a prescindere dal fatto che abbia eseguito o meno operazioni di riparazione sull'oggetto della chiamata. Nel mio caso è zero, sono un hobbysta non un tecnico. L'ammontare medio del diritto di chiamata varia a seconda di molti fattori e può variare dai 30 ai 170 euro a seconda dell'elettrodomestico. E' anche il caso di prevedere, se necessario, l'acquisto di un cestello nuovo. Le parti in movimento, usurate non garantiscono la tenuta dei liquidi.


La cinghia
: occorre fare attenzione. La Princess mod 152006 può richiedere due misure diverse, 570 o 540 millimetri di diametro (nel mio caso 540mm). Per misurare il diametro si schiaccia a metà la cinghia ponendola su un righello. Costo medio dai 13 euro in sù.

La boccola: quelle in bronzo, mercato tedesco da multinazionale dei ricambi, dai 4 euro circa in sù, più spedizione. Se si scelgono quelle in bronzo auto lubrificate in grafite, si parte dai 12/13 euro circa (prezzo variabile in base alle misure) ma non credo valga la pena di spendere così tanto, anche se sono praticamente eterne.

Tempo di riparazione o rigenerazione: per la sola riparazione, fatta la dovuta pratica, massimo un ora solo per la sostituzione della cinghia ed una pulizia sommaria e grossolana. Per la rigenerazione le cose cambiano. Una giornata totale fra lavaggio, spazzolatura, rimozione di eventuali viti bloccate, verniciatura a due mani di base e camera di cottura con vernice speciale, estrazione ed inserimento della boccola, rimontaggio, imprinting e collaudo... a fare in fretta, molto in fretta, una giornata intera non di meno. Il costo medio della riparazione di un elettrodomestico è compreso tra 109,22 e 250,37 euro, con un costo medio di 179,28 euro. Ipotizzando una riparazione al risparmio in questo caso possiamo calcolare (un pò a spanne) un costo totale di 126 euro... senza le tasse ovviamente...comunque più del prezzo attuale della macchinetta... ma se si opta per il baratto tempo=cibo (o tempo x tempo) la convenienza è notevole (e fanchiulo ai maledetti soldi). Sono poco meno di 20 euro di parti di ricambio. Quanto calcolare la manodopera rapportata al cibo? dipende, non c'è una tariffa precisa. Il calcolo è demandato dalla capacità di negoziazione, dal livello di gratitudine del proprietario e dall'empatia che si innesca nel rapporto "cliente/riparatore". Fate voi e fate i bravi.


Conclusioni
: due macchinette per il pane praticamente nuove di fabbrica, pronte a fare il loro dovere per altri anni a venire, anzi migliorate dalle boccole in bronzo e dalla riverniciatura. Alcune parti in plastica sono irrimediabilmente ingiallite ma è bene che sia così, ci si ricorda che nulla è eterno e va usato con cura per farlo durare il più a lungo possibile, contrastando il consumismo che sta lentamente divorando il pianeta ormai a corto di materie prime. Stiamo usando questo pianeta come una pattumiera e non ce n'è un altro dove andare. Io la mia parte l'ho fatta e sono in pace con me stesso, oltre che soddisfattissimo di aver reso felice una persona che mi ringrazierà con pane e pizza a vita...spero (almeno non morirò di fame). Alla prossima.

P.S. il topo è uscito e la rana gracida. Ripeto: il topo è uscito e la rana gracida.



lunedì 11 dicembre 2023

Workzone ip44 solar white security lamp (repair)

Da anni appesa alla parete che sovrasta il basculante del garage, è arrivato il momento che una lampada solare con sensore di movimento muoia. Presa all'Aldi per non ricordo quanti euri, ha fatto il suo dovere per un pò, accendendosi diligentemente come luce di cortesia quel tanto che basta per camminare al buio senza inciampare sugli innaffiatoi, sbattere sull'ingombrante tubo di irrigazione da 30 metri ordinatamente avvolto alla parete, infilare la chiave nella serratura o ancora per illuminare la strada ai gatti del quartiere. Non ricordo se è ancora in garanzia (3 anni) ma si sà che per questi oggettini, non si conserva quasi mai lo scontrino e, se lo si conserva....., non ci si ricorda mai in quale anfratto della libreria è stato accuratamente riposto. 

In realtà questo faretto a led da 6,4 watt non è quasto. Sente solo la vecchiaia. Il pannello solare è tutto opaco, la sua superficie è tutta screpolata compromettendo la sua trasparenza a garantire un ottimale illuminazione dal sole. Da dire poi che la parete ad est non riceve sole per tutto il giorno (come vorrebbero le specifiche...almeno 8 ore) per cui la sua batteria interna fatica già di suo a caricarsi al 100%... figuriamoci nel periodo invernale. 

Ma a completare la sua morte prematura è la batteria interna che, a forza di essere sottoposta a cicli giornalieri di carica scarica, inevitabilmente perde efficienza e non riesce più ad illuminare in modo accettabile l'area sottostante. 

Workzone IP44 solar white security lamp

Fortuna vuole che l'ingegnere "progettista" di questo aggeggio, abbia optato per una batteria 18650 Li-Ion (da 1200mAh), molto diffusa e facilmente reperibile, con tanto di alloggio. Credo infatti che la scelta sia ricaduta su questo "form factor" proprio per motivi di economicità a scapito della sua durata, dato che deve illuminare solo per quei pochi secondi sifficienti per scendere dall'auto ed aprire il basculante. 

La mia proverbiale taccagneria obbligata da uno stato ormai perenne di assoluta povertà, mi suggerisce di riutilizzare delle batterie al litio recuperate da un pacco batteria di un vecchio computer portatile... funziona! Occorre solo apportare una piccola modifica. La batteria originale, estraibile dal classico alloggiamento con un contatto a molla è di quelle con la testa a tettina, mentre quelle del portatile hanno la testa piatta e non fanno contatto. Si può ovviare inserendo una lastrina di nikel o rame se si preferisce et voilà, lampada come nuova. 

Per il pannello sto cercando una soluzione... pasta abrasiva diamantata per lucidature? forse sì. Il problema è che la superficie di plastica sembra cotta, non è sporca, per cui andrebbe delicatamente grattata, magari iniziando con carta vetrata ad umido per carrozzeria da 800, 1000, 1200 in su, forse ce la facciamo anche se credo che così in pieno sole si riesca a ricaricare la batteria senza troppi problemi. Vedremo.


P.S. il paguro non è a casa. Ripeto: il paguro non è a casa.

venerdì 1 dicembre 2023

HACKERS!


 

“Noi esistiamo senza colore della pelle, senza nazionalità, senza pregiudizi religiosi… e ci chiamate criminali. 

Voi costruite bombe atomiche, voi provocate guerre, voi uccidete, ingannate e mentite e cercate di farci credere che è per il nostro bene… eppure siamo noi i criminali. 

Sì, sono un criminale. La mia colpa è essere curioso. Il mio crimine è quello di giudicare le persone per quello che dicono e pensano, non per il loro aspetto. 

Il mio crimine è quello di averti superato in astuzia, cosa di cui non mi perdonerai mai”.


    – The Hacker Manifesto

P.S. il meteo prevede uragani. Ripeto: il meteo prevede uragani